Può una giornalista da anni impegnata nel gruppo “Walt Disney”, lavorando come inviata speciale per il settimanale Topolino, trasformarsi in autrice di un thriller di altissima tensione, cioè quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo di Pippo e Pluto? Sì, si può. O almeno Valentina Camerini ci è riuscita brillantemente, creando con “Fidati di me” uno di quei romanzi che avvincono il lettore, costringendolo a non staccare gli occhi dal libro fino all’ultima pagina. La storia e ambientata negli Usa, ad Hope, piccola cittadina agricola dell’Arkansas; e ad Hope “non succede mai niente”, lamenta Trinity Mc Kenzie, adolescente all’ultimo anno di liceo, figlia del locale sceriffo: è lei a narrare in prima persona questa storia. A Trinity Hope sta stretta, la ragazza è bella, esuberante, piena di sogni ed ambizioni e non vede l’ora di diplomarsi per poter fuggire da lì, andare a studiare in una grande città per costruirsi un futuro diverso da quello piatto e banale cui sono rassegnate le altre sue coetanee del posto: matrimonio, figli, vita di paese. Il sogno di Trinity è studiare letteratura in un grande college e poi diventare giornalista, una grande giornalista di successo, famosa. Per questo da sempre il suo mito è Ava Cooper, l’unica persona di Hope che sia mai riuscita a fuggire da quel luogo e diventare famosa in tutta l’America, una grande cantante che viveva a New York, purtroppo morta ancora giovanissima in un incidente stradale insieme al marito, guarda caso famoso giornalista, quando entrambi erano all’apice della fama. Trinity adora Ava e ne coltiva la memoria, perché è per lei un esempio, un incitamento. La storia di Ava Cooper dice che sì, il sogno americano può partire anche dalla sperduta, piatta, banale Hope. E Trinity morde il freno, quella che sta vivendo è forse l’ultima estate in Arkansas, poi seguirà l’ultimo anno scolastico e quindi finalmente l’università, magari in California o forse nel New England, ma insomma nel mondo vivo, nel mondo grande.
Tuttavia su un punto Trinity si sbaglia e di grosso: non è vero che ad Hope non succeda mai niente; anzi stanno per succedere e succedono cose terribili. Una sera d’agosto si scopre che Grace, la sua migliore amica, una ragazza dolce e tranquilla, è stata brutalmente assassinata nel bosco. La cosa sconvolge e atterrisce la piccola comunità. Trinity sembra addolorata ma non impaurita; la paura non fa parte della sua forte personalità. A condurre le indagini è suo padre, lo sceriffo; da lui lei ottiene notizie di prima mano sulle indagini per individuare l’assassino: indagini che tuttavia brancolano nel buio, tanto che è la stessa Trinity che comincia ad indagare, aiutata da Jason. Lui è il più bel ragazzo della città. Sono stati fidanzati, ma da pochi mesi lei lo ha lasciato, non sa bene perché. La voglia che entrambi hanno di arrivare alla verità li riavvicina e tra loro torna ad accendersi l’attrazione, o per essere più esatti torna ad accendersi per Trinity, perché Jason non ha mai smesso di amarla. Il loro legame si rafforza ancora di più quando un nuovo dramma viene ad abbattersi su Hope: viene assassinata anche Laura Nelson, la figlia del sindaco, secondo le stesse modalità di Grace. Dunque un serial killer vive in città. E’ l’inizio di un incubo, perché via via altre ragazze, molte altre ragazze verranno assassinate. Ormai è autunno, troppe cose succedono ad Hope, che diventa un posto celebre, meta di tutte le grandi tv del Paese, giornalisti e cameramen arrivano da tutta l’America. E arriva anche Julian Anderson, che non è uno qualunque: è il figlio di Ava Cooper. Rimasto orfano è stato allevato a New York dallo zio paterno, che ora però deve trasferirsi all’estero per lavoro e ha mandato il nipote ad Hope, dove c’è la nonna materna, l’anziana madre di Ava, donna stravagante e forse un po’ tocca. Anche Julian deve finire il liceo; si iscrive alla stessa scuola di Trinity. Tra loro due nasce presto attrazione, anche sentimento forse, con amarezza e frustrazione per Jason, che si vede di nuovo messo da parte. Ma nella città un po’ tutti non vedono di buon occhio il rapporto tra Trinity e Julian, perché sopratutto non vedono di buon occhio lui. In lui scorre il sangue dei Cooper e su quella famiglia grava una fama oscura, una sorta di maledizione, più di un suicido tra loro nel corso dei decennii, poi la tragica fine di Ava che già da ragazza, con il suo anticonformismo e spirito ribelle, aveva dato scandalo. Ma tutto questo non disturba i due ragazzi, che continuano insieme ad occuparsi delle morti di giovani donne che si susseguono ad Hope; in che modo se ne occupano starà al lettore scoprirlo, in un finale che definire sorprendente sarebbe del tutto limitativo.
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