Edito due anni fa, recensiamo oggi Fiume pagano, di Laura Costantini e Loredana Falcone.
Titolo: Fiume pagano
Autore: Laura Costantini e Loredana Falcone
Editore: Historica
Anno: 2010
Ho letto questo romanzo con piacere, e una volta finito mi sono sorpreso a riflettere che il tempo era stato speso bene; insomma un buon libro. A distanza di qualche mese, tutti i suoi personaggi mi sono iniziati a mancare e l’ho ripreso. Sfogliandolo mi sono ricordato della gran quantità di storie ed argomenti che sono contenuti all’interno di solo 240 pagine, indubbiamente troppo poche per esprimere molti pensieri e tante storie. Alla fine l’ho riletto e credo proprio che Fiume pagano vada bene così. È perfetto. Caratterizzazione dei personaggi precisa e co-protagonisti tutti interessanti, così come le comparse. Ambientazione impeccabile. Stile originale e mai retorico.
Fra le cose maggiormente riuscite ci sono i dialoghi del tutto naturali e ricchi di una romanità popolare e non invasiva. Una popolarità al punto giusto, che s’interseca bene con le suggestioni che solo la città eterna può trasmettere. E proprio Roma, con i suoi ponti sul Tevere sono i veri protagonisti del romanzo. Ogni capitolo, infatti, porta il nome di un ponte della città. S’inizia da Ponte Suplicio per finire a Ponte Garibaldi. Undici ponti in tutto. Luoghi che diventano scene del crimine, perché proprio da questi ponti, dei barboni vestiti con tuniche bianche, pieni d’assenzio, con il petto marchiato e nello stomaco la mola salsa (rustica focaccia dell’antica Roma), si lanciano nel vuoto a morte sicura. Ad indagare c’è il luogotenente Quirino Vergassola, coadiuvato dall’amico Nemo Rossini, romano de Roma e “redattore anziano di un giornaletto da diecimila copie“, vero motore della storia insieme a Monica, toscana di ricca famiglia alla disperata ricerca del padre clochard che vive ai margini del Tevere ed in serio pericolo di vita. Monica è anche contesa da due uomini completamente diversi fra loro e verso i quali nutre una profonda attrazione. Dovrà fare una scelta difficile e sofferta, ma durante l’incedere della storia fra i misteri di un’associazione che vuole riportare Roma ai fasti imperiali e la miseria dei reietti della società ai margini del fiume, si dipana un giallo colto e garbato fino al suo inaspettato epilogo.
Il romanzo di Laura Costantini e Loredana Falcone è una buona combinazione fra diversi generi letterari dove il colore dominante del “giallo” è ben supportato dal rosa “sentimentale”, dal nero dell'”horror”, dal bianco del “romanzo storico” e dall’arcobaleno di colori che solo Roma riesce a dare con i suoi volti, le sue parlate, le sue irripetibili atmosfere mai abbassate al rango di macchiette folcloristiche per strappare due risate.
Degna di nota è la perfezione dei dettagli ambientali così come la ricerca storica che le due autrici hanno messo all’interno del romanzo, inoltre la scrittura scorre fluida come l’acqua del Tevere e così la lettura scorre fluida che è un piacere.
Quando uscirono dal tepore della pizzeria trovarono che Roma si era velata di nebbia. Una nebbia fitta, spumosa, che lucidava il selciato. I lampioni nei vicoli veleggiavano come meduse. Le automobili sulla strada erano bave di luce in movimento. Monica si strinse contro il braccio di Claudio. Il Tevere fumigava sospirando oltre i parapetti di Ponte Palatino…
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