Di Alfredo Colitto al ThrillerCafé ne abbiamo sempre detto bene, e non facciamo eccezione certo per questo suo romanzo del 2008, Duri di cuore, recensito un po’ in ritardo ma sicuramente consigliato. Se non l’avete ancora letto, ecco qualche impressione…
Titolo: Duri di cuore
Autore: Alfredo Colitto
Anno: 2008
Editore: Perdisa
Duri di cuore è un romanzo breve, intenso e perfetto.
La storia è semplice. Carmine, una persona che ha conosciuto e praticato la violenza, vuole ricostruirsi una nuova vita tagliando i ponti con il suo doloroso passato. Sceglie di vivere nella grande e opulenta Bologna. Lavora in una trattoria. Si crea un’esistenza normale, ma la violenza lo perseguita. Come dice lui stesso “Si rifiuta di scomparire dalla mia vita. Le ho sacrificato tutto quello che avevo, perché mi lasciasse in pace. Non è servito a niente. Ho smesso di praticarla, e ho dovuto subirla. Ho creduto che fosse il prezzo che mi toccava pagare, e l’ho pagato in silenzio, senza reagire. Immaginavo che quello che mi arrivava addosso fosse come acqua in una bottiglia: bastava aspettare, e prima o poi la bottiglia si sarebbe svuotata. Invece la violenza è un mare oscuro.” La violenza ha un volto e un nome: Vlastar. Un delinquente albanese, capo indiscusso di una banda dedita al traffico di droga, prostituzione, estorsioni ed altre attività criminali. Un tipo davvero poco raccomandabile. Uno che non si dovrebbe mai incontrare nella vita. Chi va contro di lui va a morte certa, lo sanno bene le prostitute che hanno tentato di ribellarsi al suo giogo e le donne che, invece, sono state costrette a prostituirsi. Allora Carmine, che indubbiamente non è uno sciocco, perché decide di mettere a repentaglio la sua vita? Ma è ovvio: per amore. L’amore di Serena. “Amor, c’ha nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m’abbandona“. L’amore. Il motore di tutte le cose…. Serena è vittima di Vlastar. Per lei Carmine rischierà tutto e tornerà a praticare la violenza.
Ma in Duri di cuore non c’è solo l’amore. C’è anche un altro motore. L’altro: “l’odio.” E allora la macchina diventa perfetta perché nella camera di combustione l’odio e l’amore generano violenza e vendetta, speranza e gioia. Vita e morte. Morte e Vita. “Solo pochi mesi fa avevo ancora sogni, speranze e ottimismo. La violenza che mi segue come un’infezione mi ha portato via tutto. Ma non si prenderà Serena. A qualsiasi costo.”
Storie così ne abbiamo sentite parecchie e con tranquillità posso dire che, finale a parte, non c’è nulla di originale, ma è innegabile che per come è scritto questo breve romanzo, devo sprecare tutti i miei più onesti aggettivi per Alfredo Colitto, indubbiamente uno dei migliori scrittori italiani dell’ultimo decennio.
La storia è narrata con uno stile personale inconfondibile e completo. Senza alcuna banalità. Senza inutili orpelli. Senza alcun ricorso alla volgarità per renderlo più nero. Con un ritmo veloce, essenziale, convincente, calibrato, dinamico, asciutto, elegante, cinico, ansiogeno, avvolgente… e senza troppi aggettivi, descrizioni di luoghi, e amminchiamenti psicologici.
Voglio ripeterlo. Duri di cuore è un romanzo breve, intenso e perfetto.
Ho riletto questa recensione solo due giorni dopo e in cuor mio mi è sembrata un po’ ruffiana. Generalmente non si usano termini così forti come “romanzo perfetto“, di conseguenza volevo modificarla per evitare che qualcuno pensasse male della mia onestà intellettuale. Il risultato di tale correzione è stato di gran lunga peggiore rispetto alle mie iniziali buone intenzioni, perché ho concluso con un rilancio. Duri di cuore, non solo è perfetto, ma dovrebbe essere studiato come romanzo di riferimento nei corsi di scrittura formativa per aspiranti scrittori.
Adesso vi tedio un po’, ma ho bisogno di spiegarmi meglio con un cappello introduttivo.
Per puro diletto scrivo dei romanzi senza alcuna pretesa e ovviamente tengo in evidenza delle regole fondamentali di scrittura creativa. Le stesse regole le ricerco anche quando leggo l’opera di un qualsiasi scrittore. Nel tempo mi sono amminchiato con queste ricerche e tutte le mie letture si sono trasformate in studio, snaturando alle volte lo stesso piacere di leggere.
Come riferimento nella scrittura del genere thriller cerco di attenermi alle 10 regole di Brian Garfield, scrittore e sceneggiatore americano, conosciuto soprattutto per aver ideato la serie del Giustiziere della notte, portata al successo da Charles Bronson.
Sono 10 principi essenziali per scrivere un ottimo thriller e con molto piacere li ritrovo tutti e 10 in Duri di cuore.
Adesso vediamo come queste regole sono state applicate da Alfredo Colitto nel suo romanzo (userò in grassetto le stesse parole di Garfield):
- Iniziate con l’azione; spiegherete in un secondo momento. Nel capitolo 1 mettere in pista lo spettacolo. È proprio quello che succede. Serena entra nella trattoria per uccidere e non c’è alcuna spiegazione del perché;
- Rendete le cose difficili per il vostro protagonista. Trovategli un degno antagonista. E Colitto inventa Vlastar, un delinquente albanese della peggiore specie che non ha alcun rispetto per la vita umana. Peggio di così Carmine non poteva trovare;
- Pianificate in anticipo, sarete ripagati più tardi, pertanto nessuna cavalleria in soccorso o creazione di nuove circostanze per risolvere il dilemma del protagonista. Anche in questo caso Colitto non fa ricorso ad alcun salvagente, e dal momento che Carmine si è buttato dentro la storia farà sempre ricorso a se stesso ed alle proprie forze per uscirne vincitore;
- Date l’iniziativa al protagonista. La situazione di pericolo in cui Carmine si è andato a cacciare, non gli lascia altra via di uscita se non combattere contro quel terribile delinquente di Vlastar che lo sta braccando. Il nostro uomo è costretto all’azione per non morire;
- Date al protagonista una motivazione personale. Senza alcuna esagerazione e con ottimo equilibrio, lo scrittore fa vivere al protagonista un travaglio interiore che lo spinge a reagire mettendosi in discussione per ottenere quello che vuole (salvarsi la vita e cambiare la sua esistenza con l’amore di Serena);
- Date al protagonista uno stretto limite di tempo, e quindi accorciatelo. È proprio quello che succede. Il tempo è dosato con sapienza ed in ogni caso è breve. Tutto in una notte. L’azione ha un ritmo incalzante a beneficio della suspense in crescita costante;
- Scegliete il vostro personaggio in base alla vostre capacità. Anche in questo caso Colitto centra lo scopo. Carmine come nella migliore tradizione dei romanzi di suspense, è un uomo comune anche se con un mistero rinnegato alle sue spalle. Cede all’idealismo (amore) ed è costretto ad agire gioco forza. Non scordiamoci che il protagonista non è un agente segreto o un super eroe, ma un uomo normale, quindi lo scrittore si è mosso bene in base alle sue capacità ottimali. Come esempio estremo per la credibilità del protagonista in un romanzo possiamo citare La spia che venne dal freddo di John le Carré, dove le spie, gli agenti segreti e il clima politico sono descritti con eccellenza, proprio perché le Carré aveva lavorato per anni presso Secret Intelligence Service. Colitto o un altro autore, non potrebbero mai narrare meglio dello scrittore inglese un romanzo tipo La spia che venne dal freddo con personaggi e descrizioni altrettanto credibili;
- Conoscete la destinazione prima di partire. Duri di cuore ha un ottimo finale, incalzante e imprevedibile. Mantiene fede a tutte le aspettative create dallo scrittore che con certezza assoluta ha pianificato l’azione finale prima ancora di iniziare a scrivere, perché altrimenti non avrebbe potuto sviluppare la storia che vive proprio per questi colpi di scena conclusivi;
- Non correte dove gli angeli hanno paura di camminare. Nel senso che, non bisogna mai avventurarsi a scrivere una storia su terreni sconosciuti o modaioli, se non si hanno le giuste conoscenze e capacità. Colitto non ha scritto un western, o fantasy. Colitto ha scritto quello che la sua esperienza e le sue competenze gli permettevano di scrivere pertanto è arrivato ad un ottimo livello narrativo perché rimasto nei suoi sentieri;
- Non scrivere nulla che non vorresti leggere. In conclusione lo scrittore ha narrato una storia del genere noir, che è quello che ama di più senza fare ricorso a forzature come volgarità, parolacce, bestemmie o sesso esplicito, perché non fanno parte della sua stessa personalità, sapendo di essere altrettanto credibile senza esagerare in forzature.
Adesso credo (se avete avuto la pazienza di leggere questa recensione fino in fondo) che abbiate capito perché mi sono espresso con la frase Duri di cuore è un romanzo breve, intenso e perfetto, e voglio tacere sugli ottimi meccanismi di Sorpresa e Suspense, altrimenti per la lungaggine del mio scritto, oltre a farmi odiare, sono sicuro che non mi leggereste mai più.
Riferimenti bibliografici
Scrittura thriller su www.thrillecafe.it
Scrittura creativa su www.latelanera.com
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