C’era grandissima attesa per il secondo romanzo di Paula Hawkins e, ora che Dentro l’acqua è sbarcato nelle librerie italiane e di mezzo mondo, si è subito alzato un muro di critiche che ci sembra un po’ frettoloso, pur comprendendo alcuni affondi negativi da parte di celebri testate.
Dopo aver venduto circa diciotto milioni di copie de La ragazza del treno e, insieme a Gillian Flynn, aver in sostanza definito i confini del domestic noir, Paula Hawkins si è trovata sotto enorme pressione e ha scelto di non alterare più di tanto la ricetta vincente.
Uscito in lingua originale con il titolo di Into the water, Dentro l’acqua è pubblicato in Italia da Piemme per la traduzione di Barbara Porteri e propone il consueto mix di personaggi femminili dal passato torbido e dal presente problematico, legati sia dall’ambientazione raccolta (Beckford, un sobborgo nell’Inghilterra settentrionale) sia da una via di comunicazione che attraversa il luogo.
E se nel romanzo precedente tale via era la strada ferrata del treno titolare, in questo caso ci troviamo di fronte a un fiume, scelta ancora più potente in quanto ricca di simbolismi, mutevole e in grado di nascondere a lungo i segreti del passato.
Cerchiamo ora di dare uno sguardo alla sinossi e di capire cosa si nasconde Dentro l’acqua.
Julia Abbott è costretta a tornare in un luogo che sperava di non rivedere mai più: deve infatti visitare nuovamente Beckford, la cittadina della sua adolescenza, e le circostanze non sono certo delle più liete: sua sorella Nel, una madre single, è stata trovata cadavere nel fiume che passa dal sobborgo.
Per Julia il ritorno è doppiamente doloroso, vuoi per il lutto vuoi per il fatto che Beckford è un luogo soffocante e noioso, con tutti i possibili difetti dei paesini e nasconde memorie confuse e ambigue riguardanti anni che la donna pensava ormai sepolti per sempre.
Poco tempo prima della morte di Nel anche un’altra ragazza ha incontrato lo stesso destino e Julia non sa cosa pensare: ricorda benissimo quanto sua sorella fosse spaventata dal fiume e insieme ossessionata, proprio per via dell’alto numero di donne che nel corso degli anni vi hanno trovato la fine, e le sembra assurdo che Nel abbia infine deciso di suicidarsi gettandosi in quelle acque.
Julia si ritrova quindi a confrontarsi con i fantasmi del passato e a prendersi improvvisamente cura di Lena, la figlia della sorella, un’adolescente di quindici anni. Quale segreto nasconde il fiume? Come cercare la verità quando gli abitanti di Beckford appaiono chiusi e silenziosi, come intenzionati a proteggere esistenze che non sono quello che appaiono?
Per molti critici il problema principale di Dentro l’acqua sembra essere l’eccessivo moltiplicarsi dei punti di vista, con troppi personaggi femminili (Nel, Julia, Lena, Katie, Erin…) che si alternano confondendo la trama, al punto che l’Evening Standard ha parlato di “una ridicola moltiplicazione dei personaggi”.
Per quanto ci riguarda, queste critiche sembrano manifestare una certa sfiducia di base nei confronti del lettore, che viene giudicato incapace di confrontarsi con una dozzina di voci e di saperle separare, organizzare e ricordare.
Ci interessa quindi ancora più del solito il parere degli avventori di Thriller Café: avete letto Dentro l’acqua? Cosa ne pensate?
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