Oggi al bancone di Thriller Café spegniamo le luci e accendiamo lo stereo. È il momento di accogliere nel blog uno dei grandi classici della letteratura più recente. Finalmente sul mio comodino è arrivato “Almost Blue” di Carlo Lucarelli, un romanzo che ha lasciato un segno indelebile nel genere noir italiano.
Quando l’ho detto alle mie amiche lettrici, mi hanno risposto: “Preparati, fa più paura di Stephen King!”. E in effetti…
Pubblicato nel 1997, è diventato memorabile per l’intensità della trama e l’uso di prospettive narrative insolite che aumentano la tensione.
Ambientato a Bologna, il romanzo narra la storia di un assassino seriale, soprannominato dagli inquirenti l’Iguana, che assume l’identità delle sue vittime. La narrazione si sviluppa su tre punti di vista: l’assassino, Grazia Negro – una giovane e tenace ispettrice – e Simone, un ragazzo cieco che percepisce il mondo attraverso i suoni e le voci, che descrive come sfumature di un colore immaginario, creando un’esperienza sensoriale unica per il lettore.
Lucarelli si ispira alla tradizione del noir anglosassone, richiamando l’estetica del pulp e dell’hard-boiled, ma personalizza il genere, mantenendo i tratti distintivi della cultura e della società italiana.
Cosa mi ha conquistato? Le penna cupa e delicata allo stesso tempo, la caratterizzazione dettagliata dei protagonisti e la struttura narrativa che si muove in parallelo tra la vita del killer e le indagini di Grazia. Il tutto è accompagnato da una Bologna resa con grande autenticità, ritratta come un intricato labirinto di strade e portici, che di notte diventa un luogo sinistro e suggestivo.
La scelta di intitolare il romanzo “Almost Blue” è un omaggio alla canzone di Chet Baker, brano ascoltato da uno dei protagonisti. La musica diventa quasi un sottofondo costante, richiamando la malinconia e l’angoscia che permeano la vicenda.
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