Oggi al Thriller Café parliamo di “Colpo di spugna” (traduzione di Anna Martini), una delle opere più note di Jim Thompson, dalla quale è stato tratto anche un film a cura di Bertrand Tavernier che lo ha trasposto in Africa. Stiamo parlando di un autore della seconda metà del secolo scorso, che forse non ha avuto la notorietà che avrebbe meritato e quindi bene ha fatto HarperCollins a ripubblicare di recente le sue opere.
“Colpo di spugna” ha un titolo originale che è “Pop. 1280”, che già ci dice un po’ di quest’opera. Infatti, 1280 sono gli abitanti di Pottsville, piccola cittadina immaginaria di un West più sognato che reale, nella quale il protagonista del romanzo, Nicholas Corey detto Nick, è sceriffo. La vita di Nick procede tranquilla, il suo unico compito è quello di governare i piccoli screzi di paese di una classica cittadina del West, come quelle che si vedono nei film realizzati negli anni in cui è stato pubblicato per la prima volta il romanzo, il 1964.
Ma tutto a un tratto, Nick si deve recare dal suo omologo sceriffo Ken Lacey, che “era sceriffo un paio di contee più giù lungo il fiume”. I due discutono, si confrontano da sceriffi e si scambiano alcune opinioni su un tema che stava a cuore a Nick. Forse il nostro protagonista non afferra bene quello che gli dice Ken, perché tornato a Pottsville scatena una serie di avvenimenti che finiranno per metterlo in guai seri.
Thompson non ricorre a un intreccio narrativo ben definito e strutturato. Piuttosto, la storia procede per scene successive (non a caso moltissime opere di Jim Thompson sono diventate film), quasi avessimo a che fare con una sceneggiatura anziché con un romanzo. Questo non sminuisce per nulla il valore dell’autore, anzi ne esalta le capacità pittoriche, perché a chi legge sembrerà veramente di essere in una piccola cittadina del West.
Jim (all’anagrafe James Myers) Thompson ha uno stile molto personale, che prende a prestito numerose suggestioni e anticipa parecchie tendenze consolidatesi verso la fine del secolo scorso. C’è la grande epopea del West naturalmente, ma quasi in forma fumettistica. C’è l’hard boiled alla Dashiel Hammett a alla Raymond Chadler, con toni talvolta un po’ surreali che anticipano il pulp alla Tarantino. Anche un po’ di voyeurismo tra l’erotico e l’onirico che ricorda Supervixens di Russ Meyer. Insomma, leggendo “Colpo di spugna”, vi capiterà anche di ridere quasi di gusto, talvolta sullo sfondo quasi tragico degli avvenimenti.
Tuttavia, questa colta ironia che accompagna le pagine del romanzo, non deve far pensare che tramite la lente delle scenette di “Colpo di spugna” non ci siano anche considerazioni molto serie e profonde. Jim Thompson sa cogliere nel segno: le sue denunce del razzismo, dello sfruttamento di cui sono vittima le classi più povere e le donne sono manifeste, così come traspare una netta condanna del sistema giudiziario americano. Nick Corey è come il Forrest Gump di Zemeckis, che con un registro quasi infantile traccia un ritratto senza pietà della società americana. In questo senso, proprio come nei grandi western degli anni cinquanta e sessanta, nel ristretto della cittadina di Pottsville si consumano tutti i drammi degli Stati Uniti. Persino il suo linguaggio semplice e, come già detto, quasi fumettistico, svela una capacità di analisi psicologica del crimine fuori dal comune. Ancora un plauso quindi al coraggio dell’editore Harper Collins e un invito a tutti noi a riscoprire la grande figura di Jim Thompson!
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