Alla vecchia maniera - Paolo Roversi

Paolo Roversi (1975), giornalista e sceneggiatore, è laureato in Storia contemporanea e pubblica romanzi gialli e “noir metropolitano”. Il libro che oggi commento è più ascrivibile alla categoria dei gialli mancando quella colorazione dei personaggi e delle situazioni, spesso di degrado e malessere, che caratterizzano i noir. Il personaggio principale è il commissario Luca Botero, una sorta di Sherlock Holmes nostrano, il cui principio basilare e che “una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile deve essere la verità” (guarda caso, si tratta di frase contenuta nel “Segno dei quattro”). Il metodo di indagine si fonda sulla logica e sulla deduzione. Botero afferma: “noi lavoriamo di deduzione e logica. Alla vecchia maniera” (da qui il titolo). Ne deriva che nelle indagini non utilizza, anzi aborrisce, tutti gli strumenti offerti dalla tecnologia attuale: né computer, né telefonini, usa ancora il fax, il telefono fisso, il mangianastri, etc… Botero ha la passione per il biliardo all’italiana (massè, garuffa tra le giocate spiegate al lettore), una memoria “eidetica”, un look da dandy, le basette lunghe, veste con Church’s e pantaloni gessati sorretti da bretelle rosse, soffre di insonnia, ascolta Rino Gaetano. Ha un cane: “Duca” e credo di non sbagliare se affermo che il nome sia scelto in onore di Duca Lamberti, il personaggio di Scerbanenco. Riguardo al suo rapporto con il cane cita Schopenhauer: “chi non ha mai avuto un cane non sa cosa significa essere amato”. Mi ha colpito un concetto di Botero che sostanzialmente definisce triste quella generazione di ragazzi che si dimenticano di vivere il momento per scattare foto perfette col telefonino, conseguentemente la loro mente è vuota ma l’album fotografico è ricchissimo e scintillante (di foto che, aggiungo io, probabilmente non guarderanno mai). Per quanto un po’ ai margini della Polizia gode nell’ambiente di grande stima e conseguente rispetto per la sua comprovata abilità a risolvere i casi più complicati. Altro elemento che lo caratterizza è quello di avere, in passato, messo a rischio la propria vita per salvare quella di un personaggio molto importante e quindi la riconoscenza da parte di questo e la possibilità di contare, nei casi di necessità, sul suo aiuto. Botero è a capo di un’unità, la squadra “Alfa”, che ha sede in una vecchia caserma abbandonata nella quale sono allocati gli uffici e tutti gli archivi (rigorosamente cartacei). La coprotagonista è Camilla Farina, una giovane ispettrice di polizia, inserita dal Questore nel gruppo per controllarne l’attività, con la quale, all’inizio, stenta a stabilirsi un rapporto di fiducia e collaborazione essendo lei scettica sulle reali capacità del Commissario e sul suo “modus operandi”. Gli altri membri della squadra Alfa sono Roberta Cattaneo, vice del commissario, segretamente innamorata di lui, Michele Ferrara, alias Elvis, per via dell’acconciatura dei capelli e Dario Piras, il giovane del gruppo. La storia inizia con il ritrovamento del cadavere di un noto avvocato in “Stretta Bagnera” (la via più stretta e spaventosa) Milano, città nella quale è ambientata la vicenda e che è anch’essa protagonista del romanzo, con i suoi tram (gamba de legn), il via vai della gente, l’Expo, San Siro etc. L’avvocato viene assassinato nei pressi della sua casa lo stesso giorno in cui ha vinto un’importante causa della quale si erano occupati tutti i giornali. Di qua parte l’indagine che si conclude con una fine per nulla scontata ma che il lettore di gialli, se attento ai particolari, potrebbe scoprire in base a vari indizi che si trovano nella storia. Infatti, come Sherlock Holmes, per arrivare alla soluzione si devono valutare attentamente tutti gli indizi. Completano la storia l’amico di sempre con il quale gioca a biliardo, la dottoressa dell’istituto di medicina legale (sarà anche lei attratta dal Commissario?). E poi, seppure in maniera velata, c’è Jacek Kaminski il cattivo che ha un ruolo marginale in questa storia, se ne parla sempre al passato, ma sicuramente assumerà un ruolo essenziale nei prossimi libri. Sono certo infatti che il Commissario Botero, la squadra Alfa con i suoi componenti e forse anche la giovane ispettrice Camilla Farina, che penso entrerà stabilmente a farne parte (e chissà che non nasca un sentimento tra i due), ad accompagnarci con tante altre avventure. Ritengo che Roversi abbia centrato l’obiettivo di far nascere un bel gruppo le cui storie potranno svilupparsi in tanti altri episodi, come peraltro preannuncia anche il titolo. Buona lettura (****).

Recensione di Antonio Galdiero

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