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Nel 1981 Joe R. Lansdale, già noto per i suoi racconti brevi, esordì col romanzo “Atto d’amore“, un’opera tanto audace quanto disturbante. Non lasciatevi ingannare dal titolo: di amore, qui, non c’è traccia. Pubblicato originariamente in formato tascabile, il libro anticipò di diversi anni la diffusione del thriller sui serial killer affermandosi ben prima che figure iconiche come Hannibal Lecter, il cui successo risale al 1988 con Il silenzio degli innocenti, si insediassero nell’immaginario collettivo e che il genere divenisse un fenomeno editoriale di massa.
Il romanzo racconta la caccia a uno spietato assassino necrofilo, sadico, misogino e cannibale che toglie il sonno, e la vita, alla città di Houston. A oltre quarant’anni dalla sua uscita, Atto d’amore conserva intatta la sua potenza narrativa capace di catturare il lettore, e turbarlo, con una prosa asciutta, cruda e implacabile. Coinvolgente e sconvolgente allo stesso tempo.
Lansdale ambienta la storia nella Houston degli anni ’80, trasformando la città texana nel macabro palcoscenico in cui si consuma il perverso gioco del “Macellaio”. È questo il nome che l’assassino adotta nelle lettere di sfida e scherno indirizzate alla Polizia. Una sorta di moderno Jack lo Squartatore che semina morte e paranoia in tutta la metropoli, lasciando dietro di sé una scia di sangue e di enigmi irrisolti. Questo thriller, a tratti horror, non solo anticipa il fenomeno del serial killer come archetipo letterario ma si muove agilmente lungo due poli narrativi, opposti ma speculari. Da un lato, la mente aberrante del “Macellaio” e dall’altro, la prospettiva degli inquirenti, sempre più incerta, di poterlo catturare. In questa danza incessante al gatto col topo la città di Houston, col suo squallore urbano e la sua decadenza, viene delineata con straordinaria cura e precisione tanto da acquisire le forme, e le fattezze, di un personaggio vero e proprio.
A condurre le indagini sugli efferati delitti è Marshall Hanson, un detective afroamericano dotato di sagacia e perspicacia e non privo di contraddizioni, affiancato da Joe Clark, giovane partner in addestramento. Hanson risiede in un tranquillo sobborgo di Houston insieme alla figlia adolescente e a una moglie intelligente e affascinante, Rachel. In altre parole, ha molto da proteggere (e molto da perdere). Lansdale dimostra una straordinaria maestria nel conferire, sia alle sue descrizioni che al ritratto del protagonista, un’alternanza tra estrema brutalità e scelte ironiche e dissacranti, infondendo al testo una piacevolezza che trascende la semplice narrazione.
Hanson proviene da umili origini (è figlio di mezzadri) e ha saputo conquistarsi, sgomitando con tenacia e determinazione tra le gerarchie sociali e professionali, un ruolo di prestigio nel dipartimento di polizia di Houston. Tuttavia, la sua ossessione per il Macellaio lo spingerà verso scelte sempre più rischiose e discutibili, pericolosamente vicine al labile confine tra giustizia e mera vendetta. Immune a qualsiasi riflessione sulla propria vulnerabilità o sulle possibili ripercussioni delle sue azioni, in un’epoca ancora scossa dalle persistenti tensioni razziali, Hanson percorre imperterrito la sua strada. Quella del non ritorno?
Atto d’amore segue parzialmente il formato di un procedurale poliziesco e, se proprio si vuole trovare una lacuna, forse questa risulta la più evidente. Lansdale avrebbe potuto sviluppare in maniera più approfondita la componente investigativa, che in questo caso risulta alquanto scarsa e limitata. Sarebbe stato interessante mettere alla prova Hanson, con il suo acume e le sue brillanti intuizioni, portandolo a confrontarsi con un’indagine più ardua che gli consentisse di esprimere appieno le sue potenzialità.
Tuttavia, il romanzo merita senza dubbio una lettura. La narrazione di Lansdale si distingue per uno stile essenziale e incisivo caratterizzato da un ritmo sincopato e claustrofobico e da una trama complessa e affascinante. La violenza degli omicidi, descritta con una crudezza disarmante, non è mai fine a se stessa ma funzionale a svelare le profondità più oscure, e abiette, dell’animo umano.
L’autore non si accontenta di rappresentare l’orrore: lo disseziona, lo analizza, lo svela in tutta la sua brutale verità. La narrazione spietata, punteggiata da un umorismo graffiante, non si limita a offrire un intrattenimento macabro, destinato a una scarica estemporanea di adrenalina, ma spinge verso una riflessione più profonda sugli abissi che oscurano la mente umana. Se non sei debole di stomaco, sono sicura che lo amerai.
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