A distanza di poco più di un anno da quel Il giorno del Bianconiglio che sconvolse il crime web tornano Leonardo Artico e la sua squadra di security-black men, dietro cui si criptano ex hacker e neo paladini del bene e del giusto in rete. Torna Teresa, la giornalista un po’ Alice nel Paese delle meraviglie di internet, ancora più innamorata di Leo e in urta con Artico (prova a cavar fuori l’uomo dall’armatura del cyber-Lancillotto) e torna il buon Roberto, braccio destro del protagonista sempre oscillante tra l’idolatria e la disillusione, tra l’ammirazione per il capo e la presa di coscienza di esserne ignorato.
Stavolta l’avventura è cosmopolita e tinteggiata di passione, perché ad assoldarli è Rachele, ex (fidanzata no, fiamma neppure… facciamo ex e stop) di Leonardo, ormai al vertice di una multinazionale big-tech e trasferita a New York ma mai dimentica delle doti (varie) di Artico, la quale maliardamente lo ficca senza spiegazioni su di un volo e poi, vista Central Park, lo ingaggia nel segretissimo “Progetto da Vinci” che, come recita la copertina, attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale punta a rivoluzionare il mondo della cybersecurity.
E no, e mica solo questo.
Ma qui non si svela nulla. Qui oggi parliamo di lui, Alessandro Curioni, l’autore. Un’araba fenice a sua volta, come certi virus (informatici e non) che per progredire si reinventano continuamente. Ex giornalista, oggi vertice dell’azienda di sicurezza informatica da lui stesso fondata, ma anche docente universitario e commentatore. E contemporaneamente a questo romanzo anche neo-dottore in filosofia. Che traspare spesso e che con le conoscenze – assolutamente privilegiate anche in tema di aneddotica geek – crea una serie di chiaroscuri godibilissimi, di alternanze caldo-freddo degne di una sauna finlandese e capaci degli stessi effetti: energizzare, purificare, dare nuovi elan.
Prendete per esempio le pagine in cui Alessandro vi spiega il “controesempio di Searle” per introdurvi alla propria idea di intelligenza artificiale (un uomo non conosce il cinese ma dispone di un manuale che gli indica come replicare ad ogni ideogramma: dà quindi risposte giuste senza aver capito neppure il senso della domanda) e poi indugia sulla dicotomia, che noi tutti conosciamo (soprattutto chi si sia imbattuto in Kant), tra quello che penso e quello che voglio (il primo riguarda il piacere, il secondo ciò che intendo raggiungere in nome di quanto ritengo giusto). O le altre pagine in cui definisce “scrittore” chi crea software e poi contrappone gli algoritmi stilometrici all’Uomo antiquato, o ancora quando citando Brecht, fa dire ad Artico che si accomoderà dalla parte del torto perché “tutti gli altri posti sono occupati”.
Questo è lo scrivere di Curioni: ti guida nel dark web, ti svela come agiscono i suoi frequentatori, ti rivela come ragionano le grandi aziende di cybersecurity, poi ti ricorda reminiscenze liceali e nel far questo ti serve un web-thriller ad alta tensione, con continui capovolgimenti di ruolo, conditi anche da citazioni storiche che probabilmente gli frutteranno una querela per diffamazione (chiamare un ex Pm, poi passato in politica, dott. Di Roccia e poi farlo comportare da criminale non è esattamente una allusione) e poi… e poi giri pagina e ti trovi descritta una scena in cui non è che ti riconosci, nel senso che ti assomigli, no, no, c’eri proprio! Perché Artico vive in via Festa del Perdono (dove io ho lo studio) e va a cena al Dulcis in Fundo dove incontra la libraia Mariana (e a quella serata ero presente anche io).
Un gioco di specchi continuo, in pratica, e una storia che prosegue dalla precedente. In fondo, Alice da dove passava se non dallo specchio?
Waiting for the third story… sincerely yours, Sorghy
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