«Cos’è, soprattutto, la mafia? Controllo pervasivo del territorio e di tutte le attività economiche, lecite e illecite, che si svolgono al suo interno. Bene, lo stato non vuole lasciare il controllo illecito nelle mani esclusive di terzi, ma vuole partecipare, sapere e controllare a sua volta. Non può limitarsi a fare la guerra alle cosche ma, in una certa misura, vuole dominarle dall’interno. Meglio, molto meglio, creare strutture non ufficiali né conformi, che si muovono da player mafiosi a pieno titolo. Una sorta di partecipazione pubblica segreta.»
Non è semplice parlare di mafia in Sicilia senza sembrare stucchevoli; raccontare di commissari come esseri umani imperfetti senza diventare la brutta copia o la parodia del commissario Montalbano, sebbene l’ispirazione – non sappiamo nelle intenzioni, ma di certo nel risultato – sembri quella. Eppure Aspetta Mezzanotte di Luciano Modica riesce a farlo: l’autore affronta un tema delicato come la mafia al quale aggiunge l’argomento altrettanto scivoloso dell’immigrazione, che in effetti è inscindibile dalla criminalità organizzata.
Questo romanzo, però, non è solo o soprattutto un thriller che narra come le bande criminali si contendano il controllo del territorio; della manodopera a basso costo rappresentata dagli immigrati clandestini; di come lo Stato tante volte riesca a fare ben poco per riportare l’ordine dove egli stesso, in primo luogo, ha lasciato che fiorisse il disordine. Prima di tutto, Aspetta Mezzanotte è la vicenda di Mauro, un uomo onesto ma stanco del suo lavoro, che cerca di allietare le sue giornate fra monotonia e senso di inutilità (amministra temporaneamente imprese sequestrate alla mafia) fantasticando sulle persone che incontra, in particolare sulle donne. Fantasie sessuali innocenti, o forse no: finché rimangono tali non creano problemi ma quando varcano il Rubicone del desiderio fisico e urlano per essere concretizzate… Come resistere e difendersi?
Il problema principale di Mauro, infatti, non è capire come l’azienda agricola che deve amministrare sia finita nelle mani della mafia, quali siano le piste da seguire, gli attori da incriminare. La sfida che deve affrontare è resistere al fascino delle donne che incontra, che più o meno volontariamente lo privano della capacità di giudizio e dirottano il sangue dal cervello a tutt’altri organi. In questi frangenti, il racconto è piacevolmente leggero e s’instaura un contrasto gradevole fra la linea “sentimentale”, quasi comica, e il lavoro d’indagine. Ma un contrasto ancora più forte emerge fra le due prospettive dalle quali tutta la storia è raccontata. La prima è appunto quella di Mauro, narrata in prima persona; la seconda è quella di Rashid, clandestino che lavora in nero per l’azienda che Mauro sta gestendo. Dei brevi intermezzi ben distinti, fra un capitolo e l’altro, ci mostrano in modo molto delicato, sussurrato, il quotidiano pieno di paure e speranze di Rashid, stretto tra lo sfruttamento, la sussistenza e il bisogno di badare alla sua famiglia lontana, che spera possa raggiungerlo in Italia.
Pagina dopo pagina, Aspetta mezzanotte intreccia sempre di più l’ordito e ci mette davanti a continui capovolgimenti di fronte, senza però disorientarci. Rapporti di forza tra protagonisti e personaggi secondari che spesso mutano, bugie credibili che si scoprono solo quando l’ennesima morte rivela i piani di chi aveva mentito. Se a una lettura veloce o casuale, per conciliare il sonno, qualcosa può sfuggire, soffermandosi sui particolari si recupera il senso di una storia affascinante, soprattutto per il modo in cui finisce.
Recensione di Paolo Ottomano.
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