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Nuova presentazione oggi al Thriller Café e protagonista è Marta Brioschi con il suo romanzo “Ferite a fior di labbra“, pubblicato da Be Strong Edizioni.

La storia narrata in questo romanzo è ambientata in una cittadina di provincia non identificata, nel nord d’Italia. Qui la giovane psicologa Emma Silvestri si vede affidati dieci pazienti che hanno sviluppato una insolita compulsione: guardare serie TV asiatiche. Si tratta di un uomo e nove donne di età compresa tra i diciotto e sessant’anni. Oltre alla passione smodata per i k-drama non hanno altro in comune. Sarebbe un caso già abbastanza strano su cui lavorare, ma Emma non immagina che si ritroverà presto coinvolta in una serie di brutali delitti. Un killer uccide infatti delle donne con un un taglierino e una delle vittime sarà una sua paziente. Mentre le indagini avanzeranno faticosamente, ben altri drammi personali emergeranno nelle vite quotidiane degli abitanti della cittadina.

Questa in breve la vicenda che Ferite a fior di labbra narra, ma per approfondire meglio questo libro abbiamo posto due domande all’autrice; a seguire troverete inoltre un estratto e il booktrailer.

Due domande all’autrice

Dove nasce l’idea alla base di questo romanzo?

La storia è nata dall’amalgama di più ispirazioni. Da una parte dalla mia passione, condivisa ormai da circa 870 mila persone in Italia, per le serie TV asiatiche e in particolare per i K-Drama; dall’altra dal bisogno, più che da un mero desiderio, di affrontare una tematica che mi ha toccata più volte da vicino e cioè quella dei traumi che derivano da abusi e violenze psicologici reiterati nel tempo all’interno di rapporti (non solo di coppia) tossici.

Cosa potrebbe apprezzare di più il lettore, di questa storia?

Prima di tutto il fatto che si tratti di un giallo psicologico, tuttavia è un giallo che porta con sé anche un invito e un messaggio. L’invito è quello di riflettere sulle nostre stesse vite alla luce di ciò che può e deve essere considerato come comportamento violento e abusivo. La violenza è molto più diffusa e accettata come normalità di quanto si pensi, purtroppo. La si nasconde sotto strati di giustificazioni e vergogna, in questo modo alimentando un fenomeno che andrebbe invece arrestato. Ne siamo stati o ne siamo ancora vittima? Siamo certi di non aver agito o di non agire in modo violento e abusivo nei confronti di chi ci circonda?  Da qui il mio messaggio, che è quello d’imparare a riconoscere i sintomi di una personalità violenta e abusiva, così come i segni distintivi dei traumi che una personalità di tal genere può causare nelle persone che la subiscono. La conoscenza non è sempre potere, a volte è anche salvezza.

Estratto

Stava guardando il fiume con una tazza di acciaio tra le mani, senza pensare a nulla in particolare, quando sentì l’inequivocabile rumore di uno skateboard in avvicinamento.
Non si voltò per guardare chi fosse. Doveva essere uno dei tanti ragazzini che si incontravano sullo spiazzo davanti al centro polisportivo per allenarsi in pace prima dell’arrivo delle squadre locali, che di solito monopolizzavano la struttura nel pomeriggio. Lo skateboard tuttavia si fermò proprio dietro le sue spalle.
«Per caso ha un po’ di caffè anche per me?» le domandò una voce calda poco dopo.
La sorpresa di una domanda tanto diretta la fece voltare verso lo sconosciuto e vide un ragazzo giovanissimo, un liceale dell’ultimo anno probabilmente, molto alto e magro, con le spalle larghe, abbigliato in stile oversize, le mani coperte a metà da una felpa bordeaux con una specie di graffito sul petto. Le stava sorridendo mettendo in mostra una bellissima dentatura bianca e regolare e aveva delle ciocche disordinate di capelli scalati tra il castano e il biondo che spuntavano da sotto un cappello che le ricordava quello del protagonista dei Pokémon. A guardarlo bene, nell’insieme, nonostante non fosse un orientale, forse anche un po’ per quegli occhi che sembravano allungarsi quando sorrideva, le sembrò che fosse appena spuntato fuori dalle pagine di un manga. Aveva il sole alle spalle e per continuare a fissarlo, Emma dovette sbattere un paio di volte le palpebre. Lui le sorrise ancora, divertito dall’evidente stupore che aveva suscitato con la sua domanda.
«Non c’è problema se non vuole. L’ho vista mangiare sola e ho pensato di farle compagnia. Neanche io ho fatto ancora colazione, ma… non importa.»
La mancata risposta della donna lo fece risalire sullo skateboard e dopo un saluto appena abbozzato, stava per imprimere la prima spinta per partire, quando Emma reagì.
«Aspetta!»

Booktrailer

Marta Brioschi

Nata a Milano nel 1967, single di ritorno con tre figli. Vive a Bolzano. È da sempre appassionata di libri, cinema e culture orientali. Viaggia moltissimo e per diletto traduce dall’inglese i sottotitoli per serie TV asiatiche. Per Be Strong Edizioni ha pubblicato tre romanzi gialli, di cui il primo è stato anche tradotto in lingua spagnola.

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Ferite a fior di labbra
  • Brioschi, Marta (Autore)

Articolo protocollato da Redazione

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