Pubblicato nel 2020 ma tornato alla ribalta grazie alla programmazione anche nelle sale italiane della versione cinematografica, La bugiarda è uno dei gialli francesi più divertenti che io abbia letto. Lo dico con franchezza e senza stecche: mi è piaciuto davvero tanto da averlo letto una volta, divorandolo, aver insistito con il nostro gestore del Thriller Cafe (neanche tanto, a suo onore) per recensirlo, averlo riletto e ora sto braccando Tiziana Prina, che l’ha stanato, tradotto e pubblicato, per intervistarla.

Sarà che Hannelore Cayre è una mia collega di professione forense, per cui la procedura penale qui è ingrediente di scrittura, come accade spesso nei gialli, ma è tecnicamente ineccepibile, come invece è sempre più raro riscontrare oggi che scrivono tutti ma si acculturano in pochi.

Ma probabilmente il punto è più semplice, alla portata di qualsiasi lettore al di là dei preziosismi tecnici: la storia è avvincente, la protagonista è noir alla francese, i dialoghi sono realistici e il finale amaro (il che non significa che finisca male, beninteso).

Agli operatori del diritto, a chi segue la cronaca giudiziaria o più in generale a chi sta attento al mondo legato al binomio crimine-giustizia, piacerà il tono agro con cui la Cayre sciabola il sistema processuale francese, rivelandocene aspetti che solo una insider come lei può svelare, e conducendoci inevitabilmente a prendere le parti dei “cattivi”, che tali non sono se non per ignoranza, bisogno o reazione ad uno Stato che schiaccia. Il che è la quintessenza del noir.

Giovedi scorso mi trovavo a Ginevra e, mancando parecchio al mio treno, mi sono infilata in libreria.

La daronne” (titolo originale) stava lì, in bella mostra fra thriller e scienze fiction (ci avete fatto caso come questi due generi apparentemente lontani convivano nelle librerie spesso a stretto contatto?).

La storia di Patience Portefeux, 53 anni, due figlie, un fidanzato flic (ossia poliziotto) ed una vecchia madre in rems che le prosciuga i risparmi, in sole 176 pagine (186 nella versione italiana) cattura ed ammalia, perché è la storia fondamentalmente di un riscatto, di un giro di rotazione completa che porta una perdente a stravincere.

Patience sa l’arabo per motivi di famiglia ed ha respirato crimine sin da piccola ma, rimasta vedova molto giovane, per tirare grandi le bambine si è arrangiata come ha potuto, ossia andando a tradurre per il Ministero della giustizia ore e ore di intercettazioni telefoniche tra dealers di droga, su e giù tra Marocco, Ceuta, Gibilterra e la Spagna sino al mercato di approdo, la Francia.

È proprio grazie a questa attività di interprete, sottopagata e senza contributi, scopre un grande traffico di cui diventa la padrina.

Il film ha vinto un premio come miglior poliziesco francese del 2021, anche grazie ad una scandalosa e rivoluzionaria Isabelle Huppert che riporta a galla la vera Patience, rimasta sommessamente nascosta per molti anni, ma ora pronta a manifestare il suo humour urticante e cinico, il suo cervello velocissimo, organizzativo e ben focalizzato a riprendersi quel che la vita, e lo Stato, le hanno tolto.

Mambo è l’ultima parola del libro. La grida un vecchio dai capelli tinti ed il corpo incurvato dall’artrosi, risvegliandosi di colpo al sopraggiungere di Patience ed il marito in un locale notturno di Valparaiso dove costui, e la sua band altrettanto scalcagnata, dovrebbero esibirsi. Con quella parola, sveglia i suoi musicisti e infonde loro una forma di energia disperata.

E la Bugiarda (o Daronne, o ancora Padrina, a seconda delle versioni) è proprio questo: la storia del mambo che rinvigorisce una donna di mezza età accartocciata sulle preoccupazioni, le fa indossare occhiali Chanel finti e truffare una pletora di maschi forzuti, armati e potenti. Chapeau!

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La bugiarda
  • Cayre, Hannelore (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli: