Die Hard – Vivere o morire è il quarto film appartenente al franchise Die Hard ed è stato diretto da Len Wiseman nel 2007. Segue quanto narrato in Die Hard – Duri a morire e precede Die Hard – Un buon giorno per morire.
Per quanto riguarda lo sviluppo interno alla serie si conferma il trend già esibito nel precedente capitolo, e quindi John McLane si ritrova affiancato a un civile per cercare di contrastare l’azione di una organizzazione terroristica, che in Die Hard – Duri a morire era più che altro interessata a mettere le mani su un numero enorme di lingotti d’oro, mentre qui ha mire più ampie e cerca di destabilizzare l’intera nazione con un attacco informatico.
Dodici anni dopo aver fermato Simon Gruber, John McLane vive a Brooklyn mentre la sua ex moglie è a San Francisco. L’FBI e il dipartimento di Homeland Security chiedono la collaborazione dei normali poliziotti in quanto c’è la possibilità che si verifichi un complesso e gigantesco attacco informatico e bisogna quindi radunare tutti gli hacker sospettati di avere a che fare con l’organizzazione terroristica: a McLane viene chiesto di scovare Matt Farrell, uno di questi pirati informatici.
McLane riesce a trovare Farrell, che ha collaborato con i terroristi senza però rendersi pienamente conto delle conseguenze dei suoi gesti, e lo salva da un attentato. Il gruppo sovversivo, comandato da Tom Gabriel (un tempo al servizio del Dipartimento della Difesa), vuole indebolire la nazione controllandone i computer e colpisce la Borsa, facendo crollare il mercato. Proprio Farrell però ha delle intuizioni su come bloccare o perlomeno rallentare le loro operazioni.
Anche se Gabriel non ritiene i due capaci di fermare il suo piano, li vuole comunque morti e per prendere un certo vantaggio su John sceglie di sequestrare sua figlia, Lucy, studentessa alla Rutgers University in New Jersey. Quel che Tom non sa è che così facendo ha provocato l’ira di John McLane, che è ora disposto a tutto pur di salvare sua figlia e mettere le mani sul capo dei terroristi.
Die Hard – Vivere o morire è stato allo stesso tempo un ottimo thriller d’azione che ha saputo continuare la tradizione di questa serie ma anche un film simbolo di un certo cambio epocale in questo particolare sottogenere.
I dodici anni trascorsi dal precedente Die Hard – Duri a morire si fanno sentire sul corpo e volto di Bruce Willis, dodici anni durante i quali la star è scesa dalle vette di Hollywood, pur continuando ad attirare folle di spettatori al botteghino. In quel periodo di tempo i film di azione hanno conosciuto nuovi protagonisti (Matt Damon o Tom Cruise, solo per citarne due) e Willis ha passato qualche turbolenza di troppo nella vita privata.
Ecco così che il suo John McLane appare inevitabilmente un po’ più pesante, un po’ più calvo e un po’ più lento, ma ciò non sembra togliere potenza a uno dei più noti personaggi creati per il grande schermo, che continua sostanzialmente a essere un “eroe” solitario che sa ancora farsi strada in mezzo al caos e ai complessi piani del terrorista di turno, vuoi con i pugni e la forza, vuoi con l’astuzia, a seconda delle situazioni.
Ad accompagnarlo troviamo un Justin Long (nei panni di Matt Farrell) che inevitabilmente, sia per la giovane età sia per capacità espressive non altissime, sfigura un po’ accanto al navigato Willis, mentre brilla di più Timothy Olyphant che interpreta l’antagonista e risulta efficace anche Kevin Smith che appare come Frederick ‘Warlock’ Kaludis.
Ma la vera sorpresa di Die Hard – Vivere o morire è paradossalmente il suo regista, Len Wiseman: nulla nei suoi due precedenti lungometraggi lasciava presagire tale mano sia nel dirigere le scene d’azione che nel tenere testa a una star come Bruce Willis.
Il dato ancora più particolare è che dopo questo exploit Wiseman tornerà a essere un regista piuttosto insipido e incolore, ma in Die Hard – Vivere o morire riesce a catturare in maniera esemplare il feeling da film d’azione costruito su stunt molto validi, con un ottimo impiego del parkour (si pensi allo scontro con “Spiderboy”) e dei combattimenti in generale.
La già buona vena di Len Wiseman viene amplificata dagli ottimi contributi di alcuni professionisti del cast tecnico, Patrick Tatopoulos, Marco Beltrami e Simon Duggan in testa. Da segnalare anche una già brava Mary Elizabeth Winstead che interpreta Lucy e che da allora ha fatto parecchia strada, tornando fra l’altro anche in Die Hard – Un buon giorno per morire (2013).
Costato circa 110 milioni di dollari, il titolo ne ha guadagnati più di 380 sugli schermi di tutto il mondo e, pur non possedendo l’intensità del primo episodio, si colloca comunque qualitativamente in alto all’interno del franchise.
Non rimane ora che attendere il sesto capitolo della serie, quello che dovrebbe essere l’ultimo con Bruce Willis, che ha come titolo provvisorio Die Hard Year One.
Titolo: Die Hard – Vivere o morire
Titolo originale: Live Free or Die Hard
USA, 2007, colore, 128 minuti
Regia: Len Wiseman
Sceneggiatura: Mark Bomback
Fotografia: Simon Duggan
Montaggio: Nicolas De Toth
Musica: Marco Beltrami
Produzione: Twentieth Century Fox Film, Dune Entertainment, Ingenious Film Partners
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- Willis, Long (Attore)