Corpi dimenticati - Jørn Lier Horst

Jørn Lier Horst torna in libreria per Rizzoli con una nuova indagine per l’ispettore William Wisting, intitolata Corpi dimenticati e tradotta da Eva Valvo. Ne parliamo oggi al Thriller Café.

È un freddo e nevoso dicembre quando nella cittadina norvegese di Larvik viene ritrovato il corpo di Viggo Hansen, sessantunenne morto in casa sua, da solo, circa quattro mesi prima. L’ispettore Wisting è colpito, sia perché conosceva il morto – era suo vicino di casa – sia perché l’uomo è morto da solo, senza che per quattro mesi nessuno si accorgesse di nulla. È proprio questo, d’altronde, il taglio che Line, la giornalista di nera figlia di Wisting, vuol dare al reportage che intende scrivere su di lui: morte per solitudine.

“Il morto era completamente disidratato. Appoggiato allo schienale della poltrona, le labbra spaccate e i denti gialli in bella vista. Ciuffi di capelli impolverati e avvizziti erano ancora attaccati al cranio. Attraverso la pelle del viso si intravedevano le ossa chiare e lucide. Le dita erano nere, raggrinzite e lacere.

William Wisting sfogliò le altre foto scattate dal tecnico della Scientifica. L’uomo sarà stato relativamente minuto, ma sembrava ancora più piccolo di come era stato in vita, perché i tessuti si erano ristretti.

Sul fascicolo c’era scritto «Viggo Hansen». Le fotografie erano scattate da angolazioni diverse. Wisting studiò i vari scatti del cadavere quasi mummificato. Di solito quel genere di immagini lo lasciava indifferente. Era abituato alla morte e aveva imparato a mantenere le distanze da ciò che vedeva. In più di trent’anni di lavoro in polizia aveva perso il conto dei cadaveri. Questo però era diverso. Non solo perché non aveva mai visto niente di simile, ma anche perché quell’uomo sulla poltrona lo conosceva. Era un suo vicino di casa. Viggo Hansen abitava all’angolo, tre case più avanti, ed era morto da quattro mesi senza che né Wisting né nessuno degli altri vicini se ne fosse accorto.

Si soffermò su una foto del salotto scattata dalla porta della cucina. L’uomo era seduto davanti al televisore e volgeva le spalle al fotografo. La TV era accesa, come l’aveva trovata la pattuglia che si era introdotta in casa. (…) Nessuna traccia di colluttazione. Nessun segno che quell’uomo solitario avesse ricevuto visite sgradite nelle ultime ore di vita. Nessun motivo per sospettare che fosse stato commesso un reato. Ad ogni modo le circostanze imponevano alla polizia di indagare sul decesso e il tecnico della Scientifica Espen Mortensen aveva svolto un lavoro accurato, ma di routine.

La foto successiva era un dettaglio della rivista sul tavolino. Era aperta sulla pagina dei programmi televisivi di giovedì 11 agosto.

Wisting sollevò gli occhi a guardare fuori dalla finestra dell’ufficio: la neve cadeva umida e pesante. Il calendario segnava venerdì 9 dicembre”.

Mentre la ragazza cerca informazioni su Hansen, il padre è impegnato in un caso di cui non vuole parlarle: negli stessi giorni, proprio lì a Larvik, è stato ritrovato un altro corpo, anch’esso morto da circa quattro mesi. È il cadavere del professor Bob Crabb, un americano giunto in Norvegia seguendo le tracce di un pericoloso serial killer latitante da decenni. Che le due morti siano, in qualche strano modo, collegate? Ma cosa potrebbero avere in comune un uomo morto per solitudine e un pluriomicida?

Fa freddo in Norvegia, fanno rabbrividire i paesaggi innevati così ben descritti da Horst, ma immergersi nelle pagine di questo libro mi ha procurato un tepore rassicurante. Non che ci sia nulla di rassicurante in un serial killer piuttosto che nella morte di varie persone tra cui numerose ragazze scomparse molti anni prima. È piuttosto la sensazione di star leggendo una buona storia a creare quel senso di casa, quel posto accogliente in cui tornare. “Corpi dimenticati” è un bel thriller puro, senza derive psicologiche, mediche o giudiziarie… C’è una bella, complicata indagine di polizia e una giovane giornalista curiosa e divisa tra l’interessamento per il caso dell’uomo solo e abbandonato da tutti e il fiuto di una notizia ghiotta. C’è un serial killer sfuggente che si nasconde tra la gente comune, che vive la quotidianità di una cittadina di provincia lontanissima da casa sua, che, indisturbato, osserva le vite degli altri e talvolta decide di porvi fine. Un thriller in piena regola, dunque, caratterizzato da un ritmo lento – com’è per molti autori scandinavi -, una tensione costantemente presente e tuttavia controllata, una prosa essenziale ma non scarna. Una buona lettura, anche per chi non abbia mai letto nulla di Horst e non conosca le indagini precedenti di William Wisting, tanto più che degli oltre dieci volumi pubblicati dall’autore, questo è solo il secondo tradotto in italiano, dopo Bassa stagione (Rizzoli 2016).

Horst è nato in Norvegia nel 1970 ed ha sempre lavorato a Larvik, dove sono ambientati i suoi romanzi, come ufficiale anziano di polizia, quindi nei suoi libri parla di un mondo che conosce bene, tra procedure, gerarchie, indagini.

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Articolo protocollato da Rossella Lazzari

Lettrice compulsiva e pressoché onnivora, una laurea in un cassetto, il sogno di lavorare nell'editoria e magari, un giorno, di pubblicare. Amo la musica, le serate tra amici, mangiare e bere bene, cantare, le lingue straniere, i film impegnati e cervellotici, il confronto, la condivisione e tutto ciò che è comunicazione.

Rossella Lazzari ha scritto 168 articoli: