Cucciolo d'uomo - Matteo StrukulPer prepararmi a Cucciolo d’uomo terzo episodio della saga di Mila mi sono letto tutto d’un fiato i due precedenti libri (La ballata di Mila e Regina nera) gustandomeli come un unico racconto di questa incredibile eroina. Inevitabilmente mi sono affezionato alla pazza killer dal fisico mozzafiato e dagli inconfondibili dreadlock rossi, diventata per me in questi giorni di full immersion una presenza familiare, così come la scrittura del suo autore.

Iniziando Cucciolo d’uomo ho avuto un brivido: che cos’è questa lettera poetica che Mila ha scritto? Perché nelle sue parole aleggia un senso di morte? Matteo Strukul, non avrai mica deciso di uccidere la tua protagonista?

Superato questo inquietante flashforward, la trama riparte dall’inizio, aprendosi con una sparatoria di quelle cui ci ha abituato l’autore veneto: al soldo della Bounty Hunter European Guild, un’agenzia di sicurezza privata ultrasegreta, questa volta Mila salva Akim, un bambino preda di mafiosi nigeriani. Il viaggio però è appena cominciato: Joch, il suo capo, ha affidato alla protagonista il compito di portare il ragazzino a Berlino, dove sarà determinante nel più grande processo contro la criminalità organizzata che si occupa della riduzione in schiavitù dei minorenni. È una strada lastricata di guai, soprattutto se hai alle calcagna un misterioso nemico pronto a farti fuori con ogni mezzo. Sì, perché a complicare le cose c’è anche la presenza, all’interno della B.H.E.G. di un traditore che minaccia di far fallire i piani dell’agenzia mettendo a rischio la sicurezza europea e mondiale. Chi, tra gli spietati colleghi di Mila, può essere la minaccia?

Il nuovo compito affidato a Red Dread (questo il nome in codice della protagonista) è un salto di qualità rispetto alle sue precedenti missioni: non si tratta più di affrontare la “semplice” malavita cinese insediata nel Veneto o gli squinternati ma pericolosi membri di una setta; ora la killer si ritrova a combattere quella che è stata definita “McMafia”, la multinazionale del crimine, un’enorme struttura altamente organizzata frutto della collaborazione di ogni tipo di gang malavitosa, che unisce nel nome del mercato internazionale prostituzione, spaccio, donazione coatta di organi e tutte quelle attività al confine tra il legale e l’illegale che godono di collusioni politiche a livelli altissimi. Business is business, anche per i criminali.

Per questa guerra Strukul fa le cose in grande: innanzitutto dota la sua eroina di un armamentario da far impallidire James Bond; per la delusione dei fan, però, questa volta Mila lascia a casa la katana. Le teste, comunque, voleranno lo stesso. Poi affronta un tema importante e complesso, quello della tratta di esseri umani, senza appiattirsi nel romanzo-denuncia, tenendo ben salda la barra della fiction thriller, ed imbastendo una trama coinvolgente, osando qualcosa in più rispetto ai libri precedenti proponendo ad esempio nella prima parte una scansione temporale più frammentata e meno lineare, con salti in avanti e indietro, gestendo con padronanza questo escamotage tipico del genere ma sempre d’effetto.

A tuo modo, sei la cosa più pura che abbia mai conosciuto” dice ad un certo punto Joch, rivolgendosi a Mila. Akim rappresentanta per lei l’innocenza che ha perduto quando hanno ucciso suo padre ed è stata violentata dagli assassini, un trauma che le ha segnato la vita macchiandola irrimediabilmente e trasformandola in una macchina da guerra votata alla vendetta spietata. Proteggere questo piccolo cucciolo d’uomo significa cercare di preservare almeno in lui ciò che le è stato negato. Ma affezionarsi, si sa, è un pericolo che non si può correre in quelle circostanze: il rischio di perdere lucidità ed esser meno efficace è troppo alto.

I delitti nei confronti dei bambini sono quelli che fanno più orrore. “Vorrei ammazzargli anche l’anima” dice la protagonista a proposito di uno degli aguzzini, tanta è la repulsione nei suoi confronti. Mila piomberà in questo inferno affrontandone lo scandalo vertiginoso e terrificante, in un viaggio che la cambierà per sempre. “All’inizio tutto quello che ho fatto era una vendetta personale. Poi è diventata una missione: ripulire il mondo dalla feccia. Annullare il male, capisci? E non lo posso fare in modo pulito, non ci riesco!

Se li guardiamo nel loro insieme, i tre libri possono anche essere visti come un’unica storia, in cui il rapporto (materno?) di Mila con Akim costituisce l’ultimo e fondamentale tassello del percorso di umanizzazione che la protagonista sente di voler intraprendere per liberarsi dalla condanna della solitudine cui l’odio l’ha costretta: dopo essersi chiusa nella propria volontà di vendetta per non soccombere al dolore, Mila cerca disperatamente di aprirsi al mondo. Progressivamente, quindi, i romanzi danno sempre più spazio ai suoi sentimenti ed è perciò naturale che quest’ultimo capitolo sia maggiormente incentrato su di lei, con solo qualche escursione nei punti di vista di altri personaggi, non esenti tra l’altro dallo stesso “virus d’umanità” (una vera e propria malattia, in un mondo come quello dei killer nel quale le emozioni sono difetti) che ha colpito l’eroina: Sergej, il sicario russo che si scontrerà con Mila, dovrà fare i conti con la propria coscienza, esattamente come la sua nemica.

La bravura di Strukul consiste nel dosaggio: anche in Cucciolo d’uomo, più introspettivo rispetto alle prove che lo precedono, non rinuncia all’azione e alla sana violenza che ci piace tanto. Nel finale, ad esempio, l’autore recupera l’afflato tarantiniano degli episodi passati regalando a Mila (ed ai lettori) una carneficina pulp (e due katane!) a degna conclusione di una trilogia veloce e affilata come la lama di una spada.

A fronteggiare la B.H.E.G. c’è un avversario altrettanto potente ed oscuro, che rivelerà solo nei capitoli conclusivi i suoi insospettabili piani. Un nemico all’altezza delle capacità distruttive della protagonista. Ma questa volta il carico di violenza, il marciume che viene scoperchiato, il dolore e le morti che pesano sulle spalle è troppo anche per una come Mila. Così prende una decisione: questa sarà l’ultima missione e poi addio, in cerca finalmente della pace che non ha mai avuto. Qualsiasi cosa questo voglia dire.

Se qualcuno avesse ancora dubbi su quanto possa dare la letteratura di genere, quella sincera che non si vergogna di essere tale perché gli ingiusti complessi di inferiorità se li è lasciati alla spalle, deve vedersela con Mila Zago. Non riporterà a casa la testa.

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Articolo protocollato da Nicola Campostori

Laureato in Scienze dello Spettacolo, vive nella Brianza tossica. Attualmente lo puoi trovare in biblioteca, da entrambe le parti del bancone. Collabora con "Circo e dintorni". Ama il teatro, e Batman. Ha recitato, a volte canta, spesso scrive, quasi sempre legge. Nutre i suoi dubbi, ed infatti crescono bene.

Nicola Campostori ha scritto 76 articoli: