La segnalazione di oggi è per Il buon informatore, nuovo romanzo di John Banville uscito il 10 luglio per i tipi di Guanda. Banville è un narratore poliedrico, considerato uno “scrittore che ha vissuto due vite”, dal momento che dal 2005 ha creato un alter ego letterario dal nome Benjamin Black, che firma lavori decisamente più noir rispetto ai romanzi che hanno reso famoso il nome di Banville fin dall’esordio risalente al 1971 con Nightspawn (tra questi, di recente La bionda dagli occhi neri).
Il buon informatore è un giallo sofisticato, un lavoro tecnicamente raffinato in cui è possibile apprezzare in tutta la sua potenza la contaminazione tra il fascino della scrittura narrativa e quella precisione che è propria della penna giornalistica.
Il protagonista del romanzo è proprio un giornalista, un professionista con alle spalle un passato di corrispondente in alcuni degli scenari che hanno cambiato la storia del ‘900, da Piazza Tienanmen ai conflitti israelopalestinesi.
John Glass è un professionista inossidabile, sempre impegnato nei fronti più caldi del mondo, si trova ad accettare un lavoro davvero particolare: la stesura della biografia di un magnate delle telecomunicazioni, William Mullholand.
Tra pressioni familiari e compenso da capogiro il lavoro, pur nella sua diversità rispetto ai precedenti di carriera, viene accettato di buon grado.
La situazione è però destinata a precipitare in poco tempo, dal momento che viene ucciso Dylan Riley, giovane assistente di Glass che trova una morte violenta dopo aver tentato un ricatto.
Si innesca così un percorso d’indagini che portano Glass non solo ad approfondire l’oscuro passato di William ‘Big Billy’ Mullholand, ma addirittura anche quello della famiglia di sua moglie.
Banville guida il lettore lungo un percorso costruito con impareggiabile raffinatezza, giocando con i dettagli strutturali del thriller tanto da rendere intricato e affascinante il raggiungimento della soluzione, la cui spiegazione risulta sorprendentemente facile.
Con questo romanzo Banville si conferma ottimo autore di thriller e lo fa con un libro davvero particolare, per certi versi strano e ibrido, dal momento che nonostante la labirintica ambientazione newyorkchese è possibile riscontrare particolari che ricordano le atmosfere cupe dell’Irlanda, terra da cui Banville arriva e che ha ovviamente influenzato in maniera radicale la sua formazione e la sua creatività.
Se vi piace il giallo e la scrittura a tratti un po’ retrò, questo è un romanzo che vi potrebbe interessare.
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