Siete dei netturbini. Il vostro compito è semplice: tenete in ordine le strade, vuotate i cassonetti, rimpiazzate le buste troppo piene dei cestini.
Ebbene, e se in un normalissimo giorno di lavoro doveste fare una terribile scoperta? E se questa scoperta fosse la testa di un uomo, come vi comportereste?
In “Bunny Boy” di Lorenza Ghinelli è proprio così che si aprono le danze di un thriller inquietante, ma decisamente intrigante.
Dicembre 2018. La testa di un uomo privo di occhi è ritrovata ai piedi di un cassonetto. Il resto delle sue membra viene scoperto il giorno successivo; il corpo è stato mutilato, privandolo del cuore e delle mani.
Nel frattempo Nina, undici anni, viene obbligata dai genitori a tornare dallo psicoterapeuta per superare un trauma che le è quasi costato la vita sei mesi prima. Da quando ha sviluppato la sordità, in realtà Nina è afflitta da terribili visioni sonore, o meglio, da presagi di morte.
Mentre Bunny Boy, lo spietato killer, continua nel suo insensato disegno di morte, la bambina si rende conto di essergli connessa in qualche modo e, quindi, dovrà essere lei a fermarlo.
Insieme a Rasha, Nur e Alfredo, suo fratello, Nina si ritroverà a fare i conti con la paura e il suo recente passato.
I quattro ragazzi si addentreranno in un territorio in cui l’infanzia può essere nera e cannibale, ma comunque degna di essere riconosciuta. Ciò che non sanno è se gli sarà concesso di riemergerne indenni.
La scena con cui veniamo catapultati nella vicenda è davvero realistica e attuale.
Siamo abituati al bombardamento quotidiano di omicidi e sparatorie che avvengono oggigiorno nella nostra penisola, veniamo a patti con il sangue tutti i giorni all’interno delle nostre mura domestiche al solo sentire queste notizie.
L’apertura di Bunny Boy è potente proprio per questo: ci sembra vero.
Lorenza Ghinelli, già autrice di “Tracce del silenzio” in cui conosciamo Nina come protagonista, possiede il raro dono di rendere veritiero qualsiasi cosa di cui scrive. La sua scrittura ha una potenza visiva davvero notevole, tanto da permettere al lettore di immaginare quanto legge come se stesse guardando un film.
L’idea di far ruotare le vicende intorno a una bambina in un thriller mi ha lasciato sorpreso e, spero, fosse questo l’intento dell’autrice. Nina è una vera forza della natura: ho particolarmente apprezzato il fatto che sia stato introdotto un elemento come quello della sordità, un ottimo spunto di riflessione su coloro che sono costretti a sopportare questo handicap e per cui si deve fare ancora tanto.
Di Bunny Boy, oltre al mistero intorno alla figura dello spietato killer – tutto il libro è macabramente costruito, tanto da sembrare in alcuni punti un horror – la Ghinelli pone l’attenzione su tematiche sociali importanti, quanto mai attuali: la guerra, l’omofobia, l’emarginazione verso il diverso.
Chissà che non sia proprio quest’ultima ad aver fatto di Bunny Boy, il killer, quello che è diventato. A voi scoprirlo leggendo il libro!
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