A distanza di trent’anni dalla sua prima pubblicazione, Einaudi ripubblica ancora una volta Carta bianca, il primo romanzo di Carlo Lucarelli, e dopo averlo già pubblicato nel 2014 per Stile libero, stavolta lo fa uscire nella collana Super ET.

Carta bianca è il primo capitolo di una trilogia che vede come protagonista il commissario De Luca che, nell’aprile del 1945, dalla polizia politica del regime fascista passa a indagare sui reati comuni. Siamo all’epilogo di un ventennio pesante, soprattutto per le conseguenze che porta con sé; siamo alla fine di un’epoca e nel disordine che precede un nuovo, incerto inizio. I reati comuni, perciò, passano quasi sotto silenzio. Se non fosse che qualcosa va storto e le carte in tavola cambiano rapidamente. Non c’è nulla di prestabilito in questo romanzo, nulla di canonico: autore e personaggio sembrano vivere la stessa storia che assume quasi entità autonoma, con l’obiettivo ultimo di recuperare ciò che sta per essere perduto: un senso comune di appartenenza ad un popolo, ad una nazione. E come si colloca, in questa storia, un personaggio come De Luca? Forse può essere utile rileggere ciò che Lucarelli pone ad introduzione del romanzo:

“Gli ufficiali e gli agenti di P.S. vegliano al mantenimento dell’ordine pubblico, all’incolumità e alla tutela delle persone e delle proprietà, in genere alla prevenzione dei reati, raccolgono prove di questi e procedono alla scoperta ed in ordine alle disposizioni della legge all’arresto dei delinquenti.”

Cos’è? E’ l’articolo 1 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, del 1931. Che sia questa, la chiave? O forse lo stralcio di un colloquio tra il Duce e Larice, che fa capire quanto poco ci sia di spontaneo nella nascente Repubblica e quanto di torbido e costruito ci sia, invece, dietro. E lo sa bene De Luca, cosa significa essere un poliziotto autentico in un contesto come questo.

Dal 1990, quando Sellerio pubblicava per la prima volta Carta bianca, sino ad oggi, Lucarelli di thriller e noir ne ha scritti tanti, ha creato molti personaggi memorabili, così come ha scritto saggi e racconti in collaborazione con altri autori; ma se più case editrici decidono di pubblicare sempre nuove edizioni di questo romanzo e se lo stesso autore è particolarmente legato a questa storia, un motivo ci sarà, no? Comunque la pensiate, vale la pena leggerlo.

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Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

Simone Della Roggia ha scritto 178 articoli: