Trama (incredibile, la Sorgato svela una trama?): esce in libreria, in Spagna, Dannati per sempre, il romanzo di esordio di Ferdinand Celuis, ed il successo arriva come una folgore. Traduzioni in 25 paesi, caccia ai diritti per trasponderlo ma, soprattutto, la curiosità dilagante sull’autore. Chi è? Perché non si lascia intervistare? Perché non esistono foto sue?
Un uomo, Mauro Delgado, di professione critico letterario, si mette a caccia del mitico Celuis, che sente come un impostore, una costruzione artificiosa della casa editrice e, dopo poco, anche del quotidiano che, con la medesima firma, inizia a pubblicare pezzi alla rubrica Sono banale, quindi esisto, che sortiscono gli stessi effetti del romanzo. Scandali rivelati, pedofili arrestati, lettori adoranti.
Qui il morto non c’è. O meglio, rischia di diventarlo Delgado, ossessionato dalle sue ricerche dapprima filologiche, poi compulsate da consulenze di eminenti psicologi e psico-patologi. Maurito si rinchiude nella sua mansarda al Barrio Gotico di Barcellona, quella sorta di suk da accaparratore compulsivo quale è, e non si lava, non esce, mangia schifezze. Già nasce personaggio scomodo, “bilioso, presuntuoso e complessato” (come lo descrive Calathopoulos, già vicedirettore di Sportmediaset, Tg4 e Tgcom24 e vincitore di vari premi giornalistici): nello svolgersi della narrazione raggiunge punte così sgradevoli, tra il suo reflusso gastroesofageo e le diarree emotive, per tacer del lurido riporto sulla pelata e la virtù meno apparente ridotta ad un lombrico, che quasi ci diverte, ci intenerisce, ci rende complici.
Perché Mauro Delgado ha un deuteragonista, un risvolto dell’ego che pare il suo esatto contrario: Gonzalo Carbonell è ricco, anzi ricchissimo, vive in una torre, insegna Storia della Filosofia Medievale ed è ascetico, narcolettico e sociopatico. Affascinante come un esteta, come un erudito, chiuso nel suo eremo eburneo e refrattario a qualsiasi rapporto umano.
Tra i due si ingaggia una lotta intellettuale, una diatriba esistenziale che li avvicina (sia come personaggi che come uomini) e poi li riallontana, in una sciarada nella quale, man mano, entrano altri personaggi che sballotteranno a loro piacimento il povero critico letterario (che qui fa l’occhiolino al critico gastronomico di Ratatouille) fra la Spagna, Parigi e Milano, ingannandolo, prendendolo in giro, giocando con la sua prosopopea e facendosi beffe di lui… sino ad un finale davvero intelligente e ricercato.
Dannati per sempre non è un libro per tutti: è un libro per chi ama i libri. Li osanna nelle ambientazioni (Gonzalo vive in una immensa biblioteca; nel suo Albergo dei Papi vive Cipriano, un vecchio bibliotecario, ecc.), li cita e li venera come nelle Memorie di un libraio di Orwell, nelle Finzioni di Borges, in Una Notta d’inverno un viaggiatore di Calvino. Ma sono altri due i libri che Calathopoulos evoca – forse inconsciamente, ma non credo, visto che ambienta la vicenda in Spagna- e sono Il Club Dumas di Perez Reverte e L’Ombra del vento di Ruiz Zafon, ambedue iberici.
Chi ha amato quei due volumi (come me) troverà strepitoso questo, perché vi si respira la stessa aria, che sa di carta, che sa di amore per i libri e che accarezza il loro mistero, non solo quando scritti con pseudonimo (come Celuis) ma ogni volta che un volume diventa un meraviglioso mondo da esplorare.
È inevitabile che vi venga in mente Elena Ferrante (e il suo doppio inganno), il collettivo Luther Blisset Project del mitico Q e Wu Ming, senza nome, che degli scrittori travisati è un’evoluzione perché si presentava solo al pubblico in carne ed ossa ma non consentiva foto.
È inevitabile ma Nicola è andato oltre. Vi ha regalato una storia appassionante, un investigatore brutto, sporco e cattivo, un investigato colto e sprezzante. Io ho dato loro anche un volto (lo faccio sempre, qualche volta lo scrivo anche qui): per Delgado vedo bene l’attore Giuseppe Zeno (che avete visto in Blanca ed io ho visto a teatro, nei Soliti Ignoti) e per Carbonell il Nuzzi di Quarto Grado. Se ci volete anche l’algida Elsbeth, be’, la parte va a Miriam Leone.
Non perdete questo libro. Sareste dannati per sempre.
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