Raffaella Fanelli è giornalista e ha scritto per diverse testate da Repubblica a Sette, da Corriere della Sera sino a Panorama e Oggi; da molti anni è in prima linea, è nota e viene giustamente premiata per inchieste che porta avanti, anche per anni, da sola con competenza e una dose non comune di coraggio.

La storia di Raffaella conosce anche grandi soddisfazioni, come la riapertura delle indagini nel caso del commissario Calabresi, e vederla ora in libreria con uno dei grandi misteri della storia, non solo della cronaca nera italiana, ci lascia qualche speranza.

In verità, come la Fanelli ha ben descritto a RisoltoGiallo, nella storia delle 27 lesioni da tagliacarte che hanno tolto la vita ad una ragazza giovane e bella, l’indagine è partita già zoppicante, a circuito chiuso, rivolgendo l’attenzione in maniera quasi ottusa nell’orticello limitatissimo della vita privata di Simonetta (per cui il primo ed unico condannato in questa storia è il suo fidanzato dell’epoca, poi assolto in appello) e del luogo dell’omicidio. Così le notissime inchieste su Pietrino Vanacore, il custode dello stabile, poi suo figlio e, in mezzo, a carico di tal Federico Valle, imparentato con un inquilino. Tutti buchi nell’acqua, che hanno dispensato solo dolore e isolamento in una famiglia proletaria, sino al suicidio (o meglio, sino a quando hanno “suicidato”) il Vanacore proprio alla vigilia di una sua attesissima testimonianza in aula.

Eppure – in questo Raffaella è stata efficacissima, sia nel libro che nella nostra intervista – molti sono gli elementi rilevanti che dovevano essere approfonditi e non hanno ricevuto invece alcuna attenzione: persone che vivevano li e avevano ruoli istituzionali – mai ascoltate -, una sede clandestina dei servizi segreti – mai perquisita -, un avvocato in odore di prepotenza sessuale, poi scomparso, che non ha mai smentito la notizia della propria morte. Lo stesso che l’autrice riesce ad incontrare e da cui viene messa in fuga dai cani slegati.

Insomma, filoni intriganti, elementi gravi, a tratti anche concordanti, persino défaillance tecniche di cui gli investigatori non hanno risposto disciplinarmente.

Troppi errori per essere tali. Pensate, il computer della vittima spento dalla prima squadra intervenuta. Un uomo del Sisde che entra nella scena. Le chiavi dell’appartamento restituite quando è ancora sotto sequestro. Dal 1990 ad oggi del delitto di via Poma si è continuato a parlare, perché è uno dei grandi nodi irrisolti del nostro Paese. Raffaella Fanelli li scioglie o li ingarbuglia? Verificatelo voi stessi. Un volume che non può mancare dalla libreria di un italiano informato e critico.

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Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli: