Con American Tabloid James Ellroy inaugura l’American Underworld Trilogy, che prosegue con Sei pezzi da mille e dovrebbe terminare con “Blood’s a Rover”, in uscita a settembre 2009. Lasciata la prospettiva cittadina di L.A. Confidential, il marcio, la violenza e la corruzione si trasferiscono su scala nazionale in un romanzo che assolutamente bisogna aver letto nella vita… Se volete vi aiuto a cominciarlo io: ecco l’incipit:
Si faceva sempre alla luce del televisore.
Alcuni latinoamericani agitavano armi da fuoco. Il capo del gruppo si piluccava insetti dalla barba e fomentava i suoi. Immagini in bianco e nero: tecnici della Cbs in divisa mimetica. Cuba, brutta storia, disse un annunciatore. I ribelli di Fidel Castro contro l’esercito regolare di Fulgencio Batista.
Howard Hughes trovò la vena e si iniettò la codeina. Pete lo osservò di soppiatto: Hughes aveva la porta della camera socchiusa.
La droga giunse a destinazione. Il volto di Big Howard si fece vacuo.
Dall’esterno giunse lo sferragliare dei carrelli del servizio in camera. Hughes si tolse la siringa dal braccio e prese a scanalare. Howdy Doody rimpiazzò il telegiornale: perfetto per il Beverly Hills Hotel.
Pete uscì sulla veranda: vista sulla piscina, punto ottimale per la ricognizione. Pessimo tempo, oggi: nessuna stellina in bikini. Controllò l’ora, teso.
A mezzogiorno doveva procurare un divorzio: il marito si scolava i suoi pranzi da solo e adorava la passera in erba. Procurarsi flash di qualità: le fotografie sfocate facevano credere che a scopare fossero due ragni. Per conto di Hughes: scoprire chi si occupa di consegnare i mandati di comparizione per l’indagine dell’antitrust sulla Twa e convincerli a suon di dollari a riferire che Big Howard è partito per Marte.
American tabloid, di James Ellroy: acquistalo su Amazon!
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.