Aglio, olio e assassino - Pino ImperatoreGradito ritorno in libreria, per i tipi di DeA Planeta, quello di Pino Imperatore, il cui Aglio, olio e assassino è il libro che oggi recensiamo.

A Napoli, quartiere Mergellina, Francesco e Peppe Vitiello gestiscono la premiata trattoria Parthenope. L’ispettore Scapece, amante della cucina e delle donne, lavora nel commissariato appena aperto di fronte al locale. La tranquillità viene scossa dall’omicidio di un ragazzo. L’assassino ha eseguito uno strano rituale con aglio, olio e peperoncino. L’ispettore inizia la sua indagine tra simboli e leggende, aiutato dal suo capo, il commissario Improta, e dalle trovate dei Vitiello.

Il romanzo mescola in maniera magistrale due generi antitetici, il poliziesco e la commedia. Rifacendosi alla lunga tradizione del giallo italiano, che ha il suo vertice in Camilleri, riesce a tenere assieme il tono drammatico con delle scene a dir poco esilaranti, ma mai banali. Del resto sono le corde napoletane che portano a Totò e al suo sottile stile.
E un ritmo calmo, tranquillo, lontano dal  rumore dei thriller convenzionali ricchi di azione.

Certo, la trama ha la sua importanza, ed è ben gestita, ma non è questo il fulcro. Il lettore è invitato a godersi aspetti che di solito non trova nei thriller. Una leggerezza, un’ironia che, calvinianamente, ci fanno quasi dimenticare di essere in cerca di un serial killer.

Al centro una Napoli vivida e misteriosa come non si vedeva da tempo. Imperatore possiede una cultura forte della sua città, che qui dispiega a piena potenza. Tutto è descritto nei minimi dettagli: dai viottoli ai quartieri, dalle opere d’arte agli aspetti religiosi.
Soprattutto la mentalità napoletana viene sviscerata pienamente. Terra di  credenze , misteri, ma anche di una storia eccezionale e pregna di arte.

A farci capire come vive e ragiona l’uomo di Napoli ci pensano dei personaggi riusciti pienamente, mai semplici macchiette, ma tutti dotati di un loro piccolo spessore, che ce li fa imprimere subito nella memoria. Ovviamente Scapece, detective anticonvenzionale, senza pistola e con una lente alla Sherlock Holmes, è il centro di tutto, ma si potrebbe ben parlare di romanzo corale, dove tutti hanno una loro importanza.

Importante l’aspetto linguistico: l’autore riesce a creare un pasticche linguistico che mescola l’italiano a un napoletano non strettamente tecnico, abbastanza facile da assorbire per il lettore. Un fluido ideale per accompagnarci in quella levitas che tanto ama.

Speriamo che il tutto diventi una serie lunga.

Mi taccio…

Recensione di Raffaele Izzo

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Aglio, olio e assassino
  • Imperatore, Pino (Autore)

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