HRF KeatingTornano i racconti, qui al Thriller Cafè: dopo “Nessun posto per parcheggiare” di Alexandre McCall Smith, tocca a H. R. F. Keating, che ci propone un mystery intitolato “Credete ai fantasmi?”

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Credete ai fantasmi? – di H. R. F. Keating

“Credete ai fantasmi?” chiese agli ospiti Bob Bridges. Sedevano nella metà non illuminata della grande sala di Helston Manor House, il ceppo di Natale sul suo letto di cenere incandescente nel vasto focolare che sprizzava di volta in volta brillanti esplosioni di fiamma.
“Oh, sì, sì, sì.”
Era la nuova moglie americana di Adam Lyon, Marilyn, tutta entusiasmo, gli occhi scintillanti nella calda luce del fuoco tanto brillanti quanto i diamanti che portava al collo e alle orecchie.
Bob non poté frenare una risatina. “Bene, tu sei autorizzata”, disse. “Una nuova arrivata in questo paese ha tutto il diritto di ricevere quanto siamo in grado di offrire per un Natale nel caro vecchio stile. E questo è proprio ciò che Adam mi ha chiesto di fare per te, quando è stato richiamato in America con un preavviso così breve.”
“In verità, venire da casa tua la vigilia di Natale e fare da ospite al posto di Adam” rispose Marilyn, “va ben oltre il richiamo dell’amicizia”.
Bob si mise a ridere. “Oh, non mi è costato questo enorme sacrificio, lo sai. Sto tutto solo nel nostro piccolo cottage, mentre mia moglie è via, a trovare i suoi genitori in Australia. Quindi non avrei avuto un Natale molto allegro, anche se il vicario ha mostrato spirito Cristiano e mi ha invitato per la cena di domani – che è il motivo per cui, del resto, ci siamo messi tutto questo dinanzi e abbiamo già consumato quella enorme oca, quel budino alla prugna perfino più grande, tutti quei pezzi di torta e, soprattutto, queste ultime bottiglie del meraviglioso bordeaux della cantina di Adam, stasera.”

Si rivolse agli altri nel semicerchio attorno al fuoco, conoscenti dell’assente Adam Lyon, originariamente invitati per fare la conoscenza della ragazza americana che aveva sposato. C’era Dame Shelagh Mitchel, “leggenda del teatro”, ora in pensione in una casa del quartiere. C’era Peter Watson, un vecchio compagno di scuola, ora “qualcosa nel settore bancario”, accompagnato da sua moglie, Brenda. C’era Gerald Martindale, “qualcosa nel mondo delle gallerie”, e vi era il giovane Lord Hareswold, “qualcosa nel mondo delle carte da gioco”, apparentemente un uomo di gran successo.

“Ma ora,” Bob proseguì, “penso che sia tempo di portare l’orologio indietro. E’ la vigilia di Natale, e credo che dovremmo, anche solo per omaggiare Marilyn, fare tutto quanto le vecchie tradizioni richiedono di fare la notte prima di Natale, come raccontare storie di fantasmi mentre si è seduti attorno al fuoco, anche se, a essere onesti, la maggior parte dei ceppi di Natale che si vedono oggi sono lunghi circa tre pollici e sono di cioccolato. Ma faremo finta di niente. Quindi, ho chiesto ‘Credete ai fantasmi?’ E Marilyn e ha detto ‘Sì,’ o meglio ‘Sì, sì, sì.’ ”

Bob si voltò verso Dame Shelagh, seduta rigida come un soldato di legno in una sedia a schienale alto. Stava per parlare, quando la sempre vivace Marilyn proruppe: “Okay, okay, ho detto che credo ai fantasmi. E quando ero bambina ne ho sempre voluto vedere uno. E volevo venire in Inghilterra solo per questo. Ma ora che sono qui, e adulta, credo che se ne vedessi davvero uno, morirei di paura. ”

“Oh, dai, Marilyn. Una ragazza americana dura come te. Ho il sospetto che sarebbe il fantasma ad avere la peggio”.

“Lo spero. Ma, a pensarci, potrei morire davvero di paura. Ho un cuore un po’ burlone.”

Ansioso di allontanare il discorso dall’imbarazzante realtà, Bob si girò in fretta verso l’attrice in pensione, ancora una volta. “Dame Shelagh, lei crede nei fantasmi?”

“Ci sono teatri infestati, naturalmente, e ho recitato nella maggior parte di essi,” proclamò la voce impostata della Dama, “ma, no. No, quando qualsiasi Amleto vedeva il fantasma di suo padre, mentre impersonavo Gertrude, sapevo molto bene che era il mio sguardo addolorato di incredulità che rendeva possibile al pubblico il credere nella presenza fantasma che Shakespeare aveva invece deciso invisibile per la regina.”

Ottenne, come aveva chiesto, il suo mormorio d’apprezzamento. “Ma ditemi una cosa,” aggiunse. “A meno che non mi sia stato detto già. Sapete, la memoria… Infatti, l’ultima volta che ho interpretato Lady Bracknell – e penso di essere stata già nei miei ottanta – temo dimenticai in quale contenitore Miss Prism aveva lasciato il suo bambino. Ma, naturalmente, lo show doveva proseguire. Lo dissi. Pensate probabile che il bambino fosse stato trovato in un cesto della biancheria? Ebbene, il pubblico pensò di sì; lo vidi. Ma, ditemi, per favore, perché Adam non è qui? Mi ha invitato. È qualcosa che ricordo distintamente”.

“Sì, aveva richiesto la sua presenza per questa sera, Dame Shelagh. Ma il suo datore di lavoro – lavora ancora per quello studio legale, sa – doveva improvvisamente consegnare alcuni documenti a New York e nessuno dei soci poteva andarci. Così… ”

“Povero ragazzo, povero ragazzo.” Dame Shelagh infuse nelle parole tanta intensità che qualsiasi pubblico avrebbe pianto.

“Sapete, non è mai stato negli Stati Uniti. Da nessuna parte. Mai. Così ha colto l’occasione di vedere New York, anche se solo per una veloce visita. E quando lei si è offerto volontario di prendere il suo posto, Bob… ”

“Il minimo che potessi fare. Ma, Brenda, lei crede ai fantasmi?”

Brenda Watson, come sempre pallida e slavata accanto al marito, scrollò le spalle. “No,” disse. “Non ci credo. O non per davvero.”

Bob, usando la cortesia dovuta, si volse verso Lord Hareswold, seduto accanto a Brenda. “Bene, e lei crede ai fantasmi?”

“Credo nella fortuna. Pare che io ne abbia un po’ ai tavoli, di solito. Ma, no, certamente non credo ai fantasmi.”

“Peter?”

“No, affatto. E non credo neanche nella fortuna di Lord Hareswold. La fortuna si crea studiando il mercato e nulla più. Non arriverete molto lontano in città, affidandovi alle superstizioni”.

“E, infine, Gerald. Crede ai fantasmi?”

Gerald Martindale scosse la testa con giudiziosa gravità. “No”, rispose. “Nel mondo dell’arte si deve avere un certo senso per la correttezza di una cosa o per la sua assoluta erroneità. E’ qualcosa che, sapete, va oltre la logica. E o si ha, o non si ha. Ma fantasmi? No, non credo ai fantasmi. ”

“Ebbene,” disse Bob, “Vedo che avrò un pubblico piuttosto scettico. Tuttavia ho intenzione di fare ciò che tradizionalmente si fa la notte di Natale, almeno come si faceva di solito, e raccontare una storia di fantasmi – o una ghost story di un qualche genere, suppongo. E’ una che mi ha narrato Adam, anche se userò parole mie, stasera. Ed è accaduta in questa stessa casa dove, come probabilmente sapete, la famiglia di Adam ha vissuto per – non saprei -generazioni, sicuramente, in periodi buoni e in altri cattivi”.

“Il mio povero Adam,” mormorò Marilyn. “Di certo lui è arrivato in tempi cattivi, soprattutto visto che la sua prima moglie morì, e l’impresa online che aveva creato è fallita. Ma almeno ha incontrato me, alla fine”.

“Be’, è un uomo fortunato. Un uomo davvero fortunato. Ma, adesso, ascoltate il racconto.” E cominciò…

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(continua…)

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1638 articoli: