Recensiamo oggi al Thriller Café “Fammi male” di Francesca Bertuzzi, appena pubblicato da Mondadori.
Ana è disposta a tutto – ingannare, sedurre, ricattare – per scappare dalla città-clinica. Ha ventitré anni e li ha trascorsi tutti nel non-luogo fondato da suo padre in Svizzera, chilometri di laboratori popolati da pazienti e da camici bianchi che sperimentano le più moderne tecnologie mediche e farmaceutiche nel tentativo di vincere i limiti della scienza. E lei è il fiore all’occhiello delle loro manie, è “un esperimento, un abominio, una replica”: il suo corpo è in tutto e per tutto uguale a quello della primogenita dei suoi genitori, Anabelle, morta quando aveva più o meno la sua età di oggi. Ma ora Ana e più che mai determinata a scoprire che sapore ha la libertà. Anche perché alcuni sogni ricorrenti hanno cominciato a martellare il suo subconscio. Ed è proprio inseguendo questi incubi che si ritroverà sul litorale abruzzese, teatro di molte delle sue visioni notturne. A Vasto assolderà un’investigatrice privata, la giovane e sexy Arancia, e insieme a lei scoprirà che Anabelle è morta proprio lì, durante una vacanza, in circostanze misteriose.
Scienza di confine, limiti da superare, onnipotenza e brama di sostituirsi a Dio (chiunque esso sia) sono alcuni dei temi di forte impatto che l’autrice affronta in questo thriller genuino che rompe gli schemi, la cui trama convince e corre spedita, senza requie. Originalità, stile e talento colpiscono all’istante e rendono “Fammi male” un’entusiasmante proposta fuori dall’ordinario tra la narrativa di genere.
I capitoli brevi e concisi e la prosa tagliente, incisiva e chirurgica scandiscono il ritmo incalzante della fuga di Ana e delle indagini, dando il cambio a passaggi più morbidi, carezzevoli e intimi quando la protagonista scrive sul suo taccuino e quando ci viene raccontata una storia in un altro tempo, in un altro spazio. In ogni caso Francesca Bertuzzi cesella le parole fino a dargli la giusta forma, senza svolazzi e orpelli inutili, ad arte.
I personaggi sono tutti palpitanti e autentici: le loro esistenze si aggrovigliano tra colpi di scena ottimamente orchestrati, vizi e virtù, esaltazione e crisi di coscienza, raziocinio e follia. In particolare brillano Ana e Arancia, che si compensano a vicenda, si capiscono e proteggono in uno scenario che per differenti motivi, le vede e dipinge “diverse”. Sono due giovani donne audaci e sensuali, sono il mezzo attraverso il quale l’autrice ci conduce alla verità che Ana teme, ma alla quale non vuole più sottrarsi.
Un libro trascinante che fa pensare, che pone interrogativi scomodi e che mi ha lasciato la convinzione, del tutto personale, che amore e vita, intesi come valori assoluti, possano ancora vincere sulla porzione di genere umano convinta di detenere il potere che non conosce ostacoli.
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