“Non so con che armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la quarta sarà con bastoni e pietre.” Questa emblematica frase, attribuita ad Albert Einstein, rende l’idea della capacità di distruzione raggiunta dal genere umano.
Il pensiero corre alla bomba nucleare, tornata tristemente d’attualità da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Basterebbe il lancio di un solo ordigno per devastare un’intera metropoli. Quelle più piccole, le cosiddette armi nucleari tattiche, sono in grado di annientare in modo chirurgico un’unità militare che magari ha ottenuto un grande vantaggio sul campo.
Nel Dopoguerra, gli scienziati hanno iniziato a studiare un altro tipo di applicazione dell’energia nucleare in grado di danneggiare il nemico senza distruggere le infrastrutture. Si tratta delle bombe elettromagnetiche, progettate per mettere fuori servizio ogni impianto elettrico nel giro di chilometri tramite un potente impulso elettromagnetico (EMP).
Proprio quest’ultima arma è l’argomento principale del romanzo Portatrice di gelo, scritto da Simone Faré per la collana Segretissimo Mondadori.
Portatrice di gelo è la terza avventura che vede protagonista il mercenario Clausewitz. In precedenza lo abbiamo conosciuto ne Il pozzo dei soldati (vincitore del Premio Altieri 2021) e L’equazione del fuoco.
Due parole sulla trama. All’inizio di Portatrice di gelo, troviamo Clausewitz in un raro momento di relax. Il suo tentativo di prendersi una vacanza in Provenza viene interrotto dal direttore della Silent Corporation, società di contractor per la quale lavora. La brusca fine del riposo coincide con l’inizio di una nuova pericolosa missione in terra d’Africa. La destinazione è il Wassa, immaginaria nazione partorita dalla mente di Simone Faré. Il Paese è governato dal presidente Awago Ozela, uscito vincitore da una sanguinosa guerra civile. L’obiettivo della missione di Clausewitz è rapire il primo ministro del Wassa, Leandre Devoille, di recente associato a un traffico internazionale di armi. Anche se vorrebbero incriminare Devoille, le Nazioni Unite temono di minare il fragile equilibrio sulla quale si regge il Wassa. Molto meglio inviare una squadra di mercenari a fare il lavoro sporco in via non ufficiale.
Clausewitz parte per l’Africa insieme ai compagni, tra cui l’affascinante e letale Irina. Il comando dell’operazione viene preso dall’esperto specnaz Konstantin. Il gruppo s’infiltra sotto copertura a Tirhaka, città simbolo del Wasa, distrutta e poi ricostruita da zero alla fine della guerra grazie al fiume di denaro arrivato dall’occidente.
La squadra riesce a prendere contatto con Devoille in occasione di un’opera teatrale. L’improvvisa detonazione di una EMP riporta la città all’età della pietra, facendola piombare nel buio più totale. Da questo momento, Clausewitz e il suo team hanno solo più un obiettivo: sopravvivere.
Poche righe di trama sono sufficienti a fare capire che c’è molta carne al fuoco. Portatrice di gelo è un ottimo escape thriller raccontato in prima persona secondo il punto di vista di Clausewitz. I protagonisti affrontano in sequenza una serie di ostacoli. Quello più insidioso è il buio, da sempre una delle paure più profonde del genere umano. Il buio toglie le certezze, i punti di riferimento, rende tutto terribilmente claustrofobico. La notte può nascondere un nemico e rivelare la sua presenza giusto un attimo prima che sia troppo tardi.
Clausewitz e compagni si muovono in un ambiente spettrale, dove nessun dispositivo elettrico è più in grado di funzionare. La tecnologia militare è inutile, bisogna affidarsi solo sull’istinto e sull’esperienza.
Con il susseguirsi degli eventi, l’autore è bravo mantenere il senso di oppressione provocato dal buio. Con lo scorrere delle pagine il lettore invoca inconsciamente l’alba e il ritorno della luce. Ciò è in contrasto con i desideri di Clausewitz, che paradossalmente spera in una lunga notte: il buio è nemico e amico al tempo stesso perché lo mette al riparo da chi mette tanto impegno per ucciderlo.
Nel romanzo sono presenti molte scene d’azione, alcune piuttosto esagerate nello stile di Segretissimo.
Ho trovato interessante la scelta di creare dal nulla il Wassa, nazione inventata in cui potrebbero rispecchiarsi un certo numero di Stati reali che hanno subito la dominazione francese.
L’utilizzo della EMP su una città rappresenta un elemento originale, nonché inquietante per gli effetti che potrebbe scatenare.
Portatrice di gelo rappresenta un’ottima lettura per gli amanti dell’azione e dello spionaggio.
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- Faré, Simone (Autore)