Considerato uno dei padri del neo-polar assieme a Manchette e Vautrin, Frédéric H. Fajardie arriva anche in Italia con il suo primo romanzo, Assassini di sbirri, pubblicato da Aisara. Su Liberi di scrivere un paio di mesi fa è stata pubblicata una bella recensione (che vi consiglio di leggere), e di sé l’autore dice: “Mio padre veniva dalla borghesia, mia madre dalla classe operaia, entrambi erano antifascisti. Anch’io sono un meticcio sociale, e questo è buono per uno scrittore, perché si possiedono due punti di vista differenti”. Devo dire che sono rimasto incuriosito: quantomeno, questo libro dovevo segnalarvelo…
Se v’interessa, eccovi la trama:
Dopo uno scontro coi suoi superiori a Parigi, il commissario Tonio Padovani rischia di essere messo all’angolo per le sue idee progressiste, ma non esita a ricattare la gerarchia pur di rimanere al suo posto fino alla cattura degli “assassini di sbirri”. Durante i loro riti-omicidio, quasi ispirati da una “giustizia” mistica, il sanguinari killer che uccidono con raffinata efferatezza poliziotti e uomini politici, indossano travestimenti simbolici che li aiutano a restare nell’anonimato e a sfuggire alla polizia. Ma Padovani saprà scovarli e ingaggiare con loro una vera e propria guerriglia, al termine della quale forse abbandonerà la polizia o deciderà di rimanere al suo posto, scomodo ma necessario.
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