Si può scrivere la biografia di un personaggio da romanzo?
Certo, specie se il personaggio ha una personalità forte, è di quelli importanti (alla Poirot oppure alla Sherlock Holmes, per intenderci, oppure alla Harry Bosch o alla Philip Marlow), con alle spalle un passato da protagonista in precedenti romanzi di successo. È questo il caso di Petra Delicado, personaggio inventato nell’ormai lontano 1996 nel romanzo “Riti di Morte” dall’autrice spagnola Alicia Giménez Bartlett. Studiosa di filologia e laureata in letteratura spagnola, la Bartlett non avrebbe bisogno di grandi presentazioni, trattandosi della vincitrice di numerosi premi letterari (premio “Femenino Lumen” del 1997; premio “Piemonte Grinzane Noir” del 2006; premio “Baccante” del 2006; premio “Raymond Chandler Award” del 2008; premio “Nadal” del 2011; premio “Planeta” del 2015) nonché autrice di molti romanzi di successo, tra cui – appunto – i polizieschi con protagonista l’ispettrice Petra Delicado, a cui si è ispirata la recente serie televisiva di Sky intitolata “Petra” (interpretata dall’attrice Paola Cortellesi). Le opere della Bartlett, tradotte in ben quindici lingue, hanno avuto un considerevole successo in molti paesi europei e anche negli Stati Uniti.
“Autobiografia di Petra Delicado” è un romanzo sorprendente, che sposta il fulcro del racconto dal delitto al personaggio (non a caso il titolo originale spagnolo è “sin muertos”, cioè senza morti – o nessun morto). Così, tramite questo originale espediente narrativo, l’autrice affida al suo personaggio il compito di ripensare e raccontare se stessa. Per aiutarla nell’impresa la rinchiude in un convento di suore in Galizia, e la colloca all’interno di una pagina di storia ampia e affascinante, che inizia dal controverso periodo franchista. Chi è veramente Petra Delicado, ispettrice della polizia di Barcellona? Come è arrivata a essere il personaggio schivo e diretto che abbiamo conosciuto? Petra si mette a nudo e ci racconta il lento modellarsi della sua personalità e del suo carattere particolare, la sua infanzia, il rapporto con il padre di sinistra e soprattutto con la madre conservatrice e con le sue sorelle, molto diverse tra loro. Ci racconta le sue scelte e le ricadute sulla vita quotidiana, la sessualità e i primi amori giovanili. Il contesto storico gioca la sua parte. Siamo negli ultimi anni della dittatura clerico-fascista del generalissimo Franco e negli anni di una faticosa transizione per un ritorno alla democrazia. Petra è figlia di repubblicani, proviene da un’opprimente scuola di suore che ha frequentato nel cuore degli anni della dittatura. Conosce Hugo all’università, quando le opposizioni iniziano a manifestarsi e scoppiano le prime rivolte studentesche. Scopre così la ribellione, l’amore, il sesso, e germoglia in lei l’orgoglio femminile, che fa presto di lei una femminista e un’idealista. Con Hugo si sposa e apre uno studio d’avvocatura, ma presto si rende conto di essere fuori strada sia dal punto di vista professionale che umano. Così matura l’ida di iscriversi a una scuola di polizia. Arriveranno anche altri tempi, altri due matrimoni (l’ultimo, con l’architetto Marcos Artigas, le darà quattro figli), la vita borghese, e ulteriori contraddizioni, che la porteranno a indossare a volte una maschera di nichilismo.
Questo romanzo è un’autentica e torrentizia confessione di Petra Delicado, che si interroga sulle sue relazioni umane (che sono in modo figurato e per estensione quelle di tutti noi) e sul senso stesso dell’esistenza. Affianco alla storia dell’ispettrice determinata, che il lettore ha imparato a conoscere nelle passate indagini e vicende poliziesche, emerge l’essere umano, la donna, con il proprio vissuto e le proprie debolezze, costretta a orientarsi all’interno della complessa società storica e politica in cui vive. Del resto è facile sostenere che la Bartlett non abbia quasi mai scritto romanzi strettamente di genere, quindi “Autobiografia di Petra” non rappresenta – da questo punto di vista – una particolare eccezione. Quanto allo stile letterario è sempre molto scorrevole e sorvegliato (come è ormai consolidato e tipico della Bartlett), restando ironico, leggero ma al tempo stesso profondo, senza mai eccessi né cadute melodrammatiche.
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Articolo protocollato da Leonardo Dragoni
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