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Al Thriller Café oggi è protagonista la criminologa Choi Soo-Min creata da Oreste Venier e già incontrata in “L’ultimo ritornello“; il titolo della sua seconda avventura è “Codice di squadra“. Ve la presentiamo volentieri.
Se nel primo libro di Venier la storia si svolgeva a Venezia, in questo secondo ci spostiamo a Firenze, dove tutto ha inizio nel 2013. Alfredo Martelli è un impiegato che vive la sua passione per il calcio allenando una squadra amatoriale. Grazie al nipote Gabriele, un giovane nerd visionario, scopre il mondo dei bitcoin. Una tecnologia affascinante che lo porta presto in un gioco pericoloso, custodendo un segreto tanto prezioso quanto mortale.
Dieci anni dopo, nel 2023, Soo-Min, giovane criminologa italo-coreana, si ritrova coinvolta nella sua seconda indagine con i Carabinieri. Anche in questo caso il supporto dalla Korea da parte del matematico Yong-Soo le sarà utile per risolvere un caso intricato e pieno di colpi di scena, in cui i valori familiari e sportivi vengono sopraffatti dall’ingordigia umana.
Questa la storia in sintesi, che approfondiamo ulteriormente con alcune domande all’autore e un estratto del romanzo.
Tre domande a Oreste Venier
1) Codice di Squadra segue il precedente “L’ultimo ritornello” e vede il ritorno di Choi Soo-Min: che evoluzione ha avuto la protagonista tra i due romanzi?
Si tratta della seconda indagine della giovane criminologa durante il suo stage di specializzazione presso la nostra Arma dei Carabinieri. La storia è ambientata a Firenze e si svolge temporalmente solo poche settimane dopo quella de L’ultimo Ritornello, tuttavia la protagonista ha fatto tesoro delle tecniche investigative apprese nel suo primo caso e soprattutto ha trovato un nuovo assetto ancora più stretto con il suo amico matematico Yong-Soo, che in questo secondo romanzo non la aiuta più “da remoto” dalla Corea ma è venuto di persona in Italia, mettendo anche a repentaglio la propria incolumità. Ciò permetterà di mettere basi ancora più solide per le successive avventure.
2) C’è qualche curiosità o spunto che vuole condividere con i lettori, riguardo a questo romanzo?
La storia prende spunto dalla vita di una persona che per passione, extra-lavoro, fa l’allenatore di calcio. E’ sempre difficile parlare di un libro senza il rischio di “spoilerarlo”, ma possiamo dire che la scelta di uno sport con un preciso numero di giocatori non è casuale. Sarà proprio il rapporto fra i giocatori e il loro “mister” il vero protagonista del romanzo, da cui il titolo stesso Codice di squadra. Nei romanzi della collana di Soo-Min, pur essendo dei thriller, non sono mai “il morto” e “l’assassino” i veri protagonisti, e forse nemmeno gli stessi investigatori, ma un diverso argomento matematico e come esso lega i personaggi che fanno la loro comparsa di pagina in pagina.
3) Non c’è due senza tre? Rivedremo ancora questo personaggio in futuro.
Ho iniziato a scrivere questi romanzi innanzitutto per divertire, ma anche con un intento un po’ divulgativo: in ciascuno infatti viene trattata una differente problematica della Matematica. Tuttavia il Lettore non ha bisogno di alcuna preparazione tecnica per poterli seguire: sono gli stessi personaggi a descrivere, in termini appunto divulgativi, i meccanismi che si trovano “dietro le quinte”. I primi due romanzi sono dedicati alla crittografia e alle criptovalute; vorrei continuare su questa linea e nelle prossime settimane uscirà il terzo romanzo, Segnali nascosti, che tratta l’arte della steganografia, un’altra modalità matematica per nascondere le informazioni. Si tratta di una storia che affonda le sue radici nell’Antica Roma, per arrivare ai giorni nostri in un Castello fra i vigneti attorno a Verona, nel quale Soo-Min e il suo fidato amico matematico dovranno farsi strada fra tecniche di restauro di antiche maschere teatrali coreane, cibi gourmet e misteri di famiglia.
Estratto
PROLOGO
Domenica 13 agosto 2023, mezzanotte
Arrivò al cimitero in meno di un quarto d’ora, e si fermò nel parcheggio sul retro, destinato ai carri funebri. La zona era ben illuminata e bene in vista, ma la sua presenza non destava sospetto, perché il parcheggio di notte era usato da molti residenti limitrofi. Scese dalla Vespa e si accese una sigaretta con nonchalance, guardando con la coda dell’occhio la guardia giurata che stava finendo il giro di controllo.
Appena il campo fu libero si accertò di avere in tasca il cacciavite e si avvicinò al portone in ferro battuto, scavalcandolo senza grosse difficoltà.
Di notte l’interno del cimitero, un labirinto di stradine e muretti, era molto diverso da come gli era apparso il giorno della sepoltura dello zio; ma riuscì comunque a trovare la strada verso la cappella di famiglia. Era uno dei luoghi in cui non andava mai.
Appena arrivato davanti alla cappella guardò dentro. Non si vedeva nulla. Provò ad accendere la torcia del cellulare, ma la situazione non migliorò: la finitura del vetro della porta8 rifletteva completamente la luce, col risultato che verso l’interno si vedeva ancora meno.
Ma Gabriele aveva così tanta adrenalina addosso da non arrendersi di fronte a quelle difficoltà; tastò con la mano il bordo della porta e trovò uno scanso in corrispondenza del cardine. Appoggiò di lato il telefono in modalità torcia e allineò il led allo scanso.
Si rialzò e si trovò finalmente di fronte quanto sperava: era come se all’interno avessero acceso le luci di un teatro; si vedeva tutto senza riflessi.
Non proprio tutto: la corona di fiori omaggio della squadra al loro allenatore si intravedeva, ma era appena fuori del raggio della torcia.
Cambiò strategia: a malincuore infilò il cacciavite nello scanso del cardine e la porta saltò; se fosse stata più recente, sarebbe andata in mille pezzi. Per sua fortuna, era di quelle formate da quadrati di vetro uniti da una struttura di metallo, e si spaccò solo presso il cardine; la prese di peso e la spostò quanto bastava.
Raccolse il cellulare, riattivò la torcia e infilò dentro la testa nello scanso che era riuscito a creare: ora la corona era proprio davanti a lui.
Osservò attentamente la foto di gruppo, con i tatuaggi sulle spalle dei giocatori, e in quel momento capì tutto.
Oreste Venier
Oreste Venier, nato a Venezia nel 1974, ha frequentato il Liceo Classico e si è laureato in Fisica presso l’Università di Pisa.
La sua passione per la tecnologia informatica e per l’elettronica ha radici profonde, risalenti agli anni ’80 con il Commodore 128 e con la prima costruzione di circuiti. Su di esse ha basato anche la sua professione: da molti anni lavora come progettista elettronico e come consulente tecnico di parte in numerosi procedimenti giudiziari.
Dal 2015 si è dedicato agli aspetti tecnici del bitcoin e della blockchain, tenendo corsi in Italia e in Svizzera e intervenendo sul tema come relatore a seminari ed eventi, tra cui lo SMAU. Nel suo primo romanzo, “L’ultimo ritornello” ha mescolato queste esperienze tecniche con la musica classica, di cui è da sempre grande estimatore. “Codice di squadra” è il secondo volume con protagonista la criminologa Choi Soo-Min.
Il suo sito ufficiale è https://www.orestevenier.it/
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- Venier, Oreste(Autore)
Articolo protocollato da Redazione
Libri della serie "Le indagini di Choi Soo-Min"
Codice di squadra – Oreste Venier
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