“Il clima è una resa dei conti, una scadenza, ma è anche la via per costruire un mondo più giusto ed equo”.
“Diluvio” di Stephen Markley, Einaudi Editore è una lettura complessa ed impegnativa; è un immenso affresco della crisi ecologica mondiale che rivela al lettore quanto essa sia già oggi una realtà.
Si tratta di un thriller ecologista distopico che abbraccia gli anni dal 2013 al 2039, e che in modo crudo ed al contempo affascinante accoglie il lettore con un “benvenuti alla fine del mondo”.
I primi capitoli introducono i molti personaggi del romanzo, le cui strade man mano si intersecheranno nel corso degli anni; i due principali sono Tony Pietrus e Kate Morris.
Il Prof. Pietrus è l’autore del saggio intitolato “Un’ultima occasione”: siamo nel 2013 – quindi prima rispetto ai nostri giorni -, il Professore in questo testo esorta il mondo politico colpevole a prestare attenzione ai cambiamenti climatici già in atto, per non perdere tempo prezioso in una battaglia che nel 2013 pare ancora possibile combattere.
La transizione di fase degli idrati di metano (oggetto degli studi del Prof. Pietrus, ed avvenuta già due volte in passato), ha causato estinzioni catastrofiche: il monito ai governanti di tutti i Paesi è quello di salvare il mondo da una prossima ulteriore tragica catastrofe, dal momento che le emissioni globali di gas serra stanno continuando a crescere e stanno raggiungendo livelli che porteranno ad un sicuro ennesimo cataclisma.
Il saggio del Prof. Pietrus non viene preso in considerazione dai governanti.
L’altro personaggio di spicco del thriller è Kate Morris, una coraggiosa giovane attivista rivoluzionaria, brutale e sfrontata con tutti – a partire da Matt Stanton, il suo fidanzato – anima della rivoluzione ecologista ed ideatrice dei numerosi tentativi descritti nelle pagine del thriller di risvegliare i politici e costringerli ad agire.
“Viandante, non c’è una via. Crei una via se la fai tu” è uno dei suoi motti, mentre il suo drammatico “Loro sapevano” costringe il lettore a riconoscere che resta solo una manciata di anni a disposizione per agire, prima che la Terra veda la propria fine.
“Se non entrate subito nel movimento, tra dieci, quindici, venti anni vi sveglierete e starete male perché non avete fatto il possibile in quel piccolo lasso di tempo in cui non tutto era perduto. Quando non eravamo ancora precipitati”.
Kate è descritta come una donna dal fortissimo magnetismo: semplicità, convinzione, drammaticità e speranza sono le sue caratteristiche, riconosciute da tutti coloro che nel corso degli anni entrano a far parte del gruppo di attivisti da lei fondato.
Kate sa entrare in contatto profondamente con le persone: “non giudicava, non era insistente”; al lettore pare che possa sempre trovare le parole con cui coinvolgere i propri interlocutori.
Eppure il mondo politico sembra parlare un altro linguaggio.
L’America di Markley è un Paese fragile che non ascolta i drammatici avvisi né di Tony né di Kate: nessuno compie azioni concrete per affrontare il cambiamento climatico – né i repubblicani né i democratici si attiveranno, ma nel frattempo nasce un’associazione, denominata 6GRADI, che compie attacchi ecoterroristici nell’intenzione di risvegliare l’attenzione di chi sta al potere.
6GRADI fa saltare in aria oleodotti, causa immensi blackout alle maggiori città, con incursioni non violente e senza causare danni fisici alle persone.
Eppure né i politici, né i media né i capitani d’industria – sebbene messi in guardia – affrontano la questione climatica con la necessaria serietà.
Si assiste ad un’interminabile serie di rinvii operativi, benchè sia più che evidente che il continuo aumento della temperatura può segnare la fine della civiltà mondiale.
Markley per bocca dei suoi protagonisti evidenzia al lettore gli obiettivi da raggiungere: l’economia deve “essere circolare, a emissioni zero, a rifiuti quasi zero, con contraccezione e istruzione per tutti, popolazione stabilizzata, ricca e in salute”.
La narrazione di più di 25 anni di storia mondiale (e degli Stati Uniti in particolare) è condotta con le immagini vivide e drammaticamente realistiche di una catastrofe climatica che, da iniziale minaccia, diviene di pagina in pagina una disperata ed angosciosa realtà.
Markley profetizza in “Diluvio” una Los Angeles che brucia – mentre si impongono all’attenzione del lettore le immagini del reale Gennaio 2025, con una contemporaneità agghiacciante e magnetica.
Gli incendi si espandono con velocità: “Nell’estate del 2031 tutto l’Ovest nordamericano era una polveriera. Gli incendi infuriavano devastando intere città e costringendo le persone a fuggire a piedi lungo le autostrade”; e poi Messico, Sudafrica, Cile, Portogallo, Australia.
La parte III del romanzo ed i capitoli dedicati alla sciagura che cala su Los Angeles sono tra i più belli dell’intero thriller: Markley descrive in modo soffocante ed intenso la tragedia umana che si compie, e la corsa disperata di Tony per salvare sua figlia incolla il lettore alle pagine.
Parimenti le descrizioni vivide di una Indianapolis sott’acqua e degli allagamenti di ben dieci Stati sono strazianti e disturbanti – ma al contempo straordinarie.
“Il disastro riguardava quasi duecento milioni di persone sparse in venticinque Stati. Vidi filmati di ondate che invadevano le vie e travolgevano le auto e le case facendole crollare. Cittadine intere trasformate in laghi, strade sott’acqua da cui spuntavano solo le chiome degli alberi che le fiancheggiavano. Le dighe cedevano e liberavano grossi pezzi di cemento”.
Ed inoltre: carestie, epidemie, cicloni, tornado ed eventi atmosferici estremi che irrompono nella narrazione anche attraverso molteplici riquadri informativi che l’autore inserisce nelle pagine – oltre a stralci di notizie prese dai quotidiani, in un caos di approfondimenti, informazioni scientifiche e sensazioni intime dei protagonisti che rispecchia il medesimo caos che il lettore sperimenta, quasi fosse presente ad una di quelle alluvioni, incendi devastanti, situazioni critiche e disperate.
L’occhio dell’autore è anche sempre attento a riferire dell’elemento economico e di come la recessione avanzi, sino a parlare del “baratro del 2036” in cui il mondo sprofonda:
“Violenza, miseria, malattie. Caos e morte su milioni di persone fra le più vulnerabili”.
Tra attentati di ecoterroristi e rivolte popolari, Markley descrive in dettaglio i prossimi anni di vita degli USA da tanti punti di vista: non solo quello dei politici, degli economisti e degli attivisti, ma anche dei religiosi e delle persone comuni.
Le storie di tutti costoro si intrecciano mentre il cambiamento climatico, a cui nessuno ha posto un freno, devasta la Terra.
L’autore chiarisce che, se la razionalità del mondo scientifico e l’irrazionalità dei comportamenti dell’uomo non riusciranno a trovare un punto di contatto, non ci sarà un futuro.
Già nel suo precedente romanzo “Ohio”, Einaudi 2020 Markley aveva dimostrato di sapere indagare a fondo i drammi personali degli individui; con “Diluvio” ulteriormente affonda il suo occhio spietato in una società ormai allo sbaraglio, circondata da catastrofi.
La lettura di questo thriller è sicuramente molto gravosa ed impegnativa, non solo per le 1300 pagine di cui si compone l’opera, ma anche per il senso di impotenza che il lettore sperimenta di fronte al futuro spaventoso che Markley preannuncia, ed al carico di angoscia che questo comporta.
Mirabile la capacità dell’autore di creare una storia di tale complessità, articolandola nella vita di ciascuno dei personaggi che crea e mai permettendo al lettore di prendere una boccata d’ossigeno – ma costringendolo a procedere nella lettura dei lunghissimi capitoli per verificare se possibile ancora credere nella forza e coraggio dell’essere umano – e salvarsi.
Uno dei punti di forza di questo potente thriller è sicuramente la domanda che il lettore si porrà, e cioè perché l’uomo non fa il possibile per preservare l’ambiente – posto che è la creatura più intelligente sulla Terra.
Stephen Markley – classe 1983, è giornalista ed autore; “Diluvio” è stato nominato da The New York Times tra i migliori romanzi dell’anno.
Recensione di Federica Cervini.
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