In A chi vuoi bene di Lisa Gardner, una donna costretta a decidere sotto minaccia se salvare la vita al marito o alla figlia: chi pensate sceglierà? Appunto…
Titolo: A chi vuoi bene (Love you more)
Autore: Lisa Gardner
Editore: Marcos y Marcos
Traduttore: Daniele Petruccioli
Anno: 2013
Incipit: “A chi vuoi bene? Una domanda a cui si dovrebbe saper rispondere. Racchiude una vita, definisce il futuro, governa quasi ogni ora del giorno. Semplice, diretta, definitiva. A chi vuoi bene?”
Che caso strano è capitato al detective DD Warren, proprio nel momento in cui realizza di essere incinta! Che madre potrà mai essere per il piccolo che ha in grembo? Forse le basterebbe guardare oltre le apparenze e prendere esempio da Tessa Leoni, collega della stradale accusata di aver ucciso con la pistola d’ordinanza il marito. Forse un drammatico caso di violenza domestica, a giudicare dalle tumefazioni sul volto della donna e dai segni di pregresse percosse, ma per DD e il suo partner Bobby Dodge la situazione appare subito ben più ingarbugliata: la bambina di Tessa è scomparsa, trascinata via in pigiama dal suo letto. Che sia rimasta vittima anch’ella della furia omicida della madre? Tessa scongiura i colleghi di procedere alle ricerche della sua amatissima Sophie ma le circostanze cospirano contro di lei, tanto da farla finire dietro le sbarre con l’accusa di aver ucciso volontariamente il marito. Tessa reagirà con tutte le sue forze per dimostrare l’indimostrabile: lei non è un mostro, come sostiene la Warren, non ha ucciso nessuno, tanto meno la figlia che ama più di tutto e tutti. Ma DD non le crede e le indagini proseguono convulse in una sola direzione. Tessa dovrà fare da sola ciò che il suo cuore le comanda. D’altronde solo una mamma sa cosa è meglio per la sua bambina.
Teso, coinvolgente, scorrevole al punto che, complice una brutta influenza in piena estate, sono riuscita a leggerlo in un giorno solo ma, pur avendomi avvinta, non mi ha convinta.
Nonostante la grande ricerca operata dalla Gardner in vari campi – culminata addirittura in un giorno intero trascorso all’interno della prigione della Contea – alcune soluzioni narrative sono al limite dell’inverosimile: se si fosse eseguito un banale guanto di paraffina e un esame obiettivo più accurato sulle nocche delle mani di un tal cadavere, per esempio, l’intreccio sarebbe crollato da subito; con il terreno tanto gelato da non poter essere spalato – a detta degli inquirenti – non si riesumano cadaveri; con una grave commozione celebrale non si può ragionare lucidamente né lottare corpo a corpo con chicchessia; con la cuffia del rotatore della spalla destra spappolata non si alza il braccio, tanto meno si può abbracciare qualcuno.
Dal punto di vista squisitamente stilistico, invece, ho molto apprezzato l’alternanza nell’uso della prima e della terza persona, e il disallineamento dell’azione con maggiore coinvolgimento del lettore, tipico del giallo più che del thriller. Tessa ci racconta direttamente i suoi patimenti, ci rende partecipi dei propri pensieri e ci trasmette quel senso di smarrimento senza pari che una madre prova quando si rende conto che una mano malvagia le ha strappato il figlio dal nido. Lotta fisicamente e mentalmente, fugge dal dolore e dalle accuse, recita una parte e ne mette in scena un’altra, è una forza della natura (anche un po’ troppo sopra le righe, a dire la verità), ma è indubbiamente la protagonista di questo thriller dal ritmo forsennato e dal grande impatto visivo.
Che questo romanzo si possa considerare il capostipite della serie di Tessa Leoni, invece che solo il quinto atto di DD Warren? L’Autrice sembra avermi già contraddetto, visto che DD è la protagonista di ben tre ulteriori libri. Buon per me, così ho tanto da leggere per potermi ricredere!
NotedellaRossa
“Se fossi stata una vera tosta – non so, una alla Rambo – mi sarei cavata la pallottola con un paio di bacchette cinesi per poi ricucire la ferita con il filo interdentale. Ma non ero capace di tanto, quindi ho tappato l’ammasso sanguinolento con del cerotto a nastro.” (pag. 416)
SOTTOLINEATO perché… l’ironia nasconde un po’ di sana autocritica, che non guasta mai!
“Il capo di mamma mi ha portata via” (pag. 443)
CASSATO perché… la bambina non poteva sapere chi fosse quell’uomo e non lo aveva mai incontrato prima. Glielo ha detto lui? Ma quanto parlano i cattivi in questa storia!
Curiosità sul libro
Prima di diventare un’acclamata scrittrice di thriller, Lisa Gardner è stata per anni una delle penne di punta della collana Silhouette Intimate Moments con lo pseudonimo di Alicia Scott. Basta connettersi al suo sito per rendersi conto di quanto prolifica sia la sua immaginazione!
A chi vuoi bene, di Lisa Gardner: acquistalo su Amazon!
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