Ritorna la premiata ditta Mc Bride – Fontana, i due personaggi creati dalla fantasia di Andrew Peterson.
Dopo l’esordio con Il Primo da uccidere, lo scrittore statunitense si ripete con Costretto a uccidere. Il romanzo è il numero due dei sette prodotti alla data in cui scrivo questo articolo.
La parola uccidere (kill) è presente in tutti i titoli dei romanzi, stabilendo una sorta di marchio di fabbrica.
Nathan McBride è un ex tiratore scelto dei Marines con un passato da agente della CIA. Insieme al collega e amico Harvey Fontana ne ha combinate delle belle in giro per il mondo, fino a quando è stato catturato in Nicaragua dal colonnello Montez de Oca, efficace e spietato professionista della tortura.
McBride è riuscito a tornare a casa, anche se portandosi dietro ferite sulla sua pelle e dentro il suo animo. L’efferato Montez gli ha infatti regalato una serie di orribili cicatrici che deturpano il suo corpo, volto compreso. Sono però invisibili le cicatrici che fanno più male: da quel momento McBride non è stato più lo stesso. Dentro di sé alberga il terrore nei confronti di Montez, il solo ricordo delle torture è in grado di procurargli crisi di panico. Allo stesso tempo è forte il sentimento di odio e il desiderio di vendicarsi. McBride ha lasciato la CIA e Fontana lo ha seguito a ruota. Insieme hanno fondato una società molto redditizia operante nel settore della sicurezza,, ma che al tempo stesso non impedisce loro di cacciarsi in qualche guaio.
Questo è il quadro generale. Al termine del primo romanzo abbiamo lasciato McBride che è riuscito a sgominare una banda di terroristi sul suolo americano. Inoltre, ha iniziato una relazione con l’agente dell’FBI Holly. Anche se tutto sembra procedere per il meglio, la grana è sempre in agguato. E questa volta la grana è un fantasma che riemerge dal passato: Montez de Oca.
Il colonnello nicaraguense ha iniziato a torturare e ammazzare la gente sbagliata. McBride e Fontana torneranno in pista per trovarlo. Riguardo alla trama non voglio svelare altro.
In Costretto a uccidere vengono ripresi in buona parte i personaggi del primo romanzo. Nathan McBride è il protagonista principale, quello che tra tutti ha una migliore caratterizzazione. Appartiene alla categoria “rude e duro da uccidere”, la sua psiche è profondamente segnata dalle torture subite ad opera di Montez. Un tema ricorrente è il fatto che, ogni volta che McBride incontra una persona sconosciuta, analizza le loro reazioni alle cicatrici che gli deturpano il viso. In pratica, non sopporta né chi lo guarda per un istante di troppo, né una totale assenza di reazioni.
Gli altri personaggi hanno una scarsa o nulla introspezione. Ad esempio, Harvey Fontana sembra più che altro la sua copia meno arrabbiata. Si sa che ha una famiglia, ma nient’altro. Io avrei fatto qualcosa di più per approfondire il secondo personaggio principale del romanzo.
Uno dei punti di forza di Costretto a uccidere è la presenza di interessanti scene d’azione, portate avanti dai due protagonisti. Escludendo l’ottimo prologo, la prima metà del libro è in realtà un po’ troppo lenta, caratterizzata da una serie di dialoghi sotto forma di telefonata. In alcuni casi viene chiusa una telefonata per iniziarne subito un’altra. Ad un certo punto ho creduto che McBride chiamasse anche un’anziana zia per sapere come stava. Superato lo scoglio iniziale, la storia inizia a decollare ed è un vero piacere trovarsi in azione con McBride e Fontana.
In questo romanzo la tortura è tra i temi principali. A livello personale, mi ha disturbato che vengano rapite una mamma e le sue due figlie. Per quanto non ci siano scene in cui vengono toccate le bambine, sono suscettibile sull’argomento.
Il mio giudizio finale è nel complesso buono. Pur non essendo niente di eccezionale, il romanzo garantisce qualche ora di lettura rilassata.
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- Peterson, Andrew (Autore)