Due sconosciuti si ritrovano ammanettati su una panchina di Central Park. Una situazione apparentemente irrisolvibile per una trama carica di suspense in Central Park, nuovo thriller di Guillaume Musso.
Guillaume Musso oltre ad essere scrittore è professore di scienze economiche e sociali, come scrittore ha debuttato nel 2001 con Skidamarink ma è nel 2004 con L’uomo che credeva di non avere più tempo che raggiunge la notorietà, il libro diventa un best-seller e viene tradotto in più di venti lingue con relativo adattamento cinematografico.
In questo suo ultimo libro l’autore francese decide di cambiare registro, rispetto al precedente romanzo, infatti, non ricorre a elementi misteriosi e soprannaturali ma si basa su una trama condita da elementi totalmente razionali.
La storia comincia con due persone, un uomo e una donna, che si svegliano e si scoprono ammanettati tra loro su una panchina di Central Park. Alice è una giovane poliziotta parigina che ha passato la serata precedente con le amiche ad una festa sugli Champs-Elysées; Gabriel invece è un pianista jazz americano, e la sera prima era impegnato a suonare in un pub di Dublino… Sembra impossibile, eppure sono lì, e in più Alice ha la camicetta sporca di sangue e in tasca una pistola a cui manca un colpo.
I due, una volta realizzato di trovarsi a New York, hanno due reazioni opposte. Gabriel vorrebbe rivolgersi immediatamente alla polizia, mentre Alice vuole prima scoprire come mai la sua camicetta è sporca di sangue e risolvere la questione della pistola. Ma per chiarire il mistero dovranno agire in coppia, innescando così il meccanismo del thriller.
La protagonista, Alice, non ha una vita facile. Conduce da tempo un indagine privata per trovare il serial killer che due anni prima è quasi riuscito ad ucciderla causando il suo dramma familiare, terminato con la perdita del marito e del bambino che portava in grembo.
L’indagine per scoprire cosa è successo la notte prima di trovarsi ammanettata al Central Park, diventa così la più importante della sua vita e la verità a cui andrà incontro avrà su di lei degli effetti devastanti.
Lo schema della narrazione, come spesso avviene in questi casi, parte dalla fine con l’indagine che procede a ritroso. Questa volta però si parte da due persone smarrite in una città lontana e non da due cadaveri. Lo sviluppo della storia sembra non decollare all’inizio del romanzo, in particolare nella parte dedicata ai ricordi di Alice, con il risultato di appiattire l’andamento del thriller. Inoltre le vicende temporali sembrano presentare delle incongruenze per dei fatti che si ritiene debbano svolgersi nell’arco delle 24 ore e invece sembrano di più. Ma più si va avanti nella lettura più si comincia a capire il segreto del successo di questo libro. Il colpo di scena finale, infatti, spiazza a tal punto il lettore da riuscire probabilmente a far cambiare il giudizio dato fino a quel momento sul libro. Lo stile originale di Musso fa sì che i fatti vengono narrati in modo tale da poter trasmettere la situazione mentale e psicologica vissuta della protagonista. Un sottile espediente usato dall’autore al fine di sconvolgere il lettore, anche a costo di piegare l’umanità dei personaggi alle esigenze della trama. A questo bisogno aggiungere un epilogo assolutamente sorprendente per un romanzo molto particolare e pieno di sorprese. Il risultato del lavoro di Musso è un thriller magistrale che trascina il lettore in una spirale implacabile, un romanzo che sa come stupire, e da consigliare calorosamente a chi cerca una lettura che sappia travolgere totalmente la mente.
Salvatore Chianese
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