La trama di Finestra sul vuoto di Raymond Chandler, noir/hardboiled scritto nel 1942 (e uscito nelle sale cinematografiche lo stesso anno col titolo È ora di uccidere) è ambientata a Pasadena, nella contea di Los Angeles, e ruota attorno al misterioso furto di una moneta preziosa, il Doblone Brasher. Forse questo terzo noir, con protagonista il leggendario investigatore privato Philip Marlowe (portato sul grande schermo da attori del calibro di Humphrey Bogart, Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner) non è tra i più conosciuti del romanziere (basti pensare a opere immortali come Il grande sonno, Il lungo addio) ma la prosa caustica ed esilarante, che anche qui abbonda, non ce li fa certo rimpiangere.
Marlowe abita in un piccolo ma ordinato appartamento senza pretese, è tollerato dalla polizia ma non amato, ha un carattere schietto, conciso, diretto, sprezzante, spesso scortese. La sua missione consiste nell’integrità morale: mettere alla prova la sopravvivenza dei valori eroici tradizionali senza farsi sedurre, e contaminare, dalle fuorvianti “strade meschine” della società che lo circonda. Per l’investigatore, che sottolinea spesso la sua condizione di povertà come simbolo di incorruttibilità, la fonte del male risiede tra le famiglie ricche e altolocate e il loro desiderio di trarre profitto dallo sfruttamento (economico e psicologico) altrui. Emblematica, in tal senso, è l’arida signora Elizabeth Bright Murdock in Finestra sul vuoto e l’esercizio di potere operato sulla sua ingenua segretaria, Merle. Scrive Chandler: “Il punto è che il detective deve essere completo, integro e immutato da qualsiasi cosa accada; il detective è fuori dalla storia e sopra di essa. Ecco perché non si conquista mai la ragazza, non la si sposa mai, non ha mai veramente una vita privata tranne quando deve mangiare e avere un posto in cui lasciare i vestiti”.
Finestra sul vuoto si apre col protagonista, l’investigatore privato Philip Marlowe, che fa visita alla sua ricca cliente, la signora Elizabeth Bright Murdock, una vecchia vedova irascibile, i cui principali piaceri nella vita sembrano essere il consumo spropositato di porto e il bullismo sistematico verso la sua giovane segretaria, Merle Davis. La signora Murdock ha bisogno di “un detective privato simpatico e pulito” che indaghi sul furto del Doblone, l’orgoglio della collezione privata del suo defunto marito, normalmente tenuto sotto chiave in una stanza sicura della villa. Trattandosi di una questione familiare, la donna non vuole che la polizia venga coinvolta. Convinta che l’artefice del furto sia la nuora ribelle, l’ex cantante di nightclub Linda Conquest, sposata a suo figlio Leslie e che lei non ha mai tollerato spinge Marlowe a indagare in quella direzione. Sembra, infatti, che il giorno che è scomparsa la moneta sia sparita pure la donna. Quando l’investigatore interroga la signora Murdock per ottenere maggiori informazioni su Leslie, cala il silenzio. Il figlio deve stare fuori dai giochi, gli fa intendere la vecchia. E nemmeno troppo velatamente.
Con una certa riluttanza Marlowe, che ha fiutato qualcosa di oscuro, accetta il caso. Dopo tutto, le bollette da pagare si accumulano sulla scrivania e le tante bottiglie di liquore che si scola ogni giorno hanno un costo. Ignora che si troverà coinvolto in una complessa e labirintica rete di corruzione; un mondo ambiguo venato di ricatti, sotterfugi e delitti che metterà a dura prova perfino il suo senso morale. Una rete che, sulle prime, l’atipico investigatore faticherà a comprendere. Dove le cose si complicheranno ulteriormente quando scoprirà che tutti coloro che hanno maneggiato la preziosa moneta sono morti. E non è prudente lasciare una scia di cadaveri in giro per Los Angeles.
Finestra sul vuoto è un concentrato, magistrale, di similitudini originali e scevre da ogni cliché, atmosfera e dialoghi icastici e dissacranti. Una scrittura divertente e molto particolareggiata in cui Chandler si rivela, ancora una volta, un insuperabile maestro di caratterizzazione. I personaggi di Finestra sul vuoto, (perlopiù aristocratici, opportunisti, amareggiati dalla vita, privi di scrupoli, nevrotici) sono minuziosamente indagati sia fisicamente che nell’interiorità: “Aveva gli occhi come strani peccati”; “Giaceva accartocciato sulla schiena. Molto solo, molto morto”; “Il mascara così pesante che parevano due inferriate in muratura”; “Uomini anziani dai volti che sembrano battaglie perse”.
Anche i luoghi fisici (edifici, architetture, mobilia, arredamento) diventano teatro del suo occhio, vigile e impietoso, a cui nulla sfugge. Con la consapevolezza, percettiva, dell’esperto investigatore che vede, e fa vedere al suo lettore, anche il più piccolo dettaglio.
Ça va sans dire, che Marlowe non è altro che l’alter ego di Chandler. Un eroe romantico, ribelle e solitario, ma privo di romanticismo. Non è il Werther di Goethe che si suicida per il mancato amore di Lotte né tantomeno è immerso negli abissi e nelle malinconie di Ugo Foscolo. Sebbene Finestra sul vuoto si concluda con il salvataggio della giovane damigella Merle Davis dalle grinfie della “lunga notte nera di Los Angeles”, a opera di Marlowe, non c’è traccia di sentimentalismo né di serenate al chiaro di luna.
Il nostro eroe la salva sì, ma da se stessa: dalle sue scelte sbagliate e superficiali, dall’autoillusione.
E poi se ne va. Senza fiori, senza cori. Libro consigliatissimo. Immancabile nella libreria.
Recensione di Manuela Maccanti.
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