Oggi al Thriller Café parliamo di Come leoni. Ritorno a Bull Mountain, il secondo romanzo di Brian Panowich, edito in Italia da NN Editore nel 2018. Il libro è il seguito di Bull Mountain e continua a raccontare la drammatica saga dei Burroughs, una famiglia di banditi che vive da generazioni su una montagna della Georgia del nord. Dai tempi del proibizionismo, i Burroughs hanno tramandato di padre in figlio la feroce arte di infrangere la legge: prima con le distillerie clandestine, poi con la coltivazione di marijuana e successivamente con la produzione di metanfetamine hanno creato un impero, fatto di denaro e sangue.
Sebbene il romanzo possa essere in modo indipendente dal precedente, la nostra raccomandazione è di iniziare la lettura con Bull Mountain, il primo volume di questa serie. Così facendo, infatti, potrete apprezzare a pieno le sottigliezze e l’ambientazione di Come leoni, un thriller con una trama non intricata, ma sufficientemente articolata e ricca di rimandi.
Il libro si apre su un periodo di crisi: l’impero criminale dei Burroughs ha subito un duro colpo e Clayton Burroughs, l’ultimo sopravvissuto dei signori della montagna, non soltanto è uno sceriffo (e quindi dalla parte sbagliata della legge per continuare l’attività criminale di famiglia), ma è anche perennemente ubriaco e ferito tanto nel corpo quanto nell’anima. Il rapporto con Kate, sua moglie, è incrinato a causa della sua ricaduta nella bottiglia e peggiora ulteriormente a causa dell’arrivo in città di una vecchia fiamma adolescenziale di lei.
In questo scenario precario, un gruppo di sbandati cerca di rapinare un bar sperduto nei boschi della Georgia, che è sotto il controllo della famiglia, e scatena così una spirale di vendetta che culmina in una vera e propria guerra tra bande. Per Clayton giunge il momento di sedere a capotavola, sulla sedia che suo fratello, suo padre e suo nonno hanno occupato prima di lui, e di apprezzare il gusto inebriante del potere.
Chiunque termini la lettura del primo volume della saga stenta a credere che resti ancora molto da dire: in Bull Mountain vediamo la storia della famiglia Borroughs esplodere come un fuoco d’artificio e Panowich sacrifica con nonchalance tre generazioni di personaggi epici e memorabili, che uno scrittore più avaro di emozioni lesinerebbe per ulteriori sviluppi narrativi. Che cosa aspettarsi, quindi, dal seguito? Cosa rimane da scoprire?
Eppure, se avete amato Bull Mountain, Come leoni vi piacerà altrettanto, se non di più. In questa sua seconda prova, l’autore mantiene lo stile di scrittura secco e diretto che è ormai il suo marchio di fabbrica, ma si muove con destrezza anche nell’indagare la psicologia dei suoi personaggi, rendendoli vivi e convincenti nelle loro debolezze. La trama si sviluppa tutta nel presente, a parte due sconvolgenti flashback in apertura e in chiusura, e mantiene un ritmo e una tensione altissima in ogni sua parte, anche grazie a dialoghi taglienti come rasoi e degni del migliore Elmore Leonard. L’autore introduce nuovi personaggi, ognuno dei quali è perfetto tanto nella sua caratterizzazione che nelle sue azioni: incontrerete il barista Freddy Tuten, che malgrado l’accappatoio rosa e le unghie smaltate ha le nocche solcate da cicatrici profonde, il mostruoso Nails, con una mano deforme e una storia di sofferenza alle spalle, la bella e letale Bessy Mae e il fedele Scabby Mike, per non parlate del terribile Viner Coot, killer pallido con un leone tatuato sul petto (ma attenzione, perché “chiunque sia stato su un banco di scuola sa che è la leonessa a uccidere le prede”).
In breve, Come leoni è un romanzo eccezionale di un genere che è stato definito “Country Noir” e ha quel sapore di camicie a quadri e aghi di pino che potete ritrovare nel primo Joe Lansdale (ma senza la vena ironica che lo contraddistingue) oppure nei libri meravigliosi di Chris Offutt (Country Dark in particolare). Se amate il genere, potrete ricercare emozioni simili in pellicole come “Il fuoco della vendetta (Out of the furnace)” di Scott Cooper, oppure “Hell or high water” e “Wind River” scritti dal bravissimo Taylor Sheridan.
Da qualche giorno è disponibile online – solo in lingua inglese, per ora – il racconto di settanta pagine “The Broken King”, nel quale Brian Panowich racconta la storia del patriarca Gareth Burroughs, il violento padre dello sceriffo della Contea di McFalls.
Recensione di Gian Mario Mollar.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.