Ama il nemico tuo: il nuovo romanzo di Daniele Autieri letto e recensito oggi per voi qui al Thriller Café.
L’inizio cinematografico consegna al lettore tre diverse scene: Alex è un broker della City con crisi di nervi, Erik fa il medico in un campo profughi turco al confine con la Siria e Priscilla, giovane magistrato, viene promossa a capo di un nuovo pool dedicato ai reati legati all’immigrazione. Vite apparentemente distanti l’una dall’altra che solo col prosieguo della storia capiremo se e come sono collegate. Sin da subito scopriamo però che tutti i protagonisti covano un segreto: Erik contrabbanda armi che finiranno nelle mani dello Stato Islamico, Priscilla riceve strane lettere e telefonate che presto si tramutano in un ricatto e Alex aiuta lo Sceicco nei suoi oscuri trasferimenti di denaro.
Il secondo capitolo ha una nuova ambientazione e nuovi personaggi: dalla Guinea fino alla Libia, il nano Sonny B., il gigante Petit Black e Mac il Mohicano (sarà lui il quarto personaggio cruciale), gestiscono il traffico di cocaina per conto dei cartelli messicani. Nel deserto si compiono i delitti più efferati e i tradimenti più violenti.
Già ne I giorni della cagna Autieri aveva dipinto un grande affresco di ascesa criminale. In questo nuovo romanzo alza ancora di più il tiro allargando ulteriormente il campo d’azione: la scalata del Crimine, l’organizzazione calabrese che monopolizza il traffico di droga conquistando le strade di New York dopo aver già preso gli altri mercati illegali mondiali, è strettamente collegata al riciclaggio delle borse inglesi, al denaro arabo, alle guerre in Medio Oriente, al terrorismo (con l’arrivo in Italia del fantomatico Primo Uomo, pronto a fare il più clamoroso attentato della storia). Una vera e propria multinazionale della delinquenza, descritta in maniera accattivante.
Durante i corsi universitari il sogno americano ti viene spiattellato quasi fossero empanadas a poco prezzo, servite nelle tavole calde dei latinos. Una favoletta della buona notte che ha girato il mondo. E se funzionasse tutto all’opposto? Se il benessere fosse un iceberg sempre più sottile circondato da un mare di rabbia? Se il mondo dei morti fosse l’approdo ultimo degli esseri umani e la violenza un’attitudine naturale sin dai tempi di Caino e Abele? Allora tutto sarebbe rimesso in discussione, anche il senso ultimo dell’eternità. Perché l’uomo muore, ma il male che provoca gli sopravvive.
Rispetto all’esordio, lo scrittore romano insiste maggiormente sui personaggi (come sempre baciati dal fascino del male), sulle loro vite, sull’approfondimento psicologico; lascia a tutti lo spazio per esporre le proprie ragioni e i propri sentimenti, cambiando il punto di vista della narrazione. Accanto al romanzo criminale, un tema importante di Ama il nemico tuo è quello privato del legame col passato, dello scorrere del tempo, dei cambiamenti che la vita ci impone.
La solitudine è una dea malvagia, ti illude che tu possa sopravvivere senza l’aiuto degli altri, poi ti mangia pezzo per pezzo, lasciandoti in preda alla malinconica e ai rimpianti.
È un libro veramente notevole, capace di coniugare una trama legata alle vicende criminali, tutte estremamente verosimili e descritte con cura (con colpi di scena e tanta azione), ad un respiro più largo, che si declina in una riflessione sul male. C’è un senso di morte, di ineluttabilità, del quale i protagonisti sono consapevoli. La violenza è la condizione naturale della vita, la tomba la sua meta finale. I criminali efferati hanno solo scelto di guardare in faccia la realtà al di là delle convenzioni dietro le quali gli altri si nascondono. I loro atti sanguinari squarciano il velo, accelerano un destino che è uguale per tutti. I quattro protagonisti dovranno confrontarsi con una dolorosa rivelazione: nel loro sangue scorre la violenza, per quanto fuggano non possono scappare dalla loro anima nera.
“Il castigo dell’essere umano è vivere. Basta questo per non dormire la notte”.
Di fronte alla complessità dei meccanismi criminali planetari, i protagonisti sono tutti in qualche modo pedine di un gioco molto più grande di loro. Se a volte sembra che lo dirigano, c’è sempre un piano superiore o un livello parallelo che va oltre le loro facoltà.
Sarebbe bellissimo, lo ribadiamo, vedere Ama il nemico tuo trasposto sul grande schermo. Un libro che davvero fino alla fine coinvolge il lettore con la sua poetica criminale.
“Hai paura della morte?”
“No, señor, ho paura de la vida”.
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