La recensione di oggi su ThrillerCafé è dedicata al poco conosciuto romanzo La faccia tagliata, di Ernest Borneman, che scrive come Cameron McCabe. Bello o brutto? Scopritelo qui sotto…
Titolo: La faccia tagliata
Autore: Cameron McCabe
Editore: Shake
Anno di pubblicazione: 2009
Traduttore: Carlotti G.
Pagine: 255
Trama in sintesi:
Il corpo senza vita di Estella Lamare viene ritrovato nella sala di montaggio di uno studio cinematografico. La sua morte è finita registrata su pellicola, ma questa non fuga il dubbio più inquietante: si tratta di un suicidio o un omicidio? E perché mai ad accusarsi del possibile delitto sono in tanti, tra cui anche il produttore che aveva ordinato di tagliare la parte del tutto dell’attrice a costo di stravolgere completamente l’intreccio del film? A complicare ancora di più le cose, un altro omicidio: il probabile assassino di Estella, è a sua volta ucciso.
Cameron McCabe, specialista del montaggio, narra l’intera intricatissima vicenda, in un crescendo di colpi di scena e falsi indizi fino al faccia a faccia con Smith, l’ispettore di Scotland Yard incaricato delle indagini. Detective e criminali che si scambiano di continuo i ruoli, triangoli amorosi e personaggi intriganti e improbabili, sullo sfondo della Londra degli anni trenta.
La faccia tagliata è un libro davvero di difficile inquadramento: credetemi, definirlo atipico sarebbe poco. Per l’epoca in cui uscì (anni 30 del 1900) si dovrebbe dirlo “sovvertitore”. Il romanzo è firmato dal McCabe che è narratore ma anche protagonista della storia, nel duplice ruolo di investigatore amatoriale e sospettato del delitto. La sua nemesi, l’ispettore Smith, dovrebbe essere chiaramente il “buono”, e tuttavia ben presto si comincia ad avere ben più di un dubbio nei suoi riguardi. E la vicenda del doppio delitto (o un suicidio e un omicidio?), che viene ripercorsa a ogni capitolo, si ingarbuglia sempre più con nuovi dettagli che distruggono puntualmente quelli emersi in precedenza. Ci si può fidare di chi narra? Sta dando al lettore tutti gli elementi per chiarire il mistero? O in quanto possibile colpevole sta omettendo, mascherando, insinuando, per sviare da sé l’attenzione? In un’epoca in cui le regole di Van Dine erano ancora dei capisaldi, sicuramente McCabe scombina parecchio l’impianto del giallo classico. Non contento, poi, s’inventa pure un epilogo in cui un secondo personaggio, il giornalista Muller, ripercorre ancora una volta tutta la storia, citando recensioni al libro/confessione di eminenti critici del tutto inventati, per ad giungere inaspettatamente a un finale che in definitiva lascia in eredità a chi legge ancora l’incertezza su chi davvero sia l’assassino.
Arrivati all’ultima pagina, la frase in copertina che cita il New York Times e definisce questo volume uno “tra i dieci più importanti romanzi nella storia del mistery crime” non è più incredibile: un’opera così fuori dagli schemi, considerando anche l’anno di pubblicazione, davvero è difficile trovarla.
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