Einaudi torna a proporre la narrativa della svedese Camilla Grebe con Animali nel buio, volume che segue di un anno la pubblicazione de La sconosciuta.
E torna quindi anche la coppia di protagonisti creata da questa scrittrice: l’agente Peter Lindgren e la psicologa criminale Hanne Lagerlind-Schön.
Camilla Grebe è una autrice sulla cresta dell’onda e ha saputo catalizzare molto interesse con la sua prima opera “in solitario”, La sconosciuta, dopo una già lunga carriera letteraria, i cui esordi risalgono al 2009.
I primi otto romanzi di Camilla Grebe hanno la caratteristica di essere stati scritti tutti a quattro mani: cinque volumi della serie di Siri Bergman (due dei quali pubblicati anche in Italia, da Piemme) con Åsa Träff, e i tre del ciclo Moskva Noir realizzati in collaborazione con Paul Leander-Engström.
È quindi solo con il più recente La sconosciuta (Älskaren från huvudkontoret, 2015 – Einaudi 2017) che la scrittrice svedese ha trovato una voce personale, e con grande effetto visto che quel titolo ha avuto molto più successo dei precedenti.
È però con il presente Animali nel buio che la Grebe trova una definitiva dimensione da stella di prima grandezza nella narrativa thriller del Grande Nord: molte le edizioni in varie lingue e al riconoscimento del pubblico si aggiunge anche quello della critica, che la premia sia con il Best Swedish Crime Novel Award nel 2017 che con il Glasnyckeln nel 2018.
Animali nel buio è apparso in lingua originale l’anno scorso con il titolo di Husdjuret e arriva ora a noi per la traduzione di Sara Culeddu. E anche il romanzo segna il ritorno della coppia Lindgren-Lagerlind-Schön, in realtà per via degli sviluppi di trama ci sono perlomeno altri due protagonisti importanti, senza contare il ruolo aggiunto e decisivo che gioca comunque la Svezia, rappresentata in questo caso dal paesino di Ormberg.
Diamo quindi un’occhiata alla trama di Animali nel buio.
2009. Il piccolo paese di Ormberg, isolato nei boschi svedesi, è sconvolto da un macabro rinvenimento. Alcuni ragazzi si sono trovati in una radura fra gli alberi a bere qualche birra e una di loro, Malin, scova un teschio vicino a un cumulo di pietre, scambiandolo inizialmente per una ciotola. Il teschio appartiene a una bambina ed è rimasto lì per molti anni, fin dal 1994.
2017. Il ritrovamento del teschio nel frattempo è diventato un cold case, che viene affidato a un trio di professionisti. Ritroviamo la psicologa criminale Hanne Lagerlind-Schön e Peter Lindgren, che sono tornati a fare coppia in seguito agli eventi descritti ne La sconosciuta, e sono affiancati dalla stessa Malin, che nel frattempo è diventata una poliziotta ed è scelta per via della sua profonda conoscenza dei luoghi e persone della sua infanzia e adolescenza.
Una volta giunti a Ormberg, trovano il paese in fermento e sotto pressione: alla chiusura delle fabbriche si è aggiunto l’arrivo di molti migranti in un Centro di accoglienza, migranti che la gente del luogo non riesce ad accettare.
Gli eventi precipitano ben presto: Peter svanisce senza lasciare alcuna traccia mentre Hanne viene ritrovata, infreddolita e malconcia, nel bosco e non riesce a ricordare cosa le sia successo. A ritrovarla è Luke, un ragazzo bullizzato che vive nel modo peggiore la sua sessualità: gli piace indossare gli abiti della madre defunta, ma la chiusura e grettezza di gran parte degli abitanti e un padre autoritario lo spingono a pensare che si tratti di una malattia.
Ha incontrato Hanne proprio mentre era vestito da donna, e ora non osa ammettere di aver rinvenuto anche il prezioso quaderno nel quale la donna teneva gli appunti del caso.Nel frattempo viene rinvenuto un nuovo cadavere nella stessa radura di otto anni prima, appartiene a una rifugiata e toccherà a Malin, ormai sola, occuparsi delle indagini.
Gli abitanti del paesino ritengono impossibile che l’assassino sia uno di loro, anche se la comunità ospita segreti, pedofili e un uomo che ha quasi ammazzato sua moglie, e la tensione nei confronti dei migranti sale ulteriormente.
Camilla Grebe indaga nel cuore nero della Svezia ed è facile, allargando un po’ lo sguardo, scorgere chiari rimandi a quanto sta accadendo in molti altri Paesi, Italia compresa. Le reazioni di sospetto, chiusura e violenza di vari abitanti di Ormberg fanno da specchio a quelle che accadono sempre più spesso anche da noi.
Illuminante a tal proposito la nota finale dell’autrice: Viviamo tempi bui. La quantità odierna di migranti non si è mai vista nella storia.
E i grandi flussi migratori si lasciano dietro scie di ostilità, conflitti e paure.
La mia Ormberg non è reale, eppure esiste – tutt’intorno a noi.
“Sarebbe potuto toccare a te, di fuggire dalla guerra e dalla fame” dice Andreas a Malin: e questo è il semplice ma importante messaggio che voglio lanciare con Animali nel buio.
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