Uno scrittore si domandava se esisteva un campo dell’esperienza nel quale la mancanza di conoscenza diretta poteva essere un ostacolo alla sua rappresentazione. La risposta era affermativa. Ne esisteva uno, quello della criminalità incallita, talmente cattivo e violento da essere così distante dall’immaginazione di una persona normale che solo chi lo aveva vissuto da dentro poteva essere in grado di descrivere.
Ho scritto quello che ho vissuto, questo potrebbe essere l’epitaffio per Ed Bunker, uno degli ultimi grandi autori di crime-story.
Confesso di aver scoperto Ed Bunker abbastanza tardi. È stato un incontro casuale, che ha origini cinematografiche.
Leggendo la recensione di “Heat – La sfida” di Michael Mann, Ed Bunker veniva accreditato come consulente per la sceneggiatura delle rapine. Credo di non sbagliare affermando che si tratta di una delle migliori sceneggiature di rapine viste al cinema negli ultimi anni, quasi un’esecuzione sinfonica di strumenti perfettamente accordati. Ho pensato che sicuramente chi l’aveva scritta doveva avere un’esperienza diretta in materia.
A differenza di altri scrittori, come ad esempio il nostro Massimo Carlotto, vittima di una giustizia superficiale e frettolosa, Ed Bunker è un criminale autentico e non cerca scusanti.
Nato a Los Angeles da una famiglia disgregata, la sua adolescenza è un susseguirsi di piccoli reati che lo terranno rinchiuso in riformatorio fino a sedici anni. A conferma che certi ambienti non sono altro che palestre per la delinquenza, Ed Bunker una volta uscito compie un salto di qualità compiendo reati ben più gravi che lo portano ad essere rinchiuso per oltre quattro anni in quella filiale dell’inferno sulla terra che è il carcere di San Quentin. Ecco però che a questo punto qualcosa scatta nella sua mente. Scopre di avere una passione per la letteratura e si avvicina con entusiasmo ai grandi classici come Dostoevskij, Sartre, Thomas Mann ed altri ancora.
Una volta uscito, come in una specie di lucida follia, Ed Bunker torna a percorrere la strada sbagliata. Rapine, emissione di assegni falsificati, traffico di droga ed altro ancora ne contrassegnano il percorso criminale. A più riprese sarà rinchiuso in diversi penitenziari da dove uscirà definitivamente nel 1975, quando ormai ha trentadue anni in buona parte trascorsi in carcere.
Nel 1973, dopo molti tentativi, è comunque riuscito a pubblicare il suo primo e forse migliore romanzo, “Come una bestia feroce” (“No beast so fierce”).
Non è solo un ottimo noir, con una tra le più realistiche ed efficaci descrizioni di una rapina tra quelle scritte, ma è soprattutto una introspezione psicologica della mentalità criminale migliore di quanto sanno blaterare i soliti sociologi dall’alto delle loro astruse teorie.
Bunker ha uno stile stile secco e diretto, senza fronzoli. Anche se a volte rischia di essere un pò ridondante, punta mira diritto allo scopo senza troppi compromessi.
In questo romanzo, Los Angeles ci viene descritta come una città dura, matrigna, incapace di offrire la benchè minima solidarietà umana ai suoi abitanti soprattutto quelli che cercano un riscatto dal proprio passato criminale.
A questo romanzo farà seguito “The Animal factory” (1977) e la raggiunta notorietà gli varrà il definintivo rilascio sulla parola.
La vita di Ed Bunker prende una piega diversa, normale come quella di un pacifico cittadino. Trascorreranno altri cinque anni prima della pubblicazione di “Little Boy Blue” (1982). Ma è il cinema ad accorgersi di Ed Bunker. Nel 1978 esce “Vigilato speciale” trasposizione cinematografica di “Come una bestia feroce”, al quale partecipa come sceneggiatore. Malgrado l’intensa interpretazione del personaggio da parte di Dustin Hoffman, affiancato da un’esordiente Theresa Russell, il film passerà quasi inossservato (se vi capita, comunque, vi consiglio di guardarlo).
Questo quasi insuccesso non ferma la carriera cinematografica di Ed Bunker. Oltre ai film già citati, Ed Bunker partecipa alla sceneggiatura di altri film come “A trenta secondi dalla fine”.
Il suo rapporto con il cinema non è solo di sceneggiatore. Il suo volto, dai tratti decisi e un pò marcati, è ideale per recitare in piccoli camei, il più famoso, anche se breve, dei quali è Mr Blue ne “Le Iene” di Quentin Tarantino.
La sua carriera di scrittore prosegue ancora con due romanzi. “Cane Mangia Cane” (“Dog Eat Dog”, 1996), che James Ellroy ha definito come il miglior romanzo sulla rapina a mano armata e “Educazione di una canaglia” (“Education of a felon: a memoir”, 2000), la sua autobiografia.
Gli ultimi due romanzi “Stark” (“Stark”) e “Mia è la vendetta” (“Death Row Breakout and Other Stories”) usciranno postumi, rispettivamente nel 2006 e 2009.
Qualcuno ha paragonato le opere di Bunker a quelle di Dostoevskij ed in particolare a “Delitto e castigo”.
Non so se questo paragone regga, però sono certo che se Dostoevskij avesse conosciuto a Bunker, sarebbe stato sicuramente il personaggio di un suo romanzo.
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