L’amore del bandito, di Massimo Carlotto: storia di gangster vecchi e nuovi e dei loro amori perduti e ritrovati.
Titolo: L’amore del bandito
Autore: Massimo Carlotto
Editore: Edizioni e/o
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 189
Trama in sintesi:
Nel 2004, scompaiono dall’Istituto di medicina legale di Padova 44 chilogrammi di droga pesante. L’Alligatore è incaricato di indagare e scoprire l’identità dei ladri. Due anni dopo scompare Sylvie, la donna di Beniamino Rossini, la danzatrice del ventre che lui aveva incontrato anni prima in un night del Nordest. Il vecchio gangster la cerca ovunque. Molto presto l’Alligatore, Rossini e Max la Memoria si ritrovano nell’obiettivo di un nemico misterioso che li ricatta e li obbliga a entrare in un gioco mortale.
2009. L’Alligatore e i suoi amici sono ancora in pericolo e aspettano la mossa successiva del loro avversario.
Una storia di malavita in un mondo in cui le regole di un tempo non esistono più. Soltanto il passato torna sempre a chiedere il conto.
Si respira un’aria da noir francese in questo L’amore del bandito, ultima fatica del mai abbastanza celebrato Massimo Carlotto. Un’atmosfera quasi crepuscolare avvolge i tre protagonisti del romanzo, e suggerisce sin dalle prime pagine che la storia andrà a sconvolgere le loro vite come mai prima era successo. Ritorna Marco Buratti, alias l’Alligatore, la più famosa creazione letteraria di Carlotto, e l’amore di cui si parla nel titolo è quello di Beniamino Rossini, il gangster vecchio stampo che appende ai polsi tanti braccialetti quante vittime ha mietuto durante la sua lunga carriera. La sua donna, Sylvie, viene rapita dopo che un ambiguo figuro, con scarso successo, tenta di reclutare Buratti e i suoi amici affinché scoprano gli autori di un imponente furto di stupefacenti di qualche anno prima. Fatto due più due, Buratti e Rossini, assieme a Max La Memoria a chiudere l’inossidabile terzetto, si mettono sulle tracce dei misteriosi committenti per scoprire dove si trova Sylvie e riuscire così a liberarla.
Il percorso sarà lungo e molto pericoloso, e precipiterà i tre in mezzo alla guerra tra quelle nuove e spietate mafie, di stampo prevalentemente slavo, che si contendono il territorio in Italia e all’estero. Gente spietata, crudele, che a volte lascia interdetti persino i tre protagonisti. Anche questo non è un paese per vecchi, tenta forse di suggerire l’autore, perché una cosa è certa: la nuova generazione di criminali è in lotta per conquistare il potere, e lo fa con metodi brutali. L’Alligatore e i suoi compagni sono uomini tutti d’un pezzo, ma hanno il fiato corto e la ruggine nelle ossa, e a volte l’esperienza sembra non bastare. Così sono costretti a tenere un profilo basso, ad arretrare quando vorrebbero andare avanti, a riconoscere che il nemico, questa volta, è più forte di loro.
Atmosfera crepuscolare, si diceva all’inizio: il romanzo copre un arco di cinque anni, e sembra incanalare le vite dei protagonisti in una parabola discendente. Il loro mondo, che pareva aver trovato un equilibrio, è sconvolto da avvenimenti al di là del loro volere, ed è chiaro che le cose non saranno più le stesse.
E’ questa l’ultima avventura dell’Alligatore? In realtà si potrebbe presupporre il contrario, dato che il libro si chiude con una sorta di anti-finale, rimanendo appeso a uno sviluppo della trama che l’autore ha preferito non raccontarci, forse conservandolo per un ipotetico seguito. Eppure leggendo il romanzo si ha la sensazione che la parola fine aleggi più volte sullo sfondo, come un presagio. Fine delle cose come le conosciamo, di tutte le certezze, dei punti di riferimento. Solo una cosa rimane sempre la stessa, ed è tra gli aspetti più commoventi dell’intera poetica di Carlotto: l’inossidabile amicizia fra i tre protagonisti. In un mondo dove tutto cambia ad una velocità nauseante, il vincolo tra loro non si spezza mai, ma rimane ben saldo, anche al termine della peggiore traversata all’inferno che il destino possa loro riservare.
Una speranza che consola, al termine di una storia che commuove per la sua tristezza. Il noir non illude i suoi lettori, e non risparmia di ribadire che il mondo è un gran brutto posto dove vivere, se il destino ci da in mano le carte sbagliate.
Con il suo stile secco e allo stesso tempo raffinato, Carlotto declina ancora una volta con immutata maestria le regole di questo genere letterario, che ancora sembra non avvertire la stanchezza dell’età.
Cristiano Idini
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