Bentornati al Thriller Café! Oggi parliamo di fumetti, e in particolare di Cassidy, una serie action-thriller sceneggiata da Pasquale Ruju e tornata da poco in edicola, ospite per tre numeri della collana Le Storie di Sergio Bonelli Editore. Le parole di Ruju diventano piombo e sangue grazie alle chine di tre talentuosi disegnatori, Paolo Armitano, Gianluigi Gregorini ed Elisabetta Barletta.
Il sipario si apre sul funerale di Raymond Cassidy, con gli agenti dell’FBI Kenneth Foster e Don Clayton che spiano da lontano il triste commiato nella speranza di catturare i complici del criminale. La morte di Cassidy è stata tragica e spettacolare al tempo stesso: una Dodge Aspen nera, crivellata di proiettili, lanciata a manetta (con tanto di sovralimentazione a NOS!), contro un posto di blocco della polizia. Una sigaretta stretta tra i denti e in gola il motivo rabbioso di “Oh when the saints go marching in”. Ma siamo sicuri che sia davvero finita?
Tornati in ufficio a mani vuote, i due agenti stanno per chiudere definitivamente il caso, quando ritrovano un faldone di vecchie pratiche che devono ancora essere archiviate: la “ghiacciaia”. Grazie a questo espediente narrativo, si apriranno una serie di “cold cases”, di racconti a cassetto incentrati sul glorioso passato criminale di Cassidy, fatto di rapine, inseguimenti al cardiopalma e sparatorie micidiali.
Già, ma chi è Raymond Cassidy? Per rispondere alla domanda, abbiamo spolverato la serie originale, 18 numeri pubblicati tra il 2010 e il 2011 dai tipi di Sergio Bonelli Editore. Malgrado siano passati quasi dieci anni, la serie è invecchiata come un buon vino e ancora oggi vi potrà riservare una lettura piacevole e decisamente divertente.
Ma torniamo a Cassidy: un tizio davvero pericoloso. Quarant’anni, capelli biondo cenere, sempre vestito da sera, con cravatta e camicia ton sur ton come Robert De Niro in Casino. Mai troppo lontano da un’automatica calibro 45, con l’effige di Cavallo Pazzo sul calcio. Per vivere (ma in fondo anche un po’ per vocazione) rapina banche e commette furti, in compagnia di un terzetto di amici altrettanto “duri”: l’erculeo José Cuervo (con le inconfondibili fattezze dell’attore Danny Trejo) e il giocatore incallito Aaron “Ace” Gibson, sempre impegnati in eterni battibecchi, e il tormentato David “Lazaro” Stevens, con i capelli bianchi e il volto scavato del grande David Carradine.
Cassidy è un professionista: le sue rapine sono condotte con grande sangue freddo, ma anche con un codice d’onore che non gli permette di uccidere vittime innocenti. Addentrandoci nei meandri della sua storia, scopriremo che non è sempre stato un rapinatore: alle sue spalle c’è l’inferno verde del Vietnam e anche un matrimonio infelice con la bellissima Dottie, ora tenuta rinchiusa come un uccello da voliera dall’ambiguo senatore Howlag.
La notte del 16 agosto 1977 a Graceland muore il Re, Elvis Presley. Quella stessa notte, Cassidy si ritrova ferito a morte, di fianco alla sua Dodge crivellata di pallottole. È la fine, ma all’improvviso compare un vecchio Bluesman. È un’apparizione dal sapore di Voodoo. L’atmosfera si fa irreale. Il vecchio chiede al moribondo se ha visto la sua armonica. Cassidy la ritrova di fianco a sé, tra l’erba rischiarata dalla luna. Per ricompensarlo, il bluesman gli concede ancora un po’ di tempo. Diciotto mesi (uno per ogni albo che compone la miniserie) per “sistemare le cose”. Diciotto mesi in cui la spettrale figura del suonatore d’armonica intervallerà con le tristi note di “Somewhere over the rainbow” una girandola infernale di colpi di scena e fuochi d’artificio.
Cassidy di Pasquale Ruju è una vera e propria dichiarazione d’amore agli anni Settanta americani. Vagando tra le sue pagine troverete echi del miglior cinema di quell’epoca: lo Steve Mc Queen di Bullitt e The Getaway, il durissimo Clint Eastwood dell’ispettore Callaghan, il freddo Michael Kane di The Driver e molti altri ancora. Le accurate prefazioni di Gianmaria Contro vi aiuteranno ad approfondire, fornendovi interessanti spunti di visione e lettura.
Per ricreare l’atmosfera, Ruju dissemina la sua opera anche di citazioni musicali che trasmettono con potenza lo spirito selvaggio di quegli anni: da Elvis ai Led Zeppelin, dai Bee Gees agli Iron Butterfly, troverete sparse tra le pagine non poche pietre miliari del rock and roll.
E visto che con un po’ di buona musica si legge ancora meglio, a questo link troverete un’apposita playlist di Spotify, intitolata “A gun for Cassidy”, che raccoglie tutte le canzoni citate nel fumetto.
In ogni caso, il raffinato intrico di citazioni e rimandi non toglie nulla all’immediatezza dell’opera in sé, che si divora tutta d’un fiato, correndo da un albo all’altro fino al fatidico scoccare dei “diciotto mesi”, ovvero fino alla fine che, come in ogni opera letteraria che si rispetti, coincide con l’inizio. All’interno della serie, poi, l’anima poliziesca si intreccia con altre influenze: il racconto di guerra, ma anche storie intime di una certa complessità, il tutto condito con un elemento vagamente soprannaturale (il Bluesman, appunto) che aggiunge charme e mistero alla vicenda. Pur incarnando il classico cliché dell’“anti-eroe bonelliano”, Cassidy è un personaggio complesso e sfaccettato che non manca di esercitare fascino sul lettore: lo si segue volentieri nelle sue peregrinazioni sulle strade perdute d’America.
Insomma, se amate il thriller d’azione con quel caratteristico sapore di anni ’70, vi consigliamo di non perdervi le nuove storie di Cassidy in edicola, ma anche di recuperare la vecchia collana storica di diciotto numeri. Di recente, Bonelli l’ha ripubblicata in una lussuosa edizione cartonata e a colori. Quale occasione migliore per iniziare un binge-reading?
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