Lo so, di Jeffery Deaver ultimamente sto parlando molto, ma un po’ è un caso (molte news che lo riguardano), e un po’ è voluto, dato che rappresenta una delle vie per cui più spesso nuovi visitatori arrivano qua al locale e bisogna bere il ponch finché è caldo (che dite, non era così il motto? boh, io così lo conosco 😛 ).
Detto questo, ecco allora la recensione di questa settimana: Fiume di sangue, secondo episodio della trilogia con protagonista John Pellam.
Autore: Jeffery Deaver
Editore: Sonzogno
Anno di pubblicazione: 2007
ISBN: 88-454-1375-6
Pagine: 360
Prezzo: € 12,00
Trama in sintesi di Fiume di sangue:
Incaricato di scegliere la location per un film di bulli e pupe, Pellam approda a Maddox, cittadina fluviale dello Stato del Missouri. Ma non fa in tempo ad ambientarsi che si ritrova per caso ad assistere a un regolamento di conti, proprio davanti al suo camper. Le vittime sono un criminale già noto alle autorità, una ragazza innocente e un poliziotto, il quale, più fortunato degli altri due, non finisce all’obitorio ma solo in ospedale. Sospettato di aver visto molto più di quanto non abbia fatto in realtà, Pellam diventa l’uomo più ricercato della Terra: dalla polizia locale che lo vuol far parlare, dall’FBI che gli vuole cavare un particolare nome, da una misteriosa bionda che lo vuole e basta, oltre che – ovviamente – dai criminali che lo vogliono eliminare per sempre. Per salvarsi, deve necessariamente trasformarsi da preda in cacciatore… Come “Sotto terra”, “Fiume di sangue” contiene già tutti gli elementi che hanno reso celebre Deaver: un intrigante personaggio seriale, una trama gialla impeccabile con il famoso “meccanismo a orologeria” e un sorprendente colpo di scena finale.
Il ciclo di John Pellam è precedente a quello di Lincoln Rhyme, e si vede: purtroppo non posso dichiararmi molto soddisfatto della lettura, anche perché Deaver ci ha abituato a ben altri lavori. Le carenze a mio parere riguardano sia la trama, sia i personaggi, sia la scrittura.
In primis, il plot è troppo scarno e molte delle pagine sono un divagare più o meno inutile, mentre la storia avanza poco. I colpi di scena sono o forzati o telefonati, o poco incisivi, e in generale direi che l’intreccio non presenta nessuno spunto veramente interessante. La trama imbastita mi pare troppo lineare per essere stata partorita da Deaver, soprattutto se paragonata alla maggior parte dei lavori successivi.
Per quanto riguarda Pellam, è un personaggio simpatico ma poco profondo, tratteggiato in maniera piuttosto superficiale e lontano anni luce dal detective tetraplegico che ha fatto la fortuna dell’autore. Il confronto è quasi impietoso.
Lo stile infine è essenziale, ma a volte denuncia un’imperizia al limite dell’imbarazzante. A un certo punto, per esempio, trovo scritto qualcosa del genere: “il bidone volò attraverso il parabrezza… ma in realtà i parabrezza delle macchine americane sono molto resistenti e quindi il vetro s’incrinò soltanto”. Non so se ho mai letto una descrizione peggiore.
In definitiva, se conoscete poco Deaver, non iniziate certo da questo romanzo.
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