Elisabetta Cametti nasce nel Vercellese, e precisamente a Gattinara, nel 1970 e dopo una laurea in Economia e Commercio conseguita alla Bocconi inizia a diversificare la propria attività lavorativa tra l’editoria (prima come direttore generale della divisione Collezionabili della casa editrice De Agostini e ora presso il gruppo editoriale Eaglemoss a Londra), come opinionista televisiva (da diversi anni è presente a Mattino 5) in quanto esperta di criminologia ed appassionata di cronaca nera, e soprattutto come scrittrice di thriller di successo.
La nostra Elisabetta esordisce nel 2013 con il thriller, che diventa bestseller internazionale, dal titolo K – I guardiani della storia al quale seguiranno, della stessa serie, K – Nel mare del tempo (2014) e K – Dove il destino non muore (2018) vincitore della 67ª edizione del Premio Selezione Bancarella. Nel 2015 dà vita ad una nuova serie, quella denominata 29, che fin dal primo libro ha replicato i successi precedenti. Era Il regista che sarà seguito nel 2016 dal secondo della serie dal titolo Caino ed è proprio quest’ultimo, cari affezionati del bancone “letterario” di Thriller Café, che recensisco qui oggi per voi.
È importante però aggiungere che l’ultima fatica letteraria della nostra bravissima “lady thriller” è Muori per me (2021).
Veronika Evans fotoreporter d’assalto che si occupa, prevalentemente, nei propri servizi di denunciare le ingiustizie sociali al fine di dare voce a chi in questa società voce non ha è ormai distrutta e sconvolta dalla scia di sangue dell’ultima indagine (quella de Il regista per intenderci) che l’ha fatta ripiombare nel baratro della propria fragilità emotiva. Decide pertanto, sia per allontanarsi dal New York Police Department con il quale non vuole più collaborare sia per disintossicarsi da tutto il dolore e il male a cui aveva dovuto assistere, di accettare la proposta di un reportage in Groenlandia. Certamente anche questa sua nuova impresa non è di certo “una passeggiata”: dovrà infatti documentare, a mo’ di denuncia, la mattanza delle foche che avviene tra gli incantati e quasi paradisiaci fiordi artici.
La sua pausa, anche se non certo rilassante, viene interrotta dall’arrivo improvviso di Fisher, capo del Detective Bureau, che la reclama a New York in quanto il NYPD ha nuovamente bisogno di avvalersi del suo acume intuitivo e di quel suo sguardo, filtrato dalla reflex, che sa catturare dettagli e situazioni sospette che ai più sfuggono. Per convincerla l’amico Fisher le mostra l’immagine di una giovanissima donna con un maquillage perfetto trovata cadavere sotto i leoni di pietra della Public Library su Fifth Avenue che indossa un abito da gran gala, rosso fuoco, ed è posizionata “ad arte” in una posa plastica che pare ricordare una scultura di arte contemporanea e le rivela una verità agghiacciante: la donna è stata scuoiata. Poiché Veronika intuisce immediatamente, in questa cruda brutalità, un messaggio che lo pseudo artista vuole comunicare al mondo intero e capisce che ogni dettaglio ha uno scopo preciso che fa parte di un disegno superiore non riesce a non accettare di ritornare in patria perché il richiamo del proprio senso del dovere è forte e irresistibile. Ben presto sarà chiaro a tutti che il ritrovamento della giovane orientale proprio in quel luogo non è di certo una coincidenza infatti nella biblioteca si inaugurerà a breve un evento artistico di portata mondiale gemellato con la Biennale di Venezia dal titolo “Affinità e Consonanze”. E le morti continuano… prima uno, poi due e poi tre e tutte presentano lo stesso modus operandi… ma chi è il “Caino” soprannome col quale viene indicato l’assassino sia al fine di dargli una connotazione ben precisa e non, come spesso si fa, chiamandolo “ignoto 1” sia perché in realtà Caino è il primo assassino biblico della storia dal quale si desume possa aver avuto origine una progenie malvagia? E che collegamenti ci sarebbero tra questo Caino, dallo spirito artistico, e un altro serial killer denominato “Il sarto” perché faceva ritrovare le proprie vittime con un paio di forbici sartoriali conficcate nella giugulare la cui fine è imminente in quanto sarà giustiziato, con un’iniezione letale, di lì a pochi giorni e precisamente il 29 giugno? Inoltre perché ricorre più volte il numero 29: data dell’esecuzione nel carcere di massima sicurezza in Virginia e quella dell’evento artistico internazionale che vede la partecipazione di migliaia di invitati e personalità illustri?
Ho conosciuto Elisabetta Cametti leggendo qualche mese fa la sua ultima fatica Muori per me ed essendo stata rapita dalla sua straordinaria capacità di fare immergere il lettore all’interno della trama quasi come se fosse uno dei protagonisti ho deciso di leggere i suoi thriller precedenti e ho iniziato dalla serie 29. Con Caino la Cametti si conferma una grande scrittrice di thriller ma mi preme dire che, a mio avviso, i suoi romanzi non sono thriller e basta perché le trame sono sempre davvero complesse e ricche di personaggi le cui storie si intrecciano, di misteri che mentre si dipanano conducono a nuovi enigmi, di sentimenti ed emozioni che fanno riflettere. Chi ha letto Il regista ha avuto già modo di conoscere la protagonista principale e cioè la fotoreporter Veronika Evans che è una donna straordinaria che lotta per portare alla luce una serie di ingiustizie perpetuate nella nostra società (siano esse nei confronti dei senzatetto, delle donne, degli animali…) e lo fa nonostante i suoi numerosi problemi psicologici, le sue manie ossessivo-compulsive e i suoi attacchi di panico. Qui, infatti, ancor più che ne Il regista dovrà trovare dentro di sé la forza di superare i propri conflitti interiori che si capirà essere legati ad un rapporto malsano con un padre svalutante dedito esclusivamente ad accrescere il proprio impero economico come imprenditore dell’industria tessile e lo farà grazie, come sempre, alla sua reflex che posta come uno scudo, uno schermo protettivo, tra lei e il mondo le permette di “buttarsi nella mischia” e di ragionare con lucidità.
La storia che inizia in Groenlandia subirà vari cambi di ambientazione arrivando fino in Italia, a Venezia per l’esattezza, dove l’autrice incentra la parte più adrenalinica. Ma comunque la trama procede su più piani spaziali, perché se da una parte saremo concentrati a Venezia, dall’altra saremo ancora in America, dove si svolgerà un’altra parentesi della storia collegata sempre alla ricerca dell’individuazione del Caino o dei Caini. Cosa c’è dentro la testa di un serial killer? E cosa trasforma una persona normale in un assassino? La Cametti ci fa comprendere con i suoi thriller che esistono diversi tipi di serial killer: coloro che uccidono per categorie (prostitute, omosessuali…), coloro che lo fanno per vendetta personale o per vendicare qualcuno, chi lo fa come una “scheggia impazzita” solo per appagare il proprio istinto omicida o provare piacere nel togliere la vita ad un’altra persona e chi, come in Caino, con un disegno superiore per raggiungere la fama eterna.
“Vivere per sempre… non significa vincere la morte fisica, non significa continuare a vivere in una dimensione diversa, non significa rinascere in un altro corpo. Morte è morte… Ma si può vivere in eterno comunque. Creare. Fare qualcosa di memorabile, di unico. La Vergine della Perfezione è proprio questo: la voce che mi ricorderà nei secoli che verranno.”
Con una scrittura asciutta e tagliente, priva di fronzoli inutili o passaggi ridondanti ma decisamente incisiva e accattivante Elisabetta Cametti ci consegna l’ennesimo magistrale thriller intenso ma anche spietato dove ognuno di noi si trova costantemente in bilico, come un equilibrista, tra giusto e sbagliato, tra bene e male.
In conclusione: suspense all’estremo, enigmi da risolvere, battito accelerato, serial killer da incubo. Voto personale da 1 a 10? Beh, ovviamente… 29!
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.