Tor Bella Monaca, un quartiere dove non c’è mai niente da fare, a parte tirare a campare o cacciarsi nei guai. Una zona di Roma abitata da famiglie nelle quali la morte di una nonna pochi giorni prima del ritiro della pensione mensile può causare terremoti.
Mauro fa volantinaggio pagato 80 euro al mese dallo Sciacallo, che se si chiama così un motivo c’è, e si vede. Stanco di quella vita senza alcuna prospettiva, cerca una strada per fuggire da un destino che sembra averlo già condannato. Per svoltare, però, gli unici modi che si conoscono a Tor Bella Monaca sono il crimine e la violenza: pestare un affittuario che non paga, o tentare il colpaccio della vita. L’occasione gli capita quando i suoi amici Fabio e Domenico scoprono per caso un covo della criminalità organizzata cinese pieno di soldi. Quasi senza accorgersene, quasi senza intenzione, Mauro si ritrova in bilico sul confine sottile che separa lo sfogo della rabbia dalla prepotenza, il desiderio di giustizia dalla vendetta cieca.
In questo romanzo Marco Bocci presenta tanti personaggi, le cui storie si sfiorano continuamente fino a incrociarsi: Ruggero, poliziotto che una tragedia ha trasformato in emaciato spacciatore; Samantha, ex di Mauro, che gli ha preferito la sicurezza economica di un partner più vecchio ma medico, e che però non riesce a staccarsi del tutto dalla sua precedente fiamma; Liun, inconsapevole figlio di un ragioniere della mafia cinese, vittima perfetta di chi non si fa scrupoli a rovinare gli altri per salvare se stesso. Romolo, che lavora in fabbrica e, lasciatosi alle alle spalle i torbidi anni che lo avevano portato dietro le sbarre (il cui strascico sono gli attacchi di ansia che ogni tanto lo paralizzano), sembra aver scambiato col fratello minore Mauro i rispettivi ruoli: adesso è lui quello assennato che cerca di fare in modo che tutto finisca bene.
Non aspettatevi l’epica dei vari romanzi criminali in voga oggi (seppure l’autore sia attore della serie omonima e di Squadra antimafia – Palermo oggi): Mauro forse si trasforma in bad boy, ma la sua vita e il suo modo di pensare non avranno mai l’afflato eroico di tanti personaggi negativi di fiction e letteratura. Un bagno di realismo che è un’ottima scelta da parte di Bocci. Senza soluzione di continuità il suo protagonista diventa un altro, compie gesti inconsulti. Ma qualche colpo di testa non basta e ben presto dovrà affrontare la realtà: i veri criminali sono di un’altra pasta rispetto a lui e ai suoi amici. Cattivi si nasce, non ci si improvvisa.
Nell’atmosfera, se non di degrado almeno di povertà, che permea il libro, tutti ce l’hanno col grande assente, lo Stato che “prima ti costruisce un quartiere di merda buono solo per i disperati e poi ti ci lascia vivere dentro abbandonato”. Il titolo allude proprio a questa condizione: “piove”, nel gergo, significa che sta arrivando la polizia; se a Tor Bella Monaca non piove mai è perché le istituzioni si sono dimenticate di quel quartiere, la qual cosa però dà anche l’opportunità di pianificare senza disturbi un crimine a chi abbia la volontà di farlo, ed ora Mauro è troppo stanco per porsi obiezioni morali al riguardo. L’umanità che popola questo libro, che se non è del tutto buona di certo non è cattiva, assume talvolta toni gentisti, ma Bocci riesce a non scadere nel vittimismo anti-casta. Più che per ingenuità, come forse crede, Mauro è un perdente per destino, ma ciò non lo rende migliore dei cattivi che invece hanno la sorte di farcela.
In appendice a questo scorrevole romanzo d’esordio, il cui più grande difetto è un po’ di inverosimiglianza nei discorsi diretti (i dialoghi o i pensieri dei personaggi, in romanesco ma senza esagerare), ci sono una breve intervista all’autore e la playlist con cui accompagnare la lettura di A Tor Bella Monaca non piove mai.
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- Editore: Bookme
- Autore: Marco Bocci