Dopo la conclusione della fortunatissima serie di House of Cards, Michael Dobbs torna con il secondo capitolo delle vicende di Harry Jones, ex militare d’elite e membro del Parlamento britannico, ma sopratutto cane sciolto e irriverente che, in questa nuova avventura, si troverà a fare i conti con una nuova e per molti aspetti inedita minaccia globale.
Se nel primo Il giorno dei lord la minaccia era tutto sommato tradizionale – il tema era quello del terrorismo islamico, e l’attacco era portato con armi convenzionali – in questo Attacco dalla Cina Harry James si trova a fronteggiare un attacco cibernetico potenzialmente distruttivo dell’ordine mondiale: alcune tra le persone più potenti della terra sono radunate in uno sperduto angolo di Scozia, cercando di trovare un fronte comune a un attacco che sovverte le regole del gioco, mentre a Pechino inquietanti movimenti di truppe increspano la tradizionale imperturbabilità della capitale.
Ci sono molti elementi di interesse in questo romanzo scritto con consolidata bravura che si legge con assoluto piacere, con un ritmo che risente positivamente dell’esperienza di Dobbs come sceneggiatore e una scrittura che unisce tensione e ironia a tratti sferzante.
In primo luogo si ha l’occasione di conoscere più da vicino Harry Jones, ex militare lontano dalla monodimensionalità di alcuni personaggi analoghi: e non ci si può aspettare nulla di diverso dal creatore di quel Frank Underwood che è tra i migliori personaggi letterari e della serialità televisiva contemporanea. In Attacco dalla Cina vengono approfonditi alcuni episodi del passato di Harry, conosciamo alcuni fantasmi del passato che ancora lo accompagnano e i dubbi del suo presente. E’ un personaggio solidamente costruito, un eroe antieroico che può far affidamento su una mente acuta ancor prima che sull’addestramento militare da truppa d’elite, sicuramente riuscito.
Attacco dalla Cina ripropone alcuni personaggi del precedente Il giorno dei Lord, e una struttura fondamentalmente simile: questo, volendo vedere, è l’unico limite del romanzo, che ripropone la situazione dove tutti i potenti della terra sono chiusi in unico luogo a fronteggiare una minaccia comune e i loro limiti personali, situazione che nella serie di House of cards era molto più plausibile dato che si trattava di un contesto geograficamente e politicamente più circoscritto, e che – se riproposto anche in un terzo romanzo – potrebbe risultare poco credibile.
Ma è un limite del tutto veniale, perché la forza del romanzo risiede in altri elementi.
In primis una conoscenza dell’animo umano – e sopratutto delle sue miserie – che non risparmia gli esseri umani che detengono il potere: e questo ritratto umanissimo ma impietoso – sottolineato spesso dalla caustica, britannica ironia di Dobbs – è realmente sconfortante perché fa capire, con assoluta credibilità grazie anche a citazioni di fatti storici di dominio pubblico, che i destini del mondo spesso dipendono anche da problemi caratteriali dei singoli, da miserie umane, crisi personali o da leader che alzano il gomito. E non è certo rassicurante.
L’altro elemento portante del romanzo è un cambio di prospettiva nella visione della guerra globale: se la Guerra Fredda si basava sostanzialmente su regole di ingaggio condivise dalle parti, se il terrorismo era riconoscibile per obiettivi, armi e modalità di ingaggio, in Attacco dalla Cina il fronte cibernetico apre più spaventose e inquietanti prospettive: è la guerra nella quale non si spara un colpo, quella che potrebbe iniziare con un black out in sud America o un reattore che esplode in Gran Bretagna, che potrebbe dilagare per psicosi collettiva o perché mette in crisi le infrastrutture idriche di una nazione. Ed è una guerra difficilissima da combattere: non esiste un bersaglio militare da colpire, un leader militare da abbattere ma il nemico – ammesso di capire chi realmente sia – agisce per una intricata, raffinatissima logica informatica. It’s cyber war, baby.
Ed in effetti i nostri eroi sembrano un po’ affannati – e impotenti – di fronte a questo nemico. E il finale del romanzo, in un crescente livello di tensione e di ritmo, smantella parte di ciò che noi abbiamo creduto di sapere, ed è un finale amaro e spiazzante.
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