Torna l’immenso James Lee Burke con “Clete” (Jimenez), un romanzo che spariglia le carte perché ci presenta in prima persona Clete Purcel, il contraltare del suo personaggio principe Dave Robicheaux, e lo eleva a rango di personaggio principale dopo ben 48 romanzi da gregario. E sapete che succede? Ѐ il modo perfetto per conoscere tutto di Robicheaux per bocca di chi lo ama davvero.
Dave avrebbe dovuto fare il prete invece che il poliziotto, e il risultato è che ha fatto della sua vita un casino, e quelli come me hanno dovuto proteggerlo da sé stesso.
Ma non importa. Amo Dave e non mi interessa che si sappia.
Quando Clete porta la sua Cadillac Eldorado del ’59 al consueto autolavaggio non immagina certo che quell’evento insignificante possa diventare l’inizio di una drammatica avventura. Il giorno successivo la macchina viene completamente sventrata da due malintenzionati che gli sfuggono ma sui quali, investigando per suo conto, non ha il minimo dubbio: sono due affiliati del cartello della droga più pericoloso di New Iberia e da principio la sua mente opera un solo collegamento, quello tra la droga e sua nipote, morta da poco per colpa di una dose letale di fentanyl.
Dave non ha mai disonorato il suo distintivo, io invece sì. Ho preso incarichi dalla mafia e ho fatto fuori per sbaglio un testimone federale e ho dovuto svignarmela da Big Sleazy e mi sono unito ai militanti di sinistra a El Salvador. Ho anche lavorato per i mafiosi italiani a Las Vegas, a Reno e nel Montana.
La vita in polizia è ormai un ricordo lontano e la sua attività di investigatore privato va molto a rilento, ragion per cui accetta il caso di una donna molto ricca e spaventata che gli chiede di investigare sulle attività del marito, a suo dire, un uomo potente e spietato che la maltratta e che prima o poi finirà per ucciderla.
Clete Purcel ha un debole per le donne in difficoltà e, appena lei gli mostra la cicatrice su un seno di una bruciatura di sigaretta, gli monta una tale rabbia che accetta senza riflettere. La donna è bellissima e somiglia talmente tanto all’attrice Clara Bow che addirittura ha cambiato il proprio nome per emularla. Ma dal momento in cui Miss Clara entrerà nel suo raggio di azione, si paleserà anche uno spietato uomo che non passa inosservato perché tatuato su tutta la superficie corporea.
Dave guardò dritto davanti a sé e poi di nuovo me. “Sei sicuro?”
“Quanta gente somiglia ad una boccetta di inchiostro con i piedi?”
Ogni passo di Clete e Dave, che lo affianca per proteggerlo anche da sé stesso, è caratterizzato dalla presenza di questo uomo tatuato che entrambi presumono essere un sicario del marito di miss Clara. Ammesso che lei abbia detto la verità sull’intera vicenda…
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La rincorsa all’uomo-inchiostro e la salvaguardia di Chen, una ragazza tossicomane tolta dalle sgrinfie del marito di Clara, unita alla voglia di conoscere la verità sull’oggetto nascosto (e forse ritrovato) nella sua Cadillac, porteranno Clete sempre più al fondo del suo alcolismo e delle sue psicosi, retaggi del Vietnam, certo, ma forse anche di una terribile sostanza psicotropa che qualcuno potrebbe avergli iniettato.
La discesa all’inferno di Clete è fortemente ostacolata da Dave, che in tutti i modi cerca di proteggerlo. Come quando erano in pattuglia insieme nella giungla o nella macchina della polizia anni dopo.
Dave proteggeva sempre i miei sentimenti. Ma era lui che aveva bisogno di protezione.
Vi confesso che seguo molto la scrittura e le attività di James Lee Burke perché lo considero al pari di un antico maestro saggio alla cui fonte abbeverarmi. Sa costruire storie impareggiabili per umanità, ironia, profondità psicologica e fantasia.
Su Youtube potete trovare un dialogo in videoconferenza con Michael Connelly molto recente, avvenuto proprio per il lancio di Clete e ho notato con quanto rispetto Connelly – che è indubitabilmente uno dei maestri contemporanei – si approccia al grande cantore della Louisiana, che si mantiene di una umiltà sorprendente.
Nato a Houston ma trasferitosi con la famiglia a New Iberia nel 1936, Burke è indubbiamente un testimone privilegiato di un lungo tratto di storia mondiale, titolato a potersi esprimere in maniera molto tagliente nei confronti della situazione politica attuale.
Il suo essere ancora molto arguto e dinamico nonostante l’età ci sta consegnando delle perle letterarie inarrivabili, sia come stile intrinseco di scrittura che di sviluppo dei personaggi. Solo a Robicheaux, come scrivevo prima, ha dedicato ben 48 romanzi, iniziando a scrivere di lui nel 1987 (“Pioggia al neon“, Baldini e Castoldi, 1998).
Ѐ inevitabile che il personaggio sia cambiato nel tempo, pur restando sempre coerente.
Burke sottolinea spesso come Dave abbia un chiodo fisso che è il Vietnam e Clete quello dell’Olocausto, due dei passi più bui della storia mondiale del XX Secolo.
Ho una foto strappata da una rivista che ho conservato nel portafoglio da almeno due decenni. Ritraeva una donna ebrea che camminava verso le docce di Auschwitz con le tre figlie al seguito. Cercava di tenere unite le bambine. Probabilmente non avevano idea di cosa le aspettasse, ma penso che la madre lo sapesse. La sua determinazione e il suo dolore sembravano fuoriuscire dalla rivista. Non mi sono mai liberato di questa fotografia. Credo che nessuno possa farlo finché non avremo epurato la terra da coloro che sono responsabili del destino di questa donna e delle sue figlie. Ѐ così che mi sento. Non mi fermerò mai.
Questa la grande missione di Clete Purcel alla quale, nonostante le fragilità della sua psiche e del suo carattere, manterrà encomiabilmente fede.
Infondo Burke vuole che i suoi personaggi cerchino di rendere il mondo un posto migliore di quello che è stato finora, non arrendendosi mai alla disperazione, anzi, cavalcandola come Giovanna d’Arco cavalcava il suo destriero bianco in mezzo al campo di battaglia.
Cosa c’entra la Pulzella di Orleans?
Solo leggendolo, lo capirete. E apprezzerete. Ne sono certa. Per la biografia di James Lee Burke vi rimando all’articolo di Alessandro Bullo sul nostro sito.
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Articolo protocollato da Monica Bartolini
Libri della serie "Dave Robicheaux"
Clete – James Lee Burke
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