Dopo quella notte - Karin Slaughter

A volte ci sono episodi della vita che ti riportano a fatti avvenuti nel passato, comunicandoti le stesse emozioni che avevi vissuto allora, con una nitidezza assoluta. Accade proprio questo a Sara Linton in “Dopo quella notte”, ultimo romanzo di Karin Slaughter (edizioni HarperCollins, traduzione di Adria Tissoni), nel quale la scrittrice di Atlanta riprende la serie dell’investigatore Will Trent.

Sara sta svolgendo il suo turno notturno di pronto soccorso al Grady Hospital, quando arriva la giovane vittima di un incidente automobilistico avvenuto proprio davanti all’ospedale, Dani Cooper. Dani è ridotta male, è in fin di vita, ma prima di esalare l’ultimo respiro ha tempo di comunicare a Sara di essere stata vittima di uno stupro. La situazione particolare nella quale avviene la rivelazione, mentre Sara sta tentando una rianimazione a cuore aperto, genera una tale vicinanza alla vittima che riporta alla mente della dottoressa un episodio analogo avvenuto quindici anni prima a lei stessa. Scopriamo quindi che Sara Linton, la compagna di Will Trent, è riuscita a riemergere da un episodio di stupro. L’impatto che Dani Cooper genera su Sara è enorme. La dottoressa comincia un’investigazione serrata, cerca di capire chi possa aver fatto del male alla ragazza e, aiutata da Will Trent, scoperchia una rete enorme di violenze, che si legano al suo passato e alla sua carriera di medico.

Karin Slaughter conferma di essere una delle migliori crime novelist degli Stati Uniti (la migliore?) con questo romanzo ruvido e appassionante. Costruisce la sua storia, riportando al pubblico Will e Sara, su una serie di flashback che ci portano avanti e indietro nel tempo, con un ritmo incalzante che ricorda le migliori canzoni degli Alabama Shakes (che io cito solo perché la Slaughter ci dice che sono una delle band preferite da Sara Linton). In più c’è un meccanismo di ricostruzione dell’investigazione che è costruito in modo sublime, passo passo, in modo da far partecipare il lettore all’indagine, se non addirittura ai ragionamenti di Will e Sara. Sullo sfondo una bellissima Atlanta, fuori dagli stereotipi, dannata e sublime.

Il tema di fondo, lo avrete capito, è la violenza sulle donne. Raccontata da Sara, personaggio di una scrittrice donna, vista con l’occhio delle donne. Ricostruita fin nei minimi particolari, con tutta la crudezza e la realtà bruciante che serve. Raccontata da una donna del Sud (scrittrice e protagonista del romanzo), che urla senza filtri e denuncia una società americana grondante di maschilismo. Inopinatamente, anche oggi, 2023, senza differenze da 15 anni fa, facendoci capire che questi meccanismi sono profondi, incisi nel DNA di una comunità, duri da far scomparire, tramandati di padre in figlio.

Dietro questa colonna portante che regge il romanzo, si aprono tante altre finestre su una società che, in alcune sue manifestazioni, si rivela corrotta e retrograda. Una comunità nella quale avere la pelle bianca può essere quello che ancora oggi decide della tua sopravvivenza. Dove la stratosferica differenza tra i ricchi che nuotano nell’agiatezza e spendono milioni per accessori e lusso (c’è una chiara sottolineatura della lista della spesa del superfluo che riporta al capitolo dei biglietti da visita in “American Psycho”) e chi fatica a sopravvivere non è mai realmente messa in discussione. Dove si fa fatica a essere poliziotti onesti, senza tracimare nella facile corruzione e nell’abuso di potere. Raccontato senza troppa edulcorazione, senza la grazia di un Grisham o la stralunata ironia di un Lansdale. Diretto, come un pugno nello stomaco. Così, quello che mi torna ancora una volta in mente per lasciare una traccia a chi leggerà questo bel romanzo è proprio la canzone forse più famosa degli Alabama Shakes. Hold on, resisti. Tieni duro. Come fanno Sara e Will, anche se sono pieni di cicatrici. Come ci insegna Karin Slaughter, che dobbiamo ancora una volta ringraziare.

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Dopo quella notte
  • Slaughter, Karin (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 145 articoli:

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