Possiamo affermare senza tema di smentita che ben pochi gialli hanno fra i protagonisti un albero, e nessuno di loro può raggiungere il livello letterario di Chi è morto alzi la mano, opera scritta nel 1995 dalla francese Fred Vargas che sviluppa la sua tela di intrighi proprio a partire da un albero, per la precisione un faggio.
E non è solo l’albero l’elemento anomalo di una vicenda che non mancherà di spiazzare, ci auguriamo in modo piacevole, chi magari si aspetta un noir francese piuttosto tradizionale: dalla trama ai personaggi, passando per lo sviluppo e giungendo alla poco prevedibile conclusione, sono molti i dettagli “strani” di questo romanzo.
Andiamo a scoprirne la trama:
Nel giardino di Sophia Siméonidis, una cantante lirica, appare all’improvviso un faggio, piantato nottetempo da uno sconosciuto dai motivi misteriosi.
La comparsa dell’albero è solo il primo anello di una catena di eventi misteriosi e poco dopo Sophia svanisce senza lasciare tracce, nell’indifferenza del marito.Spetterà a tre storici, che abitano vicino alla cantante, e a allo zio di uno di loro, un ex poliziotto cacciato per corruzione, tentare di risolvere il mistero di questa comparsa e della conseguente scomparsa…
Già pubblicato nel 2002 da Einaudi e riproposto nel 2006 all’interno della collana Stile libero Noir – Big con la traduzione di M. Balmelli, Debout les morts (questo il titolo originale) è un’opera che si traveste da giallo ma che in realtà mira anche ad altro e il cui maggiore pregio è da cercarsi nelle affascinanti figure dei tre investigatori e, ancor di più, nei riusciti dialoghi fra loro e lo zio.
I tre storici, tutti sulla trentina d’anni, non versano certo in ottime condizioni economiche, vivono in una casa che è conosciuta nei dintorni come “la topaia” e ognuno di loro ha particolarità e idiosincrasie che hanno saputo conquistare il favore dei lettori.
Mathias, esperto di preistoria, Marc, affascinato dal Medioevo e Lucien, conoscitore della Grande Guerra, sono ormai conosciuti come i “Tre Evangelisti” e sempre Einaudi ha portato in Italia anche gli altri due romanzi di questa fortunata serie, anche se con un ordine cronologico che non rispetta le pubblicazioni francesi, visto che il terzo episodio, Io sono il Tenebroso (Sans feu ni lieu, 1997) è stato tradotto per primo, nel 2000 e il secondo, Un po’ più in là sulla destra (Un peu plus loin sur la droite, 1996) per ultimo nel 2008.
Chi è in cerca di facili secchiate di sangue e violenza o di scene sessuali tanto piccanti quanto stereotipate dovrà cercare altrove: la Vargas brilla nei dialoghi fra gli strani storici e lo zio dal passato torbido e il presente epicureo, e tutto sommato l’eterno gioco della caccia all’identità dell’assassino è in questo caso ben meno importante che in tanti altri gialli.
Donna dai mille talenti, Frédérique Audouin-Rouzeau (Fred Vargas è uno pseudonimo) è ricercatrice di archeozoologia presso il CNRS, esperta in medievistica, scrittrice, sceneggiatrice per la televisione e si diletta anche con la musica.
Per farvi meglio capire il suo stile, ecco come vengono descritti i Tre Evangelisti:
“Sotto quelle volte a tutto sesto, sembravano tre statue viste di spalle. La statua di Lucien a sinistra, quella di Marc al centro, quella di Mathias a destra. San Luca, san Marco e san Matteo, ognuno pietrificato nella propria alcova. Dei tipi strani e degli strani santi.”
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.