“Era venerdì tredici e la nevicata del giorno prima indugiava lungo le strade come il rimasuglio di una maledizione.” Ecco cos’è Angel Heart: un thriller sovrannaturale intriso di metafore e simboli, ma in puro stile hard-boiled. Ed ecco perché non potete assolutamente mancare di leggerlo…
TITOLO: Angel Heart (Falling Angel)
AUTORE: William Hjortsberg
EDITORE: Tre editori
TRADUTTORE: Anna Cascone
ANNO: 2012
New York 1959. Harry Angel è un investigatore privato che viene ingaggiato da un enigmatico cliente dell’avvocato Winesap, Louis Cyphre, per rintracciare un tizio con il quale ha in sospeso un affare. Si tratta del famoso crooner Johnny Favorite, dichiarato dapprima morto in guerra, ma di fatto internato in una clinica psichiatrica dalla quale sembra sia scomparso. Angel non si lascia scappare quello che ritiene un lavoro facile e ben remunerato e inizia subito la ricerca. Ma seguendo le tracce che lo portano a Favorite, Harry Angel sembra lasciare dietro di sé anche una scia di sangue: tutte le persone rintracciate da Angel che fossero state in relazione con Favorite moriranno di morte violenta: il dottor Fowler, l’ex amante Margaret Krusemark, il vecchio amico musicista Edison Toots Sweet, tutti uccisi secondo rituali macabri a metà tra il voodoo e il satanismo. La figlia naturale di Favorite, Epiphany Proudfoot, fungerà da guida ad un Angel disorientato e incapace di approcciarsi a realtà sovrannaturali, fino alla terribile rivelazione finale.
Per la mia generazione il film Angel Heart – Ascensore per l’Inferno di Alan Parker ha rappresentato un pilastro e alcune scene sono rimaste talmente vivide anche nella mia mente da sovrapporsi via via alla lettura. Un Mickey Rourke di incomparabile bravura – che sovrasta addirittura Rober De Niro nel suocameo luciferino – ci regala un Harry Angel intenso e quanto mai in linea con il personaggio letterario creato da Hjortsberg, come del resto fanno l’enigmatica Charlotte Rampling nella parte di Margaret Krusemark o l’ispirata Lisa Bonet, in quella di Epiphany.Nulla quaestio sulla recitazione, quindi, e procediamo analizzando lo script, perché siamo in presenza di uno degli esempi più classici in cui anche un film molto riuscito non arriva ad eguagliare la potenza evocativa del romanzo originale.
Analizzandoli parallelamente cercherò di spiegare il perché.
IL ROMANZO E LA SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA
Scritto da Hjortsberg nel 1978 con il titolo originale Falling Angel, il romanzo viene nominato nello stesso anno per il prestigioso premio Edgar nella categoria Best First Mystery Novel. L’intento dell’Autore di ispirarsi ai maestri dell’hard-boiled (Hammett, Chandler e Macdonald) da quindi i suoi buoni, strameritati frutti. Nel 1979 e nel 1981 Hjortsberg redige anche due diverse sceneggiature per progetti cinematografici che non si concretizzeranno. Quando Alan Parker metterà mano alla produzione si limiterà ad usare il soggetto di Hjortberg per scrivere la sceneggiatura del film che conosciamo.
NARRAZIONE LINERARE O FLASH BACK?
La stile di scrittura di Hojrtsberg è nitido e incisivo. L’azione è tesa, gli eventi si susseguono senza sosta e la narrazione è lineare. In questa tensione narrativa l’epilogo drammatico sviluppa maggiore potenza e l’epifania finale ha pieno senso. Fosse anche solo per questo aspetto, la sceneggiatura di Parker è di minore efficacia. Peraltro, iflash back inseriti nel film d’ausilio allo spettatore, sinceramente restano indigesti agli amanti delle parole scritte, perché lasciano prefigurare troppi aspetti del finale.
AMBIENTAZIONE
Altra “pecca” cinematografica è l’ambientazione in Louisiana di buona metà del film: lo stereotipo voodoo-negri-profondoSud è sì di grande impatto visivo ma francamente discutibile e, ancora una volta, non aderente alla volontà dello scrittore di mostrare New York in un caleidoscopio di anime diverse e contrastanti che sottolineasse, peraltro, la coesistenza del Male in un’apparente situazione di familiarità e quotidianità. Illuminante in questo senso la copertina originale del libro – ormai vintage! – che ritrae in volo sullo skyline di New York un diavolo ed un angelo.
METAFORE e SIMBOLOGIE
Nella trasposizione cinematografica alcune modifiche sono discutibili.Sostituire i luoghi di incontro tra Angel e Cyphre è stato imperdonabile. Neanche una chiesa può essere può evocativa – benché più “immediata” – dei ristoranti 666 sulla Quinta Avenue (il numero della Bestia) o delVoisin (nome riferito a Catherine Deshayes, chiamata La Voisin, organizzatrice di messe nere per la marchesa di Montespan, amante di re Luigi XIV).
Ma il cambiamento più egocentrico (e meno opportuno!) che Parker abbia operato al romanzo è sostituire la propria data di nascita (14 febbraio) con quella di Angel (2 giugno), che nelle intenzioni di Hjortsberg aveva un altissimo valore simbolico. Il 2 giugno infatti era per i Romani un dies religiosus, nel quale la superstizione sconsigliava qualsiasi attività di tipo sacro o profano, in quanto considerata giornata maledetta dalla sfortuna. Per una discesa agli Inferi, iniziata di venerdì 13, indubbiamente non c’è niente di meglio che essere nati in un giorno sfortunato!
NOMEN OMEN
Dove Hjortsberg si rivela maestro indiscusso è nella scelta dei nomi dei personaggi: Harry Angel e Louis Cyphre sono esempi lapalissiani. Ma guardiamo oltre. Il cantante scomparso si chiama Jonathan Liebling, in arte Johnny Favorite e sia Liebling che Favorite hanno lo stesso significato di “prescelto, favorito” (quindi è lui che stila il patto con il Maligno). Sua figlia naturale è Epiphany Proudfoot (epifania: “apparizione, rivelazione della divinità”), nata il 6 di gennaio (naturalmente!), che ha la duplice funzione catartica di guida e di manifesta condanna finale. Il musicista Toots Sweet, “denti dolci” ha il pentacolo invertito – simbolo satanico per eccellenza – inciso su un dente. Margaret Krusemark viene uccisa “marchiata a croce”.
Dopo questa lunga disamina, credo sia di tutta evidenza come ogni minuscolo particolare del romanzo di Hjortsberg sia stato pensato come la minuscola tessera di un mosaico grondante sangue, che il lettore deve ricomporre lentamente prima di riuscire ad intravvedere la sconcertante figura d’insieme e trarre la morale finale: il Male è potente e immensamente suadente, ma chi si vende a lui è destinato alla dannazione dell’anima.
Magistrale su tutte la pagina delle Sermone della Montagna “al contrario” – per dirla con Epiphany – dove Louis Cyphre convince la congrega del dottor Love (!) a colpire chi porgesse l’altra guancia, a strappare i cuori pieni di odio dal petto dei propri avversari, a tagliare e fare ingoiare al nemico le parti del suo corpo che ci offendessero.
“El Cifr urlava per coprire i ruggiti del pubblico. Ero stordito, pietrificato. Era tutto frutto della mia immaginazione, o Louis Cyphre mi aveva appena descritto i tre delitti?”
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