Lo scrittore americano S. A. Cosby è la nuova, autorevole voce della letteratura crime, avendo conquistato il Los Angeles Times Book Prize con il suo Deserto d’asfalto (Blacktop Wasteland), tradotto da Nicola Manuppelli per Nutrimenti. Chiedete al Barman una birra ghiacciata e salite a bordo della Duster di Bug Montage. Più di 300 pagine dopo, vi dispiacerà dover scendere…
“Quando cresci povero, ti abitui ad aspettare. Aspetti l’assegno di disoccupazione. Aspetti in fila la scatola per i poveri alla chiesa. Aspetti che i parrocchiani ti guardino con un’espressione amara di pietà sui loro volti. Aspetti che tuo fratello cresca in modo da poterti prendere le sue anonime scarpe da ginnastica e rimetterle a posto con un po’ di colla. Aspetti, aspetti, aspetti. Aspetti di morire così potrai finalmente estinguere i debiti. Non ne poteva più di aspettare.” (pag. 78)
Beauregard “Bug” Montage ha un’officina nella Virginia del Sud ma ultimamente gli affari vanno male perché una concorrente spietata pratica prezzi migliori. Le spese universitarie della figlia, l’assicurazione scaduta per pagare la casa di cura per sua madre, le comuni necessità di una famiglia con due bambini piccoli inducono Bug a partecipare a corse clandestine con la sua velocissima Duster, unica eredità tangibile del padre Anthony, scomparso più di trent’anni prima in circostanze mai chiarite. Quell’auto è da sempre fonte di litigio con la moglie Kia, perché basterebbe venderla per ricavare in necessario per far quadrare i conti senza dover tornare a lambire quel mondo criminale che già in adolescenza era costato a Bug il riformatorio.
“Probabilmente ci avrebbe ricavato almeno venticinquemila dollari se le avesse dato una buona riverniciatura. Ma non lo avrebbe fatto. Non sarebbe mai accaduto. Lei non capiva che la Duster era la lapide di suo padre.” (pag. 58)
Sarà Ronnie, un vecchio socio in affari loschi, a proporgli la soluzione per smettere quella vita di affanni e preoccupazioni: un colpo a una gioielleria, per il quale a lui verrebbe richiesto solo di fare ciò per cui eccelle, ossia guidare più veloce del diavolo per lasciare la scena del crimine.
“Sapeva che non c’era onore tra i ladri. Ti rispettavano in modo direttamente proporzionale a quanto avevano bisogno di te, il tutto diviso per quanto ti temevano. Non c’è dubbio che avessero bisogno della sua bravura” (pag. 121)
Benché la moglie e la madre lo abbiano scongiurato di non passare nuovamente il confine tra onestà e crimine, Bug ha preso la sua decisione e si appresta a compiere un’ultima incursione nell’altra metà di sé, quella che alimenta la bestia assetata di adrenalina per l’affacciarsi della soluzione più rapida alla piatta vita senza speranza di Nero del profondo Sud.
Tutto l’opposto di quanto, invece, insegna a parole a suo figlio Javon, esortandolo a studiare per poter avere la capacità di scegliere cosa diventare:
“Ascolta, se sei un nero in America, convivi ogni giorno col peso delle scarse prospettive che ti vengono offerte. Possono schiacciarti fino ad annullarti. Pensala come una gara. Tutti gli altri hanno un vantaggio e tu sei dato per sfavorito. Le scelte ti liberano da questo tipo di futuro. Ti permettono di sbarazzartene. Per me la libertà è questo.” (pag. 120)
Suo padre Ant, invece, gli aveva inculcato un’altra verità, molto più cruda ma autentica: un uomo non può essere due bestie contemporaneamente e arriva sempre il momento di dover scegliere quale bestia essere.
Beauregard è stufo di aspettare ed ha scelto la via di Ronnie e dei diamanti.
Basterà il motore della Duster a salvarlo dai guai che si profilano all’orizzonte? Assolutamente no, ma questo non è uno spoiler, è solo l’inizio di una gran bella storia.
Tornando nel suo ufficio, si fermò davanti alla Duster. Fece scorrere la mano sul cofano. Il metallo era caldo al tatto. Come se fosse vivo. Suo padre aveva lasciato l’auto a casa di sua madre quando se ne era andato a ovest. Era rimasta nel cortile sul retro per cinque anni mentre Beauregard era chiuso nel carcere minorile (pag. 57)
La Duster come mezzo di riscatto da un passato turbolento quando lo aiuta a procacciarsi soldi facili con le corse, la Duster come simbolo della condanna ad una vita ai margini della criminalità.
In fondo, il senso di tutto il romanzo è giocato su questa auto rombante che con tutto il suo scatto non riesce a strappare il legame con quel bruciante senso di rassegnazione a dover ripercorrere le orme paterne.
La mente di “Bug” Montage non ha segreti per il lettore, benché la narrazione sia in terza persona, tanto vivida è la scrittura di Cosby. Si rimane tanto avviluppati tra le spire delle sospensioni delle auto che guida quanto ai suoi combattimenti interiori tra dare un futuro migliore ai suoi figli o scomparire dalla loro vita per proteggerli da quel fato malvagio che gli pareva segnasse la famiglia Montage.
Le voci a conforto della prima tesi sono quella della moglie Kia, della madre Ella e del vecchio amico di suo padre Boonie, mentre Ronnie e il socio Quan, ai quali si aggiungerà anche il cugino Kelvin, spingono affinché metta a frutto il grande talento criminale ereditato.
Dopo inseguimenti, sparatorie, colpi riusciti e colpi falliti, fino all’ultima riga dell’ultima pagina, non è facile essere sicuri di quale strada imboccherà Beauregard per amore dei suoi cari, ma è pur vero che dalla vita non è facile uscire e che bisognerà guardarsi le spalle sempre.
Fino a un futuro, auspicabile sequel.
“Cazzo, non ti senti mai come Jean Valjean?”, chiese Kelvin. Beauregard lo guardò di traverso. “Cynthia adora quel film.” (pag. 57)
Note della Rossa. La citazione al protagonista de I Miserabili è quanto mai pertinente, trattandosi di un personaggio che si trova a pagare pene per reati non commessi o commessi in gioventù, ma diventa preziosissima alla luce di quanto ha dichiarato Cosby stesso. Ciò che gli ha dato prospettiva di riscatto da piccolo-bambino-nero della Virginia a voce-della-letteratura-americana è stato lo studio e la grande quantità di letture abbia fatto fin da piccolo. La mamma, inoltre, lo stimolava chiedendogli di riscrivere il finale dei romanzi che non gli erano piaciuti per creare la sua storia. Applausi alla madre e tante congratulazioni a lui.
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