Paolo Nori, scrittore, traduttore e blogger nasce a Parma nel 1963. Si diploma in ragioneria e va a lavorare,per una ditta italiana, prima in Algeria poi in Iraq. Si licenzia e ritorna in Italia per iscriversi all’università e si laurea in Lingua e Letteratura Russa presso l’Università degli Studi di Parma. Ritorna a lavorare all’estero, soprattutto in Francia, ma si licenzia nuovamente e inizia a pensare seriamente a dedicarsi interamente alla sua passione: quella di scrivere. Pubblicherà parecchie antologie e diversi libri traducendo i classici russi e nel 1999 pubblica per Fernandel il suo primo romanzo Le cose non sono le cose. La sua produzione letteraria è davvero ipertrofica (più di quaranta pubblicazioni che vanno dalle traduzioni russe alla saggistica e ai romanzi di vario genere) e qui di seguito elenco solo alcuni dei titoli che ritengo essere i più significativi: Siam poi gente delicata: Bologna Parma, novanta chilometri (Laterza, 2007), Tredici favole belle e una brutta (Rizzoli, 2012), Repertorio dei matti della città di Bologna (Marcos y Marcos, 2015), Fare pochissimo (Marcos y Marcos, 2017) che è stato pubblicato sotto lo pseudonimo di Paolo Onori, I russi sono matti. Corso sintetico di letteratura russa 1820-1991 (UTET, 2019). Nel 2020 si cimenta, per la prima volta, anche con il genere giallo e pubblica per Salani Che dispiacere. Un’indagine su Bernardo Barigazzi che qui di seguito recensisco per voi.
Bernardo Barigazzi è uno scrittore insoddisfatto del suo lavoro nonostante abbia pubblicato una ventina di libri che hanno riscosso tutti un notevole successo. Vorrebbe diventare, infatti, un giornalista sportivo. L’occasione per realizzare il suo sogno nel cassetto arriva a maggio 2017 quando conosce nella lounge del Salone del Libro di Torino Susanna Bergamini, la responsabile ufficio stampa di una casa editrice, anche lei insoddisfatta del proprio lavoro e che condivide con Barigazzi la passione per il calcio. Susanna gli confesserà di essere un’accanita tifosa del Toro e che, ovviamente, gioisce ogni qualvolta vince la sua squadra del cuore, ma anche che la gioia è quasi superiore quando la Juventus, l’altra squadra cittadina, subisce una sconfitta. Analoga è per Barigazzi la situazione: tifa Parma ma esulta quando perde il Bologna.
Nascerà così, dalla loro fervida fantasia, l’idea di una testata giornalistica sui generis in quanto vedrà la luce, solo ed esclusivamente, ogni qualvolta si verificherà una “débâcle” della Juve e avrà la funzione di far luce e analizzare nei minimi dettagli la partita in quanto, secondo loro, quando perde la Juve i cronisti sembrano essere poco obiettivi e i loro pezzi piuttosto nebulosi. Il giornale che prende il nome di “Che dispiacere” (con sottotitolo “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” – motto juventino) uscirà, per la prima volta, nell’agosto del 2017 dopo la finale di Coppa Italia persa dalla Juve contro la Lazio per 3 a 2. Alla redazione parteciperanno, oltre a Barigazzi e alla Bergamini, poche altre persone e tutti firmeranno i loro articoli con bislacchi pseudonimi che hanno il sapore di veri e propri calembour: Ivan Piri, Iris Toranti, Ines Perti e così via… La testata riscuote un incredibile successo ad ogni sua uscita ma, poiché è un dato di fatto che le sconfitte della Juventus in quel periodo erano proprio pochine, nella stagione 2017/18 uscirono solo 6 numeri. Un exploit eccezionale, tra questi 6, lo fece il numero uscito successivamente alla partita di Champions League dell’11 aprile 2018 dove anche se la partita terminò 3 a 1 con la vittoria della Juve sul Real Madrid in realtà la Juve non passò il turno e quindi perse.
Tutto filò liscio per la redazione dell’anomalo giornale fin quando il 20 febbraio 2019 sulla tribuna bolognese del campo da rugby della Rugby Reno venne ritrovato il cadavere di un giovane accoltellato: era Manuel Carrettieri, un ultrà della Vecchia Signora. Barigazzi, pertanto, si troverà indagato perché più di un sospetto riconduce a lui e al suo giornale. Ma cosa sarà veramente successo?
Per la prima volta Paolo Nori pubblica un libro scritto in terza persona al cui interno inserisce una magistrale carrellata di personaggi che riflettono tutti l’apologia della normalità e un po’ anche della banalità quotidiana dando a quest’ultima la dignità e la nobiltà che gli compete. La normalità la si ritrova anche nelle descrizioni di una Bologna autentica non quella dei luoghi famosi, di Piazza Grande… bensì quella più “terra terra” con la Coop, l’Osteria della Trottola e le piazze descritte così come sono vissute nella quotidianità di ognuno di noi.
Tutti i personaggi messi in scena da Nori dove troviamo “spalmate” le caratteristiche del nostro scrittore hanno un denominatore comune: sono tutte persone insoddisfatte del proprio lavoro e della propria vita, inquiete ma soprattutto sole. Infatti troviamo Barigazzi che è uno scrittore che vorrebbe fare il giornalista, vedovo da poco e che cerca disperatamente di imbastire una relazione, della quale però non è convinto, con la barista Marzia; Enrico Mancino un giornalista che vorrebbe diventare uno scrittore e avere successo a qualunque costo; l’ispettore di polizia Cosimo de Crescenzo che si vergogna di aver conseguito la laurea breve presso una università on-line; la barista Marzia che si accontenta del suo lavoro anche se ha una laurea in filosofia e che utilizza l’attività sportiva come valvola di sfogo alla sua insoddisfacente vita anche sentimentale… Menzione particolare merita Lamborghini che è un dirigente in pensione di un’importante impresa che non accetta di non ricoprire più un ruolo autorevole e quindi cerca disperatamente di essere ascoltato da tutti ma sortisce l’effetto opposto: la moglie non lo considera e non interloquisce più con lui da tempo e gli avventori e i baristi dei numerosi locali che frequenta non lo ascoltano minimamente ma lui continua imperterrito, come in una sorta di dialogo interiore, a raccontare esilaranti episodi veri o inventati allo scopo di rendersi interessante agli occhi degli altri.
Con una scrittura originale e surreale che gioca in modo compulsivo sulle ripetizioni che diventano dei veri e propri loop che girano su se stessi risultando allo stesso tempo sia vorticosi che fissi e che sono tutt’altro che “vuoti” ma piuttosto dei “pieni” filosofici e con una trama strutturata quasi come una commedia degli equivoci, Nori ci consegna un giallo decisamente anomalo dove l’umorismo, le battute e le riflessioni filosofiche la fanno da padrone.
Consiglio la lettura di questo libro a chi, però, già si è avvicinato in precedenza a questo tipo di scrittura che esce decisamente fuori dagli schemi tradizionali perché solo così lo si potrà apprezzare fino in fondo.
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